Evelyn's point of view
Spencer era stato dimesso e io dalla nostra ultima discussione, non sapevo nemmeno se definirla tale, non ero più andata a trovarlo. Avevo paura di affrontarlo.
Non sapevo nemmeno se dovessi tornare a casa sua o meno, dopotutto il pericolo di Alison non era più presente e io sarei dovuta rimanere da lui per quello. Ero in bilico, in uno stato di incertezza che in quei messi aveva caratterizzato particolarmente la mia vita.
Decisi andare nel suo appartamento per parlare, dopotutto prima o poi avremmo dovuto affrontare la conversazione. Fingere di niente non avrebbe risolto le cose, anzi probabilmente ci avrebbe portato a dividerci per sempre.
Bussai alla porta aspettando che aprisse alla porta, nonostante avessi le chiavi mi sembrava irrispettoso entrare improvvisamente.
Una donna aprì alla porta. Era davvero una donna stupenda,dai lineamenti particolari.
Mi si spezzò il cuore a vedere un'altra ragazza aprire la porta. Soprattutto considerando il fatto che Emily mi aveva raccontato tutt'altro della vita amorosa di Spencer. Mi aveva raccontato che non aveva mai avuto una vera ragazza e che non era particolarmente abile con le donne.
Indietreggiai colta alla sprovvista diventando rossa per l'imbarazzo <<oh mi scusi ho sbagliato porta>> lei alzò le spalle rivolgendomi un sorriso amichevole <<stavi cercando Spencer?>> decisi di non rispondere allontanandomi dall'appartamento.
Avevo avuto la mia risposta, corsi verso casa mia per preparare la valigia. Me ne sarei andata a Londra. Ero stanca di stare male e l'unica soluzione era quella di andarmene. Di allontanarmi da quel luogo con tanti ricordi.
Pensavo che la presenza di Spencer mi avrebbe fatto cambiare idea, che mi avrebbe fatta sentire al sicuro e amata. Ma a quanto pare nella sua vita c'era un'altra donna, più bella e simpatica di me. Probabilmente anche con meno problemi e preoccupazioni. Lui era fantastico e si meritava di stare con una ragazza altrettanto fantastica, senza doversi preoccupare della sua salute mentale.
Preparai un messaggio per Emily che ormai reputavo mia amica. Glielo avrei mandato poco prima di salire sull'aereo, in modo che non provasse a fermarmi.
I miei genitori quando arrivai a casa erano sul divano, ultimamente li avevo trascurati molto ma lo avevo fatto per il loro bene. La squadra di analisi comportamentale mi aveva consigliato di limitare lo stretto necessario i miei rapporti con chiunque. Sarebbero potuti diventare delle potenziali vittime.
<<oh tesoro sei tornata>> mia madre corse ad abbracciarmi non appena varcai la soglia di casa, purtroppo quello che le avrei detto non le sarebbe piaciuto per niente.
<<mamma io vado a Londra>> se uno sguardo avesse potuto uccidere una persona io probabilmente in quel momento sarei stata seppellita in un cimitero <<starò a casa di Margot>> non glielo avevo ancora chiesto ma probabilmente per lei non sarebbe stato un problema, anzi. Aveva provato a contattarmi più volte in quelle settimane e per un motivo o un altro io non ero riuscita a dedicarle più di qualche minuto al telefono.
<<perché?>> mio padre si aggiunse alla conversazione avvicinandosi a noi <<non stai bene con noi?>> mi sarebbe piaciuto rispondere in modo che loro non stessero male ma purtroppo io non mi sentivo più a casa, mi sentivo soffocare in quelle 4 mura. Mi sentivo soffocare in quella città.
<<mi dispiace>> mi diressi verso quella che un tempo reputavo camera mia e buttai i vestiti in modo caotico nella valigia, avevo prenotato il primo volo disponibile e sarebbe partito a distanza di due ore.
Considerando i tempi di attesa per il check-in ero in netto ritardo così cercai di muovermi il più possibile.
Dopo circa mezz'ora ero davanti all'aeroporto con una valigia in mano e il cuore nell'altra. Per tutta la mia vita avevo vissuto a Quantico e cambiare città improvvisamente era un grosso passo da compiere. Un passo che non mi sentivo pronta a fare, ma non importava ormai avevo deciso.
Non appena entrai mi resi conto che sarebbe stato bello chiedere a qualcuno di venire con me, per lo meno per avere un abbraccio prima di partire.
Tutti erano accompagnati da almeno una perdona, c'era chi piangeva perché doveva andarsene e chi sorrideva perché era appena tornato a casa. Poi c'ero io, un'anima solitaria alla ricerca della propria pace interiore. Alla ricerca di un luogo in cui poteva nascondersi sa se stessa e dai fantasmi del suo passato.
Mi soffermai a guardare una famiglia, sembravano disperati dalla partenza. La madre teneva fra le braccia il bambino, entrambi stavano piangendo a dirotto a causa dell'imminente separazione. Quello che supposi essere il padre era in disparte, cercava di essere forte in una situazione tanto delicata e in apparenza sembrava riuscirci. Eppure se lo si guardava negli occhi si leggeva frustazione e solitudine.
Spesso gli aeroporti portano con se molti ricordi, alcuni positivi e altri negativi. Per me sarebbe stato positivo, sotto ogni punto di vista.
Mi misi in fila pronta per salire sull'aereo ma qualcosa mi proibì di partire, o meglio qualcuno.
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nightmare |criminal minds|
FanfictionCOMPLETA ⚠️fanfiction su Spencer Reid, dalla serie criminal minds prenderò solo i personaggi. Ogni altra cosa è frutto della mia immaginazione. Amore platonico è un modo usuale di definire una forma di amore priva della dimensione passionale Platone...