Capitolo Quarantuno - Casa

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Qui vicino al mare e alla sabbia
Niente va mai come previsto
Non potevo accettare di tornare a casa
Era solo una seccatura da solo

Sea and Sand - The Who


Palermo, 18 marzo 2017

Casa.

Una parola che mi aveva sempre suscitato emozioni contrastanti.

Quando pensavo a "casa" mi venivano in mente gli schiaffi di mio padre, i pugni, le torture che mi aveva inflitto e quelle che mi aveva costretto a compiere. Ma pensavo anche agli occhi dolci di mia madre, alle chiacchierate con mia sorella.

Al mare.

Per me il mare era casa.

E stare comodamente seduto sulla poltrona di quello yacht bianco, a osservare la distesa d'acqua di fronte a me, era tornare a casa.

La città mi dava così il suo benvenuto. Nonostante fossi un mostro che l'aveva infangata con le sue azioni, lei mi salutava con quel mare cristallino che riluceva colpito dai raggi del sole. Era calmo, una tavola azzurra che si univa al cielo primaverile.

Anche Lara era stata una casa per me.

Una casa irriverente e rumorosa, una di quelle dove si litiga, ma dopo cinque minuti si è dimenticato il motivo; una di quelle dove le risa riecheggiano per i corridoi.

Lo era stata fino a quando non avevo deciso di demolirla dalle fondamenta.

Strinsi la mano sul bicchiere e buttai giù il liquido ambrato che conteneva. Sentii la gola bruciare.

Inclinai la testa sulla spalliera e chiusi gli occhi coperti dagli occhiali scuri. Il sole non era troppo forte, ma potevo comunque sentire i suoi raggi che mi scaldavano la pelle. L'aria fresca, delicata, rendeva la temperatura mite.

Sapevo di non meritarmi quella libertà, però avevo deciso comunque di prendermela.

L'incontro con Francesco e la visita in prigione a mio padre erano stati troppo per me. Avrei preferito rimanere in cella, piuttosto che vedere le due persone che odiavo di più al mondo.

Ero già costretto a condividere lo stesso sangue, avrei preferito evitare di condividere la stessa aria.

Ma dovevo farlo, ancora per un po' dovevo stringere i denti. Se il mio piano fosse riuscito, avrei ripagato con la stessa moneta anni e anni di sofferenze.

Dovevo continuare a indossare ancora per un po' la maschera del boss, dell'uomo malvagio che non si faceva scrupoli. Pretendere lo yacht di mio padre, voler sfoggiare quella ricchezza immeritata, mi aveva aiutato in quella recita.

Avevo chiarito che non mi sarei nascosto dentro un bunker come aveva fatto lui: io ero stato rilasciato dallo Stato - su questo avevo molto da ridire - e mi sarei goduto il mare della mia città.

Fino a quel momento ero stato abbastanza convincente da ricevere gli elogi di mio padre. E il pensiero di raggirare Giuseppe Mersiglia mi riempiva il petto di un calore che somigliava vagamente all'orgoglio.

Lo avrei seppellito, non mi sarei fermato fino a quando mio padre non sarebbe morto, lo avrei fatto pentire di aver messo in pericolo l'unica ragazza che avessi mai amato.

Il rumore di un motore arrivò alle mie orecchie. Riaprii gli occhi e osservai un motoscafo che si avvicinava alla mia imbarcazione.

Quando fiancheggiò lo yacht, riconobbi Salvo e Francesco.

SYS 2 - La società degli splendenti. il ritorno Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora