SANDRA, PROTAGONISTA INVOLONTARIA

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CAPITOLO  1


L'uomo punto' lo sguardo soprappensiero sul suo pesante cronografo, mentre procedeva su quella strada tutta curve che seguiva l'ansa del lago. Era un pomeriggio piuttosto scuro, nuvole gonfie di pioggia che non preannunciavano niente di buono. Anche l' acqua del lago veniva mossa dal movimento impetuoso del vento, formando onde dai colori grigiastri, ora più' chiari ora più' scuri che si infrangevano una dentro l'altra.
Guidava distratto seguendo il corso dei suoi pensieri. Quando arrivò la telefonata un brivido lo attraverso' fin dentro le mutande, come accade a chi soffre di vertigini davanti ad uno sprofondo.
Lo aspettavano alla taverna prospiciente il molo. Gli fu indicato dalla solita voce. Conosceva il posto.
Comincio' a piovere. Piccole gocce, da principio puntini che imperlavano lentamente il parabrezza e poi si addensavano sempre più' grandi e veloci con il tergicristallo che non riusciva a seguire il ritmo della pioggia per liberare la visuale.
L' auto spunto' all'improvviso da una stradina e fu costretto a frenare. Scesero in due, mentre l'uomo alla guida rimase nell'auto. Il primo, piuttosto alto e robusto, vestito con un giubbotto di pelle scuro con un tono spavaldo si rivolse all'uomo:
" finalmente ti vedo in faccia ci volevi n'cartari u caggiu,"Tènari 'u postu, fai finta di non capire? Grandissimo cornuto".
Mentre il complice, vestito con un completo di jeans, più' basso e tarchiato, aperta la portiera del passeggero si sedette accanto a lui puntandogli una pistola nel fianco, costringendolo ad uscire dall'auto.
Venne trascinato sul sedile posteriore, mentre l'uomo che aveva parlato innestò la marcia e partì con uno stridore di gomme.
Era impietrito dalla paura o era solo la consapevolezza che finalmente era arrivato il momento di mettere la parola fine alle sue angosce?
Senti' la sua voce che diceva in tono flebile " Vi aspettavo ma ero convinto stupidamente di avere ancora una chance. Meglio così" E mentre parlava i suoi occhi andarono alla pistola.
L'uomo seduto accanto a lui ridacchio', lanciandogli un'occhiata di traverso. "Non ti basta quello che ci hai fregato? Volevi continuare gran figlio di puttana".
Risuono' un colpo secco nell' auto.
L'uomo scivolo' lentamente in avanti con le mani appoggiate sul sedile anteriore come un ultimo vano tentativo di protezione. Macchie di sangue formavano improvvisamente strani disegni sul sedile.
Nella relazione dell'anatomo patologo, si leggeva, "un primo proiettile e' penetrato all'altezza del polmone, seguito da un altro alla tempia. Causa della morte pressoché istantanea."
Furono di parola. Arrivarono al molo come annunciato dalla voce al telefono. Ma lui ormai non poteva apprezzare tanta precisione.
I due scesero e, avvolti dalle prime ombre della sera, spinsero l'auto dal molo grande che si inoltrava verso il centro del lago.
Questione di momenti e si formarono nell'acqua ampi gorghi e l'auto sparì nell'oscurità' della notte
Passo' del tempo e casualmente l'auto venne riportata a riva. Non c'erano segni di passeggeri a bordo.
Solo più' tardi, aperto il portabagagli venne ritrovato un corpo riverso su se stesso. In buono stato di conservazione nonostante la lunga permanenza in acqua.

La trama invisibile dei coloriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora