Capitolo Trentaquattro - Andare A Segno

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Oscura la città,
la notte è un filo
Vapore nella metropolitana,
la terra è in fiamme

Hungry Like The Wolf - Duran Duran


«Grazie, grazie infinite, io non so come ripagarvi.» La proprietaria del piccolo negozio di bigiotteria teneva le mani giunte al petto, come in preghiera. I suoi occhi erano illuminati dalla gratitudine.

«Non deve ringraziarci» le disse Luna dolcemente rimontando in moto. «Continui con il suo lavoro e speriamo che non debba più avere a che fare con certa gente.»

Dicevamo questo a tutti, ma sapevamo che prima o poi sarebbero tornati a riscuotere. E noi ci saremmo fatti trovare pronti ancora una volta.

«Andiamo al prossimo, veloci» parlai nel microfono, mentre mi accingevo a entrare in un vicolo così stretto che ci entrava a malapena la moto.

«Scegli sempre posti magnifici dove passare» mi rimbeccò Stephan. «Comodi, soprattutto.»

Mi voltai un istante e notai che guardava a destra e a sinistra per evitare che la moto si scheggiasse in qualche modo.

Sorrisi. «Vai più veloce invece di lamentarti, siamo in ritardo sulla tabella di marcia.»

«Continuo a sostenere che tre colpi in una sola sera mi sembrano un po' troppo» si lamentò lui.

«Non fare lo scansafatiche, Step!» lo rimproverò Luna.

Eravamo noi tre, come ai vecchi tempi, con noi c'erano anche Marco e Silvia. Avevamo due canali diversi per le comunicazioni: se ci fossero state questioni da non condividere con i ragazzi nuovi, avremmo potuto parlare tra di noi. Anche gli altri erano divisi in gruppi e ognuno di loro aveva almeno due obiettivi quella sera

Avevamo dovuto intensificare il lavoro, da quando due settimane prima Adriano ci aveva elencato tutti i negozi dai quali riscuotevano il pizzo. La lista conteneva giorni e orari in cui gli scagnozzi di Mersiglia andavano a ritirare il denaro. Ero rimasta sconcertata quando avevo guardato la lista che ci aveva stilato.

Erano tantissimi, e noi volevamo agire il più in fretta possibile.

All'inizio eravamo stati cauti, molto cauti. Nessuno dei miei compagni si fidava di Adriano, la paura che potesse indicarci qualche pista sbagliata, qualche covo segreto per farci finire dritto nelle mani di suo fratello, era palpabile.

Ma pian piano avevamo visto con i nostri occhi che le sue indicazioni erano giuste.

Persino Christian non sospettava quasi più che le informazioni date da Adriano fossero studiate per depistarci.

Quasi.

«Dove siete?» La voce di Emily nelle orecchie mi riportò in me.

«Noi stiamo andando a Piazza Sant'Anna per l'ultimo colpo, tu dovresti essere già a casa.» Non ce la faceva proprio a stare lontana dal pericolo.

Come se non la capissi.

«Credevo di essere io la sorella maggiore rompipalle, quando ci siamo scambiate i ruoli?» La sentii ridere.

«Mi hai appena dato della rompipalle?» Mi finsi offesa, ma come potevo darle torto?

«Sì!» Le voci dei miei compagni mi rimbombarono all'unisono nelle orecchie.

«Che ingrati!» Accelerai, arrivando finalmente nella piazza.

Mi fermai qualche metro prima del centro. Il pavimento era fatto di sanpietrini, ammirai la chiesa che si alzava verso il cielo della sera, con le sue curve e rientranze rocciose in perfetto stile barocco.

SYS 2 - La società degli splendenti. il ritorno Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora