Capitolo Diciannove - Tesori Nascosti

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Chi lo sa?
Il modo in cui si sente dentro
(dentro)
Quei pensieri che non posso negare
(non posso negare)
Questi pensieri addormentati non mentiranno
(non mentiranno)
E tutto quello che provo a nascondere
Mi sta mangiando a pezzi
Porta indietro la mia vita
 
Dirty Little Secret - The All-America Rejects


28 marzo 2012

Presi il piccolo mazzo di fiori bianchi dal sedile del passeggiero e uscii dall’auto. Attraversai la larga strada, senza neanche guardare. Le macchine suonarono assordandomi, ma le ignorai del tutto.

Avevo la mente impegnata e con estrema fatica mi ero levato quel sorrisetto ebete dalla faccia.

Non riuscivo a togliermi dalla testa ciò che era successo il giorno prima. Quella ragazzina mi aveva provocato fino al limite e poi mi aveva respinto, proprio quando le nostre labbra erano state a un soffio di distanza. Mi aveva lasciato con quell’inspiegabile desiderio di assaggiare la sua bocca, che era di un rosa acceso.

Nessuna mi aveva mai respinto e la cosa assurda era che non credevo che mi sarebbe mai importato. Le ragazze venivano da me senza che le cercassi, non mi ero mai dovuto impegnare per conquistarle. Soprattutto non avevo mai voluto istaurare un legame e non l’avevo mai neanche pensato.

Era stato solo il nostro secondo incontro, ma Lara Silicia irradiava una tale luce da riuscire ad accecarmi, scombussolandomi totalmente.

Devo essere completamente impazzito.

Ero consapevole del perché l’avessi avvicinata: proprio il giorno prima avevo piazzato sulla sua moto una microspia, per sapere dove andasse, cosa facesse, se fosse implicata in qualcosa.

Sapevo che dovevo scoprire semplicemente se lei appartenesse o meno a quella strana società segreta, ciononostante non potevo fare a meno di fomentare quel gioco di provocazioni che avevamo iniziato.

Mi piaceva il modo in cui rispondeva a tono ogni volta che tentavo di metterla in difficoltà. Sembrava avere sempre la risposta pronta e questo mi spiazzava, perché di solito ero io quello che non lasciava la possibilità di ribattere. Almeno quei pensieri mi stavano distraendo dalla tortura che avevo dovuto compiere quella notte.

Ero tornato a casa all’alba, sporco di sangue. Mi ero ripulito ed ero corso con l’auto in cima a Monte Pellegrino, per schiarirmi le idee, per buttare tutto giù dal monte. Non era servito a molto, ma almeno quel luogo mi aveva ricordato Lara. Dopo un paio d’ore ero sceso e mi ero fermato a prendere i fiori.

Mi fermai di fronte al grande palazzo in stile art nouveau, a pochi metri da dove abitavo io. Presi la chiave dalla tasca dei jeans, aprii il portone, mi guardai intorno circospetto e infine mi decisi a entrare.

Mentre l’ascensore saliva al terzo piano, pensai che era più di una settimana che non andavo in quel luogo. Già sentivo nelle mie orecchie i rimproveri e i sensi di colpa che salivano alla bocca dello stomaco. Ma più eseguivo gli ordini di mio padre, più era complicato fare quelle visite, anche se era la cosa che preferivo fare di più.

Suonai il campanello, nonostante avessi le chiavi, per non invadere la privacy delle padrone di casa.

Quando l’uscio si aprì, mi accolsero due dolci iridi nocciola.

«Ciao, mamma.» Avanzai e mi lasciai circondare dalle sue braccia morbide, il suo profumo dolce mi pervase le narici.

«Finalmente ti sei fatto vedere!» Come previsto nella sua voce c’era un pizzico di rimprovero.

SYS 2 - La società degli splendenti. il ritorno Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora