Capitolo Uno - Peppino Impastato

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Voglio essere un bravo ragazzo
Voglio essere un Gangster

I wanna be your slave - Måneskin

Cinisi, 9 maggio 2010

Il sole proiettava i suoi raggi sulla distesa d'acqua, facendola brillare. Era limpida e piatta, dava la sensazione di poterci camminare sopra.

Il mare era da sempre l'unica cosa che sapeva placarmi, che riusciva a svuotarmi la mente.

Una mano mi strinse con forza la spalla, distraendomi da quella pace.

«Adriano, il corteo sta per partire.» Percepii l'incertezza nella voce di Tommaso. «Che facciamo?»

Sapevo quanto ci teneva a quella giornata e quanto era stato contento della mia decisione di unirmi anche io, per la prima volta.

Lui era nato in una famiglia per bene, circondato dall'amore e cresciuto con valori di cui essere orgogliosi. Mi chiedevo continuamente perché avesse deciso di essere comunque mio amico nonostante sapesse tutto di me.

Continuai a tenere lo sguardo davanti, ancora per qualche istante.

Per giorni mi ero sentito esaltato all'idea di essere lì, di poter partecipare a quella manifestazione. Adesso, però, quel familiare disagio alla bocca dello stomaco era tornato a tormentarmi.

Le mie spalle si irrigidirono: non avrei permesso a mio padre di rovinare anche quella giornata.

Passai le dita tra i capelli corvini, scompigliati dalla leggera brezza.

«Andiamo.» Usai, al solito, un tono impassibile e ci incamminammo per il lungomare.

Presto alle mie orecchie arrivò il vociare dei manifestanti e iniziai a scorgere le bandiere rosse che sventolavano.

Il caldo del primo pomeriggio stava diventando sempre più intenso, la maglietta nera mi si incollò all'addome e alla schiena.

Ci insinuammo tra la gente, fermandoci a pochi metri dal carro che, proprio in quel momento, si mise in moto.

Sopra c'erano diverse persone, indossavano delle t-shirt rosse e bianche con il simbolo della fondazione Impastato. Due casse erano posizionate all'estremità e il volume della musica era forte.

Il corteo partì e i miei piedi iniziarono a camminare come se avessero vita propria.

Intorno a me si respirava quasi un'aria di festa. Uomini, donne e bambini celebravano le azioni di un giovane forte e coraggioso, che aveva dato la vita per i suoi ideali e per combattere un sistema corrotto e marcio, un sistema nel quale egli stesso era nato.

Mi sorpresi quando un brivido di commozione attraversò ogni parte del corpo mentre la folla si sollevava in un coro unanime:

Peppino è vivo e lotta insieme a noi!

Le nostre idee non moriranno mai!

Non mi unii a loro. Non credevo di avere il diritto di pronunciare il suo nome. I miei occhi cominciarono a scandagliare ogni persona intorno a me. Il turbamento nel pensare che qualcuno mi stesse ispezionando, che mi riconoscesse e mi associasse alla mia famiglia, non voleva saperne di abbandonarmi.

Pensavo che andare lì mi avrebbe fatto sentire parte di qualcosa? Che bastasse quella azione per cancellare chi ero? Di cosa facevo parte?

Serrai la mascella, maledicendomi per aver osato così tanto, per aver infangato quell'evento con la mia presenza. Con il peso del mio nome.

Due ragazze e un ragazzo mi passarono accanto quasi correndo, e mi ridestarono da quegli oscuri pensieri. Si arrestarono a poca distanza da noi. Mi soffermai a guardarli, sembrava che avessero pochi anni meno di me. Ridevano e parlavano tra loro con una confidenza riscontrabile solo tra amici di una vita. Erano affiatati. Ma ciò che mi colpì fu la luce nei loro occhi. Si vedeva che erano a proprio agio, che si trovavano e si sentivano nel posto giusto. Una fitta di invidia mi attraversò al pensiero che non avrei mai potuto provare quelle sensazioni.

Una delle due ragazze, quella dai capelli castani, si girò verso di me, forse sentendosi osservata.

I nostri occhi si incontrarono per pochi secondi, ma bastarono per permettere al luccichio nelle sue iridi marroni di farmi istintivamente sollevare le labbra verso l'alto, in un sorriso che difficilmente mi concedevo.

Spazio autrice ✨

Buongiorno readers del mio cuore 💙

Eccoci al primo capitolo di questo secondo volume e siamo subito dentro la testa di Adriano, e io amo stare nella sua testa 🥺

Oggi è il 9 maggio e amo tantissimo il fatto che sto iniziando questa storia proprio il giorno della commemorazione della morte di Peppino Impastato. Questo capitolo è ambientato proprio a Cinisi durante il corteo commemorativo che si fa ogni anno. Se per Lara e i ragazzi della SYS Peppino Impastato è un esempio da seguire, per Adriano è la dimostrazione che anche se si nasce in una famiglia mafiosa, si può cambiare. Anche se per lui non è semplice.

Già da questo primo capitolo vediamo il suo disagio e la sua lotta interiore 💔

Fatemi sapere con un commento cosa ne pensate di questo primo capitolo e se vi è piaciuto lasciate una stellina ✨

Ci vediamo giovedì con SYS 2 💙

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SYS 2 - La società degli splendenti. il ritorno Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora