Capitolo Trenta - Allenamenti

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Alzarsi, tornare in strada
Ho fatto il mio tempo,
ho preso le mie possibilità
Sono andato lontano,
Ora sono di nuovo in piedi

Eye of the Tiger - Survivor

Sentivo chiacchiericcio e risate provenire dal capanno davanti a me. Osservarlo era come una stilettata al cuore.

Era troppo simile a quello dove mi avevano portato Luna e Stephan tanti anni prima, quello dove avevo scoperto tutto, quello di Adriano.

D'altronde avevo chiesto io stessa un posto isolato, lontano dal centro città e che non desse troppo nell'occhio. E il luogo di fronte a me era perfetto: un vecchio capanno, abbastanza grande e all'apparenza abbandonato, nascosto tra un groviglio di erbacce in mezzo al nulla.

Christian e Alex lo avevano trovato qualche giorno prima e i gemelli si erano assicurati che non ci fosse alcun proprietario ancora in vita.

Il vento fresco della sera mi fece rabbrividire. Guardai il cielo. Non c'era neanche l'ombra di una stella ed era gravido di pioggia, che, ne ero sicura, sarebbe arrivata presto.

Sbuffai, irritata, odiavo quel tempaccio. Mi decisi a mettere un piede davanti l'altro e a varcare la soglia. Ero già terribilmente in ritardo. Tanto per cambiare, insomma. Ma avevo lavorato al giornale oltre l'orario, avevo scritto l'articolo che dovevano pubblicare a breve fino a quando mi erano venuti i crampi alle dita. Volevo che fosse perfetto, speravo che andasse tutto bene per la pubblicazione.

Mi avvicinai al centro della grande stanza, dove c'erano tutti i ragazzi.

«Non lo farò» stava dicendo Davide. Era al centro del ring che avevamo montato il pomeriggio prima.

Avevamo trasformato quel grande spazio in una vera palestra. Il ring era al centro, i sacchi allineati da una parte, mentre i pesi e gli altri attrezzi dall'altra. Sulla parete in fondo c'erano postazioni per imparare a sparare, con tanto di cerchi su cui mirare, cuffie per il suono e occhiali protettivi.

Ma ero stata molto chiara: sarebbe passato diverso tempo prima che i nuovi arrivati mettessero mano alle armi da fuoco.

«Oh, per piacere, cos'è? Hai paura che una ragazza ti faccia finire con il culo per terra?» Maria aveva le braccia incrociate ed era a pochi passi da Davide.

Gli altri erano tutti sotto il ring, assistevano allo scambio come se stessero guardando una partita di tennis.

Dovetti mordermi l'interno della guancia per evitare di ridere. «Vedo che abbiamo iniziato benissimo.»

«Vedo che arrivi in ritardo anche qui» esordì Davide girandosi verso di me.

Gli feci una smorfia, poi salutai Marco, Silvia e Denise, che stavano insieme ai miei compagni come fossero già membri del gruppo. Anche se Denise, con la sua aria un po' altezzosa, era distante dagli altri. Nonostante questo, formavano un bel quadretto.

Era come se avessi unito la mia vita passata a quella nuova. Il petto si riempì di uno strano calore.

Mancavano solo Emily e Nicole. Avevano preferito non assistere agli allenamenti, altrimenti non avrebbero avuto tempo per il lavoro e, nel caso di mia sorella, per la famiglia.

C'erano addirittura i gemelli, lontani dalle loro scrivanie. Non mancai di notare le occhiate che Raffaele lanciava a Denise e Silvia, invitando Christian con un colpo di gomito a fare lo stesso. E lui lo stava facendo. I suoi occhi puntavano spesso sulla prima, almeno finché non mi avvicinai a loro. A quel punto evitò accuratamente di voltarsi in quella direzione.

Forse dovrei andarmene, così libero tutti dall'impiccio. Quel pensiero arrivò senza che riuscissi a fermarlo. Mi sorpresi di non provare fastidio, come era successo anni prima quando lui guardava un'altra ragazza. No, il mio pensiero era arrivato puro e semplice, perché lui meritava di essere felice e io sapevo di non potergli dare quella felicità, anche se lo avevo voluto con tutta me stessa.

SYS 2 - La società degli splendenti. il ritorno Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora