"Noodles" (cap.20)

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POV JEONGIN
Ero tornato a casa alle sette di sera dopo aver passato tutto il giorno a scuola, ero stanco e affamato, volevo solo mangiare e andare a coricarmi.
Aperta la porta di ingresso trovai tutti e due dei miei genitori, cosa strana essendo che sono a lavoro H24 e quando stanno a casa litigano e basta.
Ora erano seduti entrambi sul divano con la testa abbassata sul proprio cellulare e lontani l'uno dall'altro.
Non si amavano veramente, anzi penso proprio che si odiavo, soltanto che stavano insieme per soldi e sesso.
Si sono sposati e hanno fatto me soltanto perché avevano pressioni dalle famiglie da tutti e due lati, ma non c'era un briciolo d'amore, neanche di amicizia.
Quando litigano, io sto sempre male, ho ansia che possano farmi qualcosa o che possano farsi del male avvicenda.
Mi vengono quelli che considero attacchi di panico, in cui le mie mani iniziano a tremare seguite dalle gambe, le mie lacrime iniziano ad uscire dai miei occhi senza il mio permesso, mi si forma un groppo alla gola, il cuore inizia a battere anche troppo forte senza smettere e inizio a non respirare, cercando di prendere fiato senza riuscirci.
Sono cresciuto con questi litigi, quindi ormai sono abituato e riesco a riconoscerlo.
Diciamo che oggi potrebbe essere una di quelle brutte sere, ma non avevo completamente voglia.
"Ciao mamma, ciao papà" salutai, sforzando un sorriso.
I due ricambiarono con solo un cenno della testa.
Salì sopra senza avvisarli e mi andai a lavare, per buttare via lo stress di quel giorno.
Non misi il pigiama,avevo una brutta sensazione, misi solo un pantalone di tuta nero comodo anche per stare a casa, una T-shirt bianca con sopra una felpa oversize grigia rubata a Channie hyung.
Scesi sotto molto velocemente, quando sentì il rumore delle pentole, segno che mia madre stia iniziando a preparare la cena.
Ero emozionato, solo perché ero affamato e poi raramente la mamma mi cucina la cena, non lo fa ogni sera.
Mise la pentola più grande sul fuoco di media dimensione, lo accese e iniziò a far bollire l'acqua, messa prima dentro la pentola.
Mio padre si avvicinò bruscamente verso di lei, chiedendo che cosa stesse cucinando, sbuffando dubito dopo della risposta.
Lei iniziò a fare problemi e discutere su quanto fosse stanca e di tutti i suoi pensieri.
I miei così detti genitori iniziarono ad urlare uno contro l'altro, senza contare della mia presenza.
Avevo paura, iniziai a sentire tutto ovattato e a vedere sfocato per colpa delle lacrime. L'unica cosa che sentivo era il fischio del fuoco sotto della pentola che sovrastava le urla.
Presi il telefono, misi le scarpe e andai fuori senza essere contato da nessuno essendo che stavano litigando.
Iniziai a piangere cercando di riprendere fiato poco alla volta, pensando dove passare la notte, non volevo tornare in quella casa anche solo per sta notte.
Quando mia nonna era in vita scappavo da lei, che viveva poco lontano dalla nostra casa ma ora ci ha lasciati e non ho più il mio posto sicuro, non sapevo dove andare.
Pensai, forse da Felix o Jisung, probabilmente da Seungmin o...
Chan, mi venne in mente e chiami proprio lui.
"Pronto? Jeongin mi senti?" Chiese una voce dall'altra parte del telefono.
Quella bellissima voce.
"Posso venire a casa tua? Solo per sta notte." Dissi tirando su col naso.
"Oh mio Dio, si che puoi, ma stai bene? Dove sei? Ti vengo a prendere" Si iniziò a preoccupare il più grande.
"Non ti preoccupare hyung, sono vicino casa tua, due minuti e arrivo" dissi prima di salutare e riattaccare.
Camminai molto più velocemente per raggiungere prima la casa di Chan.
Arrivato lì suonai e Chan stesso aprì la porta, abbracciandomi e prendendomi in braccio.
Sorrisi e mi spaventai ma lo seguì allacciai le gambe alla sua vita e lui mi portò verso la cucina.
"Hai mangiato?" Chiese nell'incavo del mio collo dopo avermi seduto sull'isola di marmo, senza smettere di abbracciarmi.
Negai con la faccia tra i suoi capelli, sentendo il buonissimo profumo.
I suoi capelli sono ancora più belli di sera perché sono naturali, ricci e castani proprio come piace a me.
Si staccò e girò qualcosa nella pentola, anche lui...
anche lui stava cucinando noodles.
Per poco non mi misi a piangere, decisi solo di alzarmi da dove ero seduto e mettere l'essenziale per mangiare al posto del peso del mio corpo.
Pronto il cibo, ci sedemmo e iniziammo a mangiare senza dire una parola, solo guardandoci negli occhi, ma questo era il nostro modo di parlare.
Finimmo velocemente, lasciammo tutto dov'era, mi riprese in braccio, sta volta per portarmi in bagno, dove ci lavammo i denti e subito dopo in camera da letto.
Eravamo sotto le coperte uno abbracciato all'altro, mentre aveva le sue mani fisse sui miei fianchi e io le braccia legate al suo collo,mentre le mani accarezzavano i capelli seguendo la dei riccioli.
"Vuoi spiegarmi tutto?" Sussurrò serio e preoccupato.
L'ho fatto, gli ho raccontato di tutto , della mia famiglia, della situazione dei miei genitori,dei miei attacchi di panico, della paura che ho per le urla, di mia nonna e di come ora lui fosse il mio posto sicuro.
Non mi fece nessun tipo di discorso, mi guardò con occhi tristi e lucidi, mi sorrise e mi sussurrò una frase:"Sei forte, continua ad esserlo".
Piansi, più di quanto lo stessi già facendo.
Voglio così bene a Chan, lui riesce a farmi stare bene, anche in situazioni strane e poco divertenti, con un solo sorriso, un abbraccio, un dolce bacio sulla guancia, una piccola frase, un messaggio o un pomeriggio passato insieme può cambiarmi la giornata, può farmi stare meglio.
Chan è il ragazzo perfetto sia dentro che fuori.
Il ragazzo che ora sta dormendo beatamente, abbracciato ancora a me.
Cercai di addormentarmi pensando che forse... Mi sono innamorato di Christopher...

SPAZIO AUTRICE
Triste il capitolo ma non la fine, Jeongin ti amo ma avevo bisogno di fare un capitolo triste e voi siete la coppia migliore.

Enemies? || MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora