DEVITA SI MUOVE

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CAPITOLO  47

Devita era in chiaro imbarazzo. Comunicare a Morabito che Aurelio Scopelliti, uno della famiglia, si era permesso di organizzare un colpo ai danni della Ndrangheta era inimmaginabile.
Quando Morabito venne informato con dovizia di particolari non fece una piega.                            "Sai quello che devi fare, muoviti. E questa volta affidati a gente seria, collaudata" e, senza aggiungere altro, chiuse la telefonata.

Devita diede un'occhiata al suo orologio, si accese una sigaretta, prese il telefono e attese con pazienza che la persona che stava chiamando rispondesse.
Fu telegrafico. "Passa da me", non senti' le proteste del suo interlocutore" ma sono le quattro di mattina," " sbrigati"  chiudendo il contatto.
Nel giro di mezz'ora Corrado Devita suono' il campanello della casa di suo padre che non perse troppo tempo a spiegargli la situazione. Era seduto sul divano del salotto ancora in pigiama con una veste da camera, scarmigliato ma molto lucido stava prendendo il caffè' preparato da sua moglie che, alla vista del figlio, non disse una parola e rapidamente si dileguò'.
" Ho parlato con zu Ciccio, Aurelio e' un morto che cammina" il figlio provo' ad intromettersi ma Devita lo fermo' con un cenno della mano. " Da oggi non ci telefoneremo più', niente di più' facile che quel l' u caggiu  di poliziotto mi abbia messo il telefono sotto controllo, ormai sono nell'occhio del ciclone e assumi tu il comando delle operazioni. Quando mi dovrai parlare per questioni strettamente necessarie telefonerai a tua madre e le dirai se può' tenere tuo figlio Marco per qualche ora. E' chiaro? il figlio annui'.
"Sai cosa devi fare, prendi contatto con Depascale che ha quell'agente di custodia a libro paga"

Aurelio stava vivendo le sue giornate come fosse dentro una bolla d'aria che lo preservava dall'ambiente circostante. Avvertiva intorno a se' una crescente ostilità' e si stava rendendo conto che ciò' non avrebbe portato nulla di buono.
L' avvocato che Devita gli aveva procurato lentamente era uscito di scena.
Le richieste di colloquio erano rimaste inevase.
Anche le rare telefonate concesse per contattare sua madre gli fecero capire  dalla fredda accoglienza della donna  che ormai era  braccato, senza la rete di protezione della famiglia che anche in quel carcere aveva le sue diramazioni.
Nei primi giorni si erano avvicinati a lui nell'ora d'aria un paio di detenuti che si fecero riconoscere come appartenenti ad una ndrina che operava nell'interland della grande metropoli.
Poi pian piano comincio' a sentirsi meno protetto, una preda senza difese. Lo trovarono accasciato al limitare del cortile  dove i detenuti si ritrovavano nell'ora d'aria.
Era stato colpito al torace e ancora all'altezza dell'addome da profondi fendenti di una lama affilata, così' si poteva leggere nella relazione stilata dal direttore del carcere per il magistrato.
Quando intervennero i sorveglianti  Aurelio era ancora vivo. Agonizzante. Poco dopo spirò' nella infermeria del carcere.

CAPITOLO  48

La notizia della morte di Aurelio non fu inaspettata per Gautieri. Ormai le sue indagini erano arrivate al nocciolo della questione e il redde rationem era la conclusione pressoché obbligata dal dipanarsi degli eventi.
L'accordo tra gli Alberti e la ndrina che rispondeva all'irreprensibile geometra Devita,  e la successiva  scomparsa dell'autista e del suo camion con un carico misterioso erano certamente al centro dell'affare. 
Certo qualcosa ancora non era riuscito a mettere perfettamente a fuoco. La morte del giovane bielorusso in quale scenario si inseriva? Lo scambio delle targhe tra il camion di Rocco Salimbeni e quello ritrovato in una piazzola dell'autostrada dimostrava che c'era una mente che si muoveva con coraggio e scaltrezza.
Gautieri era già' arrivato a sospettare che tra Alimenti, Scopelliti e Salimbeni come terminale finale ci fosse un ardimentoso accordo per fottere la Ndrangheta.
Era una ipotesi investigativa azzardata ma finalmente suffragata dalle intercettazioni sul numero di cellulare di Alimenti che  la  dimostravano chiaramente.
Le motivazioni di un tale comportamento gli sfuggivano ma era certo che una trama sottile legava quei tre.
Scopelliti lo avevano tolto di mezzo. Non era difficile immaginare da chi fosse partito l'ordine.
Alimenti poteva essere il secondo bersaglio, ma al momento non sembrava ancora sotto il tiro diretto di chi aveva il pallino in mano direttamente o servendosi dei suoi accoliti. Probabilmente ritenevano che fosse a conoscenza di dove era finito il famoso carico e lo tenevano con le briglie sciolte almeno per un po'.
Gli Alberti sembravano usciti di scena, sullo sfondo.  Da un indagine affidata al fido Bonafede risultava che la ditta era stata ricapitalizzata con l'entrata di nuovi soci, tra i quali il figlio di Devita.

Era arrivato il momento di convocare tutti. Gli Alberti, Alimenti e anche Devita.
Sapeva perfettamente che era un  personaggio capace di muoversi nell' acqua come un'anguilla, ma un tentativo di coinvolgerlo andava fatto. Non era solo una questione di orgoglio personale ma di etica professionale.
Ciò' che rendeva Gautieri perplesso, era la improvvisa accelerazione degli eventi culminati con l'assassinio di Aurelio.
Ragionando sulle informazioni in suo possesso si rese conto che tutto si era cominciato a muovere vorticosamente con la telefonata tra Dario Alimenti e Rocco che aveva rivelato la combine con Aurelio.
Eh già' non erano i soli ad avere quella informazione, qualcuno di loro aveva parlato. Ma chi? E perché'?
Possibile che la famiglia potesse avere accesso alle informazioni riservatissime di una indagine così' delicata?

Gautieri si arrovellava a cercare di capire chi fosse presente la sera della intercettazione.
Più' passava in rassegna gli uomini che più' direttamente dipendevano da lui, a conoscenza di quella telefonata tra Alimenti e Salimbeni e meno riusciva a raccapezzarci.
Si era prima consultato con il fido Bonafede che gli aveva fornito una mappa degli elementi vagamente sospettabili.
Pur avendo rapporti molto critici con Diberardino la sua fedeltà era fuori discussione, come pure Scutieri, un elemento  di provata lealtà.'
Eppure qualcuno aveva tradito, una gola profonda aveva fatto girare all'esterno una informazione riservata.
Alla fine chiese a Bonafede l'elenco dei presenti nel commissariato in quella notte.
Oltre ai suoi uomini erano presenti altri tre poliziotti. Il piantone Antetomaso, l'agente Curro' e l'appuntato Clerici che si occupava dell'archivio.

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