Capitolo Ventisei - Punti Di Vista

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Ed anche quando starò male
sarò troppo stanco
Come fuoco avanzerò
per prender tutto quanto
Ciò che spetta per esser pronto
Ad affrontare il branco
Non voglio tornare indietro,
adesso parto

Morirò da Re - Måneskin

Non potevo credere di essere seduta a quel tavolo per discutere veramente di quella questione.

Non poteva essere vero, doveva essere uno scherzo. I miei amici, i miei compagni, si stavano prendendo gioco di me. Non c’era nessun’altra spiegazione.

Avevo incrociato le braccia al petto e non avevo detto una singola parola. Li avevo semplicemente ascoltati, sbalordita: pian piano l’idea di Davide, quella di inserire nuove reclute all’interno della SYS, stava prendendo piede in ognuno di loro.

Ormai solo Maria sembrava ragionare lucidamente, gli altri erano forse usciti fuori di senno. Anche Luna e Stephan mi avevano abbandonato. Le sorelle maggiori non erano ancora arrivate in quella riunione che aveva del surreale.

Dovevamo essere in giro per la città, fare qualcosa di concreto, e invece perdevamo tempo a parlare di cose futili.

«Pensa come sarebbe allenarli, condividere con qualcuno la bellezza di ciò che facciamo» stava dicendo per l’ennesima volta Alex.

«Pensa che bello quando la polizia li beccherà» ribatté Maria ferma nella sua opinione. «O quando si faranno uccidere perché non hanno idea contro chi si stanno mettendo.»

«Nemmeno noi lo sapevamo quando abbiamo iniziato.» Christian passò lo sguardo da me alla porta della cantina, poi tornò a osservare sua sorella.

Era inevitabile che Adriano fosse nella conversazione senza essere neanche nominato. La sua presenza era una costante, ogni volta che si doveva discutere di qualcosa.

Questo non faceva altro che portare i miei pensieri a qualche sera prima, quando mi ero lasciata stringere dalle sue mani forti, quando lo avevo quasi baciato.

Quella scena mi stava perseguitando, non riuscivo a concentrarmi su altro.

Non che avessi la possibilità di farlo: ero ancora in convalescenza, nonostante mi sentissi già in forma e pronta per rimettermi in gioco. Invece mi imponevano di rimanere alla base ogni volta che c’era un’operazione da fare e non potevo neanche rientrare a lavorare al giornale, perché avevo detto di avere una brutta influenza e tornando in ufficio prima avrei dovuto spiegare la ferita al braccio.

Così passavo il mio tempo a pensare alle mani di Adriano su di me, ai brividi che quelle mani sapevano farmi provare.

Dannazione!

Mi alzai e andai verso il frigorifero, presi una bottiglietta e bevvi un sorso d’acqua. Avevo bisogno di allenarmi, di salire sulla mia moto. Di un modo per cancellare quelle sensazioni, la voglia irrefrenabile di scendere in quella maledetta cantina e lasciarmi andare totalmente a lui.

«Lara?» Raffaele richiamò la mia attenzione.

Lui e il suo gemello mi guardavano da dietro le loro scrivanie, in attesa.

«Che c’è?» Il mio tono era svogliato, ero anche un po’ irritata. Quel confinamento stava diventando intollerabile.

«No, niente.» L’ironia si poteva percepire in ogni lettera pronunciata da Daniele. «Stiamo solo cercando di decidere una cosa importante e tu non hai spiccicato una singola parola. Oltre al braccio Mersiglia ti ha ferito anche la lingua?»

Feci una smorfia. «Divertente.» Tornai a sedermi. «Ciò che dovevo dire l’ho già detto, odio ripetermi.»

«Oh, dolce Lara, fai questo sforzo per noi» proseguì Raffaele.

SYS 2 - La società degli splendenti. il ritorno Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora