Capitolo Trentatré - Brividi

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E ti vorrei amare, ma sbaglio sempre
E mi vengono i brividi, brividi, brividi
Dimmi che non ho ragione
E vivo dentro una prigione
E provo a restarti vicino
Ma scusa se poi mando tutto a puttane

Brividi - Mahmood e Blanco

12 giugno 2012

Sapevo che non avrei dovuto vederla. Era l'ultima cosa che avrei dovuto fare in quel momento.

Dovevo uscire fuori dalla sua vita con un taglio netto.

Dovevo uccidere sua sorella. Non potevo vederla ancora.

Lara meritava molto di più di un pezzo di merda come me nella sua vita.

Ma proprio perché ero un egoista, la stavo aspettando fuori dal mio portone. Avevo insistito per andare a prenderla, ma lei non aveva sentito ragioni: voleva fare un giro in moto.

Era così tanto testarda da lasciarmi senza parole. Faceva quello che le diceva la testa, giusto o sbagliato che fosse, riusciva a seguire il suo istinto e il suo cuore. Non avevo mai incontrato nessuno così.

Con me il suo istinto ha sbagliato. Quel pensiero lo tenevo lì, sempre presente, non dovevo dimenticarlo. Mai.

Reclinai il capo all'indietro e l'appoggiai contro il muro alle mie spalle. Chiusi gli occhi coperti dagli occhiali e lasciai che il sole mi baciasse il viso. Avrei voluto che mi incenerisse lì, in quel preciso punto. Sparendo nel nulla avrei fatto un favore all'umanità.

Il rombo di un motore mi distrasse da quelle riflessioni, guardai dritto davanti a me e la trovai lì, sulla sua moto che scintillava colpita dalla luce.

Liberò i capelli dal casco, che le ricaddero sulle spalle scoperte.

Non indossava il suo solito giubbotto di pelle, probabilmente il caldo della giornata l'aveva portata a scegliere quella canottiera che mostrava le braccia e anche un po' la scollatura. Forse aveva deciso di farmi impazzire.

Mi presi tutto il mio tempo per osservarle ogni centimetro del corpo, non facendo caso alla gente che passeggiava sul marciapiede e alle macchine che camminavano a passo lento in mezzo al traffico.

Quando incrociai le sue iridi nocciola, ogni suono sembrò svanire nel nulla. Era come se Lara riuscisse a eclissare tutto il resto. Esisteva solo lei. Solo quella straordinaria creatura che aveva sconvolto la mia vita.

E io stavo per rovinare tutto.

«Hai intenzione di stare lì a fissarmi ancora per molto?» esordì con un sopracciglio alzato.

Mi scostai lentamente dal muro e attraversai il marciapiede, ogni passo più vicino a lei aveva la capacità di stordirmi.

Mi fermai a pochi centimetri di distanza e iniziai a percepire quel profumo di frutti estivi. Volevo assaggiarla, volevo sentire i nostri corpi che si univano in un incastro perfetto. Volevo che mi facesse suo.

Le scostai una ciocca di capelli dal viso. «Mi piace quello che osservo.»

Le guance le si colorarono di un rosa vivo. Quando ci riuscivo ero onorato. Ogni secondo che lei passava con me, in realtà, mi faceva sentire in quel modo.

«Dove volevi andare?» chiese, porgendomi un secondo casco.

«Ah, posso decidere ancora io dove dobbiamo andare?» glielo sussurrai sarcastico all'orecchio, aspirando tutta la sua essenza.

SYS 2 - La società degli splendenti. il ritorno Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora