Capitolo Ventisette - Fratello?

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E posso ancora sentire la sua risata
E posso ancora sentire la sua canzone
L'uomo è troppo grande
L'uomo è troppo forte
Bene, il sole è sorto nel cortile
E lo abbiamo sentito tutti dire
"Sei sempre stato un Giuda,
Ma ti ho preso comunque"

The Man's Too Strong - Dire Straits


5 giugno 2012

L'auto ruggiva sotto di me, le dita premevano il volante mentre percorrevo l'autostrada. Il cielo della sera era scuro e puntellato di stelle, la luna sorgeva alta e piena, era la luce in mezzo l'oscurità. E io stavo provando in tutti i modi a far entrare quella luce nella mia, di oscurità.

Volevo mettere a tacere il formicolio che mi solleticava i polpastrelli, ma sentivo proprio il bisogno fisico di arrivare presto al capannone, di eliminare ogni prova che potesse mettere Lara in pericolo.

Cosa cazzo stavo aspettando? Continuavo a ripetermi, maledicendomi per non aver ancora fatto sparire tutto.

Avevo permesso a mio padre di plasmare il mio cervello, i miei pensieri. Gli avevo permesso di entrare nella mia testa, di spingermi a non fidarmi del tutto di una delle poche persone al mondo che mi aveva visto per com'ero veramente.

O forse io e Lara ci stavamo illudendo che fossi più di un'arma nelle mani di Giuseppe Mersiglia.

Scossi la testa e pigiai il piede sull'acceleratore.

Qualsiasi fosse la verità l'avrei scoperta solo vivendo la nostra storia, e non potevo farlo se avevo delle prove in mano che mettevano in pericolo lei e i suoi amici.

Soprattutto perché mio padre e mio fratello negli ultimi giorni mi avevano chiesto in modo sempre più pressante cosa avessi scoperto su quella ragazza, colei che aveva fatto arrestare il grande Giuseppe Mersiglia. Avevo mentito a entrambi, dicendo che Lara era solo una civile qualunque che si era ritrovata nel luogo sbagliato al momento sbagliato e aveva voluto fare l'eroina.

Ma adesso dovevo far sparire tutto, non potevo tenere per un altro istante le prove che dimostravano il contrario: Lara non era affatto una qualunque.

Svoltai leggermente a destra, uscii dall'autostrada per entrare nella strada di campagna nei pressi di Bagheria, che mi avrebbe portato dritto al mio luogo oscuro. Erano mesi ormai che utilizzavo gli spazi di mio padre per destreggiarmi dentro la melma, per torturare, incutere terrore. Nessuno era autorizzato ad avvicinarsi al capannone senza il mio permesso, era sempre stato così. Nonostante ciò, non potevo avere la certezza che Lara fosse al sicuro finché non avessi distrutto ogni traccia di ciò che avevo raccolto spiandola.

Sarà al sicuro solo quando uscirò dalla sua vita.

Frenai in modo brusco e il mio corpo si mosse leggermente in avanti.

Ero arrivato.

Avrei messo fine a ogni cosa. Poi le avrei parlato, le avrei spiegato tutto. Lo dovevo a lei e lo dovevo a me stesso. Avrebbe deciso se perdonarmi, ma l'importante era metterla in guardia da mio padre.

Anche se il pensiero di perderla mi lacerava il petto, non potevo continuare a mentirle, lei meritava la verità.

Scesi dalla macchina. L'aria era ferma, in quello spazio immerso nel verde non si muoveva neanche una foglia. Il capanno sembrava fuori posto lì, ma allo stesso tempo dava una sensazione di mistero e di macabro che attraeva. Proprio per questo lo avevo scelto.

Era come se volessi lasciare dietro quelle porte tutto il marcio che c'era in me. Ma ormai il marcio era uscito, si era sparso un po' in tutta la città. Troppi luoghi di Palermo mi ricordavano le cose indicibili che avevo fatto per conto di mio padre.

SYS 2 - La società degli splendenti. il ritorno Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora