IL SEQUESTRO DI CESARE

4 0 0
                                    




CAPITOLO 39



Erano da poco passate le 13,30 e lo sciame di ragazzi riempi' il cortile e la via adiacente. Si sentivano schiamazzi e risate, il solito copione di studenti all'uscita di scuola. Cesare era tra loro con lo zaino a tracolla stava chiacchierando in mezzo ad un crocicchio di ragazze e ragazzi che piano piano si sciolse, ognuno, chi da solo, chi in compagnia  s'incammino' lungo il viale che conduceva in centro. Cesare stava raggiungendo il suo scooter, ma non poteva accorgersi che da un po' di tempo un paio di occhi non lo perdevano di vista. Peppe, lo scagnozzo di Aurelio, era lì' da oltre un'ora in attesa che i ragazzi uscissero da scuola. Era semi nascosto da una siepe che separava il marciapiede dalla strada ed era appoggiato ad un muro di cinta di una abitazione  e cercava di individuare Cesare, lanciando occhiate a ripetizione nel gruppo che si stava disperdendo. Non appena lo individuo' lo segui' con lo sguardo mentre si avvicinava al suo scooter.

Il ragazzo indossava un paio di jeans sdrucito con una felpa di cotone seminascosta da un parka verde. Peppe si attacco' al telefonino descrivendo il ragazzo e il tipo di motorino. Cesare parti' a razzo  e si avviò' verso casa. Lungo la strada decise di fermarsi nel negozietto di tatuaggi, in un vicolo proprio alle spalle di piazza mercato. Non si accorse di essere  seguito da una moto sportiva con due persone a bordo. Appena Cesare rallento' per immettersi nello spartitraffico della piazza venne avvicinato dalla moto che, accelerando all'improvviso, gli taglio' la strada  proprio alla confluenza con il vicolo. Il ragazzo scivolo' dal motorino e, in  un attimo, senti' due braccia che lo tenevano stretto, mentre l'altro fece un cenno ad un auto che stava arrivando. Fu preso e portato di peso nel sedile posteriore e   sì avviarono velocemente verso la periferia.

" Chi siete, cosa volete da me"? urlo' il ragazzo appena si riprese dalla sorpresa, cercando di divincolarsi, ma l'uomo accanto a lui strinse ancora di più' la presa. " Devi stare calmo, non vogliamo farti del male, dovrai soltanto rispondere ad alcune domande". L'auto percorse un paio di chilometri e entro' in un ampio scantinato dove si aprivano diversi box chiusi da serrande basculanti. Gli legarono le mani con delle fascette da elettricista e lo fecero entrare in un locale angusto e semi buio, chiusero la porta che attraverso una rampa di scale portava al piano superiore.

Cesare non era tanto impaurito quanto  furioso della sua scarsa attenzione, eppure Sandra l'aveva avvisato, ma con l'incoscienza dei suoi sedici anni aveva sottovalutato l'avvertimento, anzi lo aveva giudicato eccessivo. Sentiva sopra di lui il tipico cigolio di carrelli in movimento che provenivano dal piano di sopra, un rumore che lui riconobbe immediatamente. Si trattava di un supermercato. Le fascette ai polsi non erano così' strette e il suo braccialetto borchiato lo agevolo' nel liberarsi parzialmente una mano. Rimase un po' a riflettere e piano piano si rese conto cosa potessero volere da lui. Ma certo la combriccola di Dario e soci lo avevano sequestrato per ottenere notizie di suo padre. " Proverò' a tener duro", si disse, poi un sorriso si apri' sul suo viso. Non l'avevano perquisito e toccandosi l'ampio tascone dei suoi pantaloni modello militare prese il suo smartphone. " Che scappati da casa, " si disse tra se', e comincio' a digitare sui tasti un messaggio. Un rapido sguardo allo schermo gli fece capire che in quel posto c'era pochissimo campo e il segnale andava e veniva, si sedette su un mucchio di scatoloni da trasloco e rimase in attesa di una eventuale quanto improbabile risposta al suo messaggio.

La zia Adelaide era un po' preoccupata. Era passata da un bel po' l'ora del rientro di Cesare, ma il ragazzo non si era ancora visto. Sulla tavola, apparecchiata con una mezza tovaglia, le svizzere di carne macinata ormai cucinate da un bel po' si erano irrimediabilmente freddate e la donna stava per rimetterle in padella. Proprio in quell' istante suono' il telefono e la voce del marito con un tono piuttosto grave l'avverti' che aveva ricevuto un messaggio di Cesare piuttosto incomprensibile "sono sotto....ora....il gps". "Potrebbe essere uno scherzo, continuo' , sai come è' fatto Cesare." La moglie in preda ad un'ansia crescente soffio' nella cornetta con voce tremante " Cesare non è' ancora rientrato e non mi ha avvertito, come fa di solito, del suo ritardo". " Non preoccuparti si sarà' fermato un attimo da qualche parte, rispose il marito che conosceva come Adelaide entrava subito nel panico quando si trovava in situazioni incontrollabili. Aldo Vitali rimase per un attimo meditabondo poi, cerco' in tasca un foglietto e formo' un numero di telefono.

La trama invisibile dei coloriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora