Capitolo 9

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"Ti ho amato prima di saperlo e forse è solo così che si ama"

"Non ti preoccupare, non dirò nulla" gli dico, guardandolo sinceramente negli occhi

"Grazie.." fa una breve pausa:" Perché lo fai?" mi chiede, sembrando non capire il perché lo stessi coprendo

"Le prediche non mi sono mai piaciute e poi preferisco che impari da solo dai tuoi sbagli"

"Sei molto saggia" mi dice sorridendo

Non faccio in tempo a rispondergli perché proprio in quel preciso momento vedo entrare una schiera di fisioterapisti. Tutti uomini adulti, molto più grandi di me. Uno di loro mi si avvicina

"Dottoressa, da chi cominciamo?"

"Da lui" indico il lettino sul quale vi era sdraiato Neymar

Poi aggiungo: "Gli occorre un massaggio defaticante per dargli un immediato recupero dell' elasticità. Lamenta un forte stato di affaticamento, ma non presenta lesioni evidenti. Vi lascio."

Prima di andarmene lancio un' occhiata verso di lui, mi stava ancora fissando con quella faccia da schiaffi. Gli sorrido e lo affido a quel fisioterapista dalle mani esperte che lo solleva, dandogli una sberla in pieno viso. Avrei dovuto prevedere quella mossa. Conoscendo il soggetto ti viene spontaneo comportati come Neymar, la persona più folle e burlone di tutta la squadra. Sorrido compiaciuta, mentre torno serena a svolgere il mio lavoro.

Questo pomeriggio avrò un preciso ed importante compito da assolvere. Dovrò effettuare la visita di idoneità su ogni giocatore e sinceramente l'idea mi spaventa un po'. In realtà ho già praticato esperienza sul campo, ho potuto iniziare a fare queste visite approfondite grazie al tirocinio in Poliambulatorio. Lì ho acquisito diverse competenze pratiche che hanno contribuito a formarmi anche dal punto di vista umano ed emotivo. Ma è proprio questo il problema. Ho il difetto di lasciarmi troppo andare, spesso infatti divento un po' troppo premurosa con i miei pazienti, specialmente se vi è un rapporto amichevole e confidenziale. Visitare Neymar mi spaventa, perché lui è diverso da tutti gli altri: mi basta stargli vicino per perdere il controllo.

Lo sto aspettando in infermiera. Ho preferito cominciare da lui perché voglio togliermi questo peso il prima possibile. Si è un peso, è un fardello pesante che non so se riesco a sopportare.. Avevo chiesto espressamente a Gabriel di comunicargli l'orario di visita. Sono qui ad aspettarlo da mezz'ora, ma di lui non c'è ancora traccia. Strano. Gabriel mi aveva rassicurato, dicendomi che si sarebbe presentato in orario. Ad un tratto, sento bussare alla porta. È lui.

"Ciao Charlotte. Posso?" lancia un' occhiata mentre rimane lì sull'uscio

"Si vieni, entra, non c'è nessuno"

"Inizio a spogliarmi?" mi chiede poggiando le mani sulla t-shirt

"Ehm, si" gli rispondo imbarazzata. Giro la testa da un'altra parte per evitare di creargli soggezione.

Avrei preferito fare questo esame con lui da vestito, ma purtroppo la prassi è quella. Devo applicargli gli elettrodi sul petto nudo. Sono obbligata, non sono io a sceglierlo. Non sento più alcun rumore, dovrebbe aver finito. Giro la testa e vengo subito colpita da quella visione: gli addominali scolpiti mi mandano subito in tilt. Il petto muscoloso e tatuato mi fa un certo effetto, me ne rendo subito conto perché non riesco più a parlare. È in piedi, sulla pedana mobile ad aspettare che io dica qualcosa. Nonostante lo stia facendo aspettare, mi appare rilassato, infatti mi sorride. Ormai si sarà abituato a ripetere questo esame un milione di volte.

Decido di parlargli mentre sistemo l'occorrente per fare l'esame

"Va meglio con il massaggio?"

"Si grazie. Ha alleviato un po' il dolore, mi sono molto rilassato"

"Vedrai che il dolore passerà fra un paio di giorni. Devi aspettare che il corpo si riprenda dallo stress" gli dico sorridendo, poi prendo gli elettrodi e comincio a poggiarli sul petto. L'assenza di peluria mi consente di avere un perfetto attaccamento, favorito anche dalla presenza di cuscinetti adesivi presenti sullo strumento. Ne devo attaccare 10, sono solo al secondo, devo sbrigarmi. Sono lenta perché questi addominali davanti a me mi distraggono e in più sento il suo respiro profondo, che mi manda letteralmente in uno stato di apnea.

"Tutto bene?" Mi ha notato. Caspita. Mi sta fissando con uno sguardo indagatore

"Si, è che è la mia prima volta, per questo sono lenta. Ma ho quasi finito. Rimani fermo così" 

Ho cercando di divagare il più possibile, ma non so se potrò farlo ancora

Finito di attaccare tutti gli elettrodi, faccio partire il monitor. Lui comincia a camminare sul tapis roulant, poi inizia a correre. Dura tutto un paio di minuti.

"I parametri sono stabili. Abbiamo finito. Ti stacco gli elettrodi e poi ti rilevo la frequenza cardiaca ok?" . Annuisce alle mie parole, dimostrando di conoscere gli step di quella pratica burocratica che mi stava proprio snervando.

Gli levo gli elettrodi senza incrociare il suo sguardo che si trova fisso su di me, poi prendo lo stetoscopio da un cassetto. Mi inserisco le ante nelle orecchie, cercando di concentrarmi per ascoltare i battiti. Compio questa azione premendo leggermente la testina in acciaio che poggio al centro della cavità toracica, proprio dove si trova il cuore. Faccio l'errore di sollevare gli occhi in direzione del suo volto. A quel contatto visivo, trasalisco all'istante. Il mio tremore deve avergli suscitato qualcosa perché lo vedo più impaziente e colmo di desiderio. Con dolcezza, lo vedo spostare un ciuffo che mi era caduto sul viso, fa per sistemarlo dietro il mio orecchio senza smettere di guardarmi. Le sue pupille si fanno sempre più dilatate, si impadroniscono dei miei occhi che rimangono come stregati. Rimaniamo così a guardarci intensamente senza dire una parola, poi all'improvviso vedo lui prendermi il braccio che si trovava ancora sul petto, mi toglie lo strumento che avevo tra le mani e mi bacia. Le sue labbra morbide e leggermente umide catturano le mie in un modo disinibito che non so spiegare . Le nostre lingue si incrociano ,desiderose di incontrarsi e di percepire quella piccola ondata di piacere. Mi bacia appassionatamente mentre io gli prendo il viso tra le mani, con l'obiettivo di avvicinarlo ancora di più a me e di assaporarlo ancora di più.

Ad un tratto si ferma. Si scosta dal bacio, indietreggiando di un passo

"Scusami. Non avrei dovuto" mi risponde, toccandosi le labbra, quelle che fino a quel momento si trovavano incollate alle mie

"Scusami tu.. non capisco cosa mi sia preso"

Era vero. Non era assolutamente mia intenzione baciarlo, mi sono lasciata trasportare e questa cosa non deve accadere mai più

"Tranquilla. Vado"

Lo vedo uscire dalla stanza ancora a torso nudo, con il mano la t-shirt. Lo sento rimanere per qualche secondo dietro la porta. Di scatto, direziono i miei occhi per guardare sotto la fessura, con l'obiettivo di intuire il movimento dei suoi passi e anche per capire se è effettivamente andato via. Mi sembra di vedere le sue scarpe, ho la conferma: lui è ancora lì . Rimane lì dietro per un secondo fino a quando le sue Nike spariscono dalla mia vista.

Mi guardo intorno confusa. Non riesco a razionalizzare ciò che ho appena fatto. Potevo scostarmi dall'inizio e invece non l'ho fatto anzi ho ricambiato il bacio, non volendomi quasi più staccare. Ma cosa mi è saltato in mente???Mi vergogno di me stessa, anzi mi faccio proprio schifo perché sono stata un anno a maledire il mio ex per i suoi tradimenti e adesso invece sono io la troia che ha baciato un ragazzo fidanzato. Devo evitarlo ,non voglio diventare la sua amante nè tantomeno essere un'altro dei suoi trofei.

Non sono riuscita a tenere a freno i miei istinti. Sono solo una povera scema

Breccia nel mio cuore| Neymar jr.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora