Capitolo Trentasei - Minaccia

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Ho tenuto tutto dentro
E anche se ci ho provato,
è andato tutto in mille pezzi
Quello che ha significato per me
Alla fine sarà un ricordo
Di un tempo in cui ho provato così tanto

In the End - Linkin Park

Mentre salivo sulla moto, miracolosamente recuperata dal vicolo nel quale l'avevo abbandonata qualche sera prima, per dirigermi all'appuntamento con Davide, non facevo altro che pensare a cosa avrei potuto dire a Emily, in che modo potevo introdurre il discorso.

Perché "Ciao, sorellina, ho baciato il ragazzo che ti ha sparato" non poteva essere un'opzione valida.

Sentivo già le mani sudare al pensiero dell'espressione delusa che mi avrebbe riservato. Deludere lei, farlo ancora una volta, era un peso che non riuscivo a sopportare.

Ma dovevo farlo, avevo aspettato anche troppo. Meritava di sapere cosa mi avesse rivelato Adriano. Meritava di sapere che avevo deciso di dargli il beneficio del dubbio. Seppur con tante, troppe, incertezze. Ero talmente stupida da non riuscire a stare lontana dall'uomo che l'aveva quasi uccisa. Emily meritava di saperlo.

Quel giorno sarei andata a casa sua e le avrei raccontato tutto. Non importava quanto mi pesasse, dopo quello che le avevo fatto passare le dovevo almeno la verità.

Percorsi la strada più lunga, visto che per una buona volta ero in anticipo e il sole aveva finalmente deciso di fare la sua apparizione, dopo giornate intere di pioggia incessante. Mi godetti i raggi che colpivano la moto, il vento fresco che accompagnava la mia corsa, i palazzi che si susseguivano in un misto di antico e nuovo.

Mi venne voglia di andare nel mio posto preferito, salire in cima al monte e osservare Palermo da lassù per godermi un attimo di pace. Non lo facevo da troppo tempo.

Mi ripromisi di andarci l'indomani mattina, o quella sera dopo il colpo che avevamo organizzato.

Arrivai davanti al bar dove mi ero data appuntamento con Davide e spensi il motore. Il locale era piccolo e accogliente. Si trovava di fronte al Teatro Massimo, che si mostrava in tutta la sua magnificenza: dietro l'inferriata, i gradini salivano fino ad arrivare alle alte colonne corinzie. Era uno dei più grandi teatri d'Europa, e noi palermitani avevamo il privilegio di poter godere di quella bellezza.

Tolsi il casco e notai che Davide era già lì fuori che fumava una sigaretta.

Si avvicinò a me. «Sei consapevole che dovevamo vederci tra venti minuti?»

«E quindi?» Inarcai un sopracciglio.

«Sono quasi commosso, credo che sia la prima volta che arrivi in anticipo.» Ispirò il fumo e lo buttò fuori con un sorriso.

Alzai gli occhi al cielo. «Molto simpatico.»

«È confermato per stasera?» Abbassò la voce.

Non riuscii a trattenere un sorriso fiero. «Sì, forse riusciamo a fare più delle altre sere, basta che ci muoviamo più rapidi e che...» Il mio telefono iniziò a squillare, interrompendomi.

Lo tirai fuori dalla tasca, il nome di Luna riempiva il display. Era strano che mi chiamasse così presto.

«Un secondo solo» dissi a Davide un attimo prima di rispondere. «Ehi, Lu, sono con Davide, possiamo sentirci do...»

Non mi lasciò terminare: «Lara, devi venire subito alla base...» C'era urgenza nella sua voce, mista a qualcos'altro, qualcosa che non riuscii ad afferrare subito, ma che mi fece scorrere un brivido lungo la schiena.

«Cosa è successo? State tutti bene?» chiesi, sentendo il panico serrarmi la gola. «Si tratta di Francesco? Ci ha trovati?»

Vidi che Davide si era messo sull'attenti.

Stavo per continuare con la raffica di domande, ma di nuovo Luna mi interruppe: «No, non stiamo tutti bene, si tratta di...» tentennò e io sentii la testa girare.

Pensai subito a mia sorella, a ognuno dei componenti della SYS. Poi due occhi neri si intrufolarono nella mia testa. Ma quando Luna mi rivelò finalmente per chi fosse così preoccupata, mi sentii sprofondare in un abisso di terrore.

«Alessandra. È stata rapita. Vogliono uno scambio.»

La mia espressione dovette cambiare molto, probabilmente ero diventata bianca come un lenzuolo e subito dopo rossa. Il sangue mi ribolliva nelle vene.

«Sto arrivando!» Non le domandai altro, non volevo sentire altro per telefono, volevo solo essere lì il prima possibile.

«Cosa è successo?» mi chiese subito Davide, nel viso una maschera di preoccupazione.

«Devo andare, non posso parlare adesso.» Indossai di nuovo il casco. «Tieniti pronto, potremmo avere bisogno di voi prima di stasera.»

Accelerai come se avessi il diavolo che mi inseguiva.

Avevo pensato di aver toccato il fondo nella mia vita. Di aver conosciuto la paura, l'ansia, la disperazione, il dolore più profondo, ma mi ero sbagliata di grosso.

Mi ritrovai in un turbine di emozioni così forte che rischiava di farmi impazzire.

Gli occhi nocciola di mia nipote, i suoi capelli morbidi, il suo sorriso dolce e vispo... Riuscivo a pensare solo a quello.

A quello e a tutti i modi in cui avrei torturato lentamente chiunque avesse solo pensato di toccarla con un dito.

Spazio autrice ✨

Buongiorno readers del mio cuore ❤️

Ansia in questo capitolo 🥺

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Ci vediamo giovedì con SYS 2 😎

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SYS 2 - La società degli splendenti. il ritorno Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora