LA VERSIONE DI DARIO

4 0 0
                                    


CAPITOLO 33

Da quando Rocco e il suo prezioso carico erano scomparsi secondo il loro audace piano  Dario era  molto preoccupato. Aurelio per il momento doveva stare defilato e toccava a lui cercare di rassicurare Morabito. Tutti i suoi tentativi di mettersi in contatto con lui  non erano andati a buon fine, anche Devita non rispondeva alle sue chiamate. È' vero poteva pur sempre contare su Aurelio, che era il collegamento tra i soci e la ditta, ma, pur se era lui che aveva mosso l' ingranaggio, lo vedeva sfuggente e ambiguo. Certo poteva capirlo si stava giocando la partita della vita. Si era convinto  che non fosse mosso dal denaro quanto dalla sete di potere. Aurelio voleva scalare le gerarchie della famiglia e sostituirsi a Devita come referente sul territorio.         Da parte sua si era persuaso che Morabito lo ritenesse non sono responsabile di quel grosso pasticcio, ma aveva l' impressione che lo considerassero connivente se non complice. Come dare torto a questa convinzione? Era lui che aveva scelto Rocco per quel lavoro, era lui che si era fatto garante con Morabito. C' era ben poco da discutere. Guendalina poi era entrata in una bolla di incosciente fatalità', se Dario correva i rischi più' grossi, Guendalina si stava già' spossessando mentalmente della ditta. Devita già' l'aveva avvertita di tenersi pronta per andare dal notaio. E in tutta questa situazione vedeva Aurelio sempre meno coinvolto nella operazione ideata con Rocco.

Quella mattina si era presentato, elegante e azzimato come suo solito, dopo che per un po' non si era fatto vedere, e disse a Dario che dovevano parlare. Vediamoci alla locanda sul lago tra una mezz'ora. Dario fu sorpreso dalla richiesta, se gli chiedeva di allontanarsi e incontrarsi in un luogo lontano da presenze indiscrete evidentemente dovevano discutere di qualcosa di grosso. Si sedettero sulla veranda prospiciente il lago, una brezza leggera ma persistente scompigliava la tovaglia fermata da due morsetti di metallo sul tavolo dove erano seduti. Dario stava prendendo un caffè' mentre Aurelio era molto agitato e sorbiva in silenzio una bottiglietta di minerale.

" Dario siamo nella merda ", esordi' " da quello che sono riuscito a sapere vogliono rapire, o comunque sequestrare il figlio di Rocco, per forzargli la mano, sono convinti che la famiglia sappia dove si nasconde". Dario ascoltava in silenzio. Davanti a questa rivelazione non fu sorpreso più' di tanto. Dentro di se' l'idea di sottrarre quel ragazzo alla sua famiglia lo metteva in uno stato di prostrazione  ed inizialmente ebbe un moto di rigetto. Ma sapeva  che non poteva evitare di dare una mano. " Mi hanno chiesto di occuparmi della cosa, non posso sottrarmi, lo capisci?" continuo' l'uomo." "Dobbiamo assolutamente prendere contatto con Rocco, dobbiamo predisporre un piano b, " replicò Dario.

Nicola e Peppe erano i due che Devita aveva individuato per attuare il piano che Aurelio aveva il compito di portare avanti. Entrambi giovanissimi sui  vent'anni o poco più' erano manovalanza della famiglia e erano stati scelti da  Devita,  perché' cercavano qualche lavoretto per sfangare la giornata. Devita ne aveva parlato con Morabito e aveva avuto la sua approvazione. Il giudizio di entrambi su Aurelio collimava pur senza dirselo apertamente: il placet al progetto di zu Ciccio era anche un modo per verificare di che stoffa fosse il giovanotto.                                                            Da parte sua Aurelio si stava convincendo che Devita non fosse poi tanto interessato a conoscere dal figlio Cesare notizie sul padre, quanto di  metterlo alla prova in un'operazione non priva di rischi. 
Nicola sembrava uno studente ripetente, vestiva casual,  e passava gran parte della giornata attaccato  al suo smartphone. Quella mattina, smadonnando, mise la sveglia  sulla metà' della lunetta e poco dopo le 7 era già' operativo. Raggiunto con il suo scooter' il luogo  indicato, si piazzò' di malavoglia in posizione utile per osservare la gente che usciva dalla palazzina. Era una tipica giornata invernale. Un cielo plumbeo faceva resistenza passiva ad un timido sole che alzava una nebbia sottile ma persistente. " Stavo meglio a letto a quest'ora", pensava. Non c'era un gran viavai di persone, ragazzini che andavano a scuola con i genitori, operai che andavano verso il lavoro, donne che si avviavano al mercato con i  carrellini della spesa. A Nicola, Aurelio aveva fornito grosso modo una descrizione di Cesare, ma dopo un paio di ore lo chiamo' per fargli presente che del ragazzo non c'era traccia. Aurelio rimase sorpreso, e sospettoso si fece descrivere da Nicola i movimenti della giornata. Poi cerco' nervosamente Dario e lo affronto' a muso duro "Dario guarda che siamo sulla stessa barca, se collabori con me avrai il tuo tornaconto". Dario era molto preoccupato per il giovane Cesare e si dimostrò' molto poco collaborativo .  " L'indirizzo mi hai chiesto e te l'ho dato. E poi cosa credevi di trovare Rocco che usciva di casa?,  e lo lascio' la' sul piazzale dei camion.
Aurelio si rivolse allora a Sandra, si ricordava che Guendalina parlando con lei le aveva detto di tranquillizzare il figlio di Rocco. " Tu conosci il figlio di Rocco," la donna non gli fece finire la frase e  squadrandolo freddamente gli disse che chi frequentava erano fatti suoi e si fece sfuggire           " e poi al posto tuo mi cercherei un alibi per la sera che hanno ammazzato Garibaldi, piuttosto che cercare Rocco a casa sua. Si fermo' un attimo per vedere l'effetto delle sue parole sull'uomo. che  stava per ribattere qualcosa, ma proprio in quel momento entro' un autista per riportare la documentazione di una trasferta e  Aurelio se ne andò' bofonchiando qualcosa.

La trama invisibile dei coloriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora