48) Sei tu il mio regalo piu bello

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-Non sono sicuro che sia una buona idea, ma voglio che mia mamma sia presente alla laurea.- dice Aidan, mentre tiene lo sguardo fisso sulla strada.
-Hai paura che possa spaventare, un'altra volta, Chloe?- gli chiedo appoggiando la mia mano sulla sua, che è posata sulla sua coscia.
Lui si prende qualche secondo per ragionare. -Non lo so, era davvero desolata quel giorno. Non credo che potrebbe rifare una scenata del genere. È passato un bel po' di tempo, ormai.- conclude.
Eh già...il tempo è letteralmente volato: la settimana prossima, Aidan, mio fratello e i nostri amici si laureano ed io non posso che essere entusiasta per loro.

Il caldo torrido di luglio, in California, si fa sentire più che mai ed io non so più che indumento togliermi per avere una po' di pace. Abbasso maggiormente il finestrino e buffo fuori il braccio, lasciando che l'aria mi solletichi la pelle.
-Andiamo al mare, uno di questi giorni?- gli chiedo, per alleggerire un po' la tensione.
Aidan annuisce e mi sorride. I suoi occhi blu sono coperti dagli occhiali da sole, ma mi sembra di poter scorgere, lo stesso, la tensione dai tratti del suo viso.
Gli stringo la mano. -Andrà bene.- sussurro.
Non mi risponde, continuando a guidare, e parcheggia la macchina nel solito piazzale davanti alla casa di Clorinda.

-Non sei obbligata ad entrare, se non te la senti. Puoi aspettarmi qui.- mormora dolce, ma io nego ed esco dalla macchina.
-Non ti lascio solo.- mi avvicino a lui e afferro la sua mano nel momento in cui me la porge.
Suoniamo il campanello e rimaniamo in attesa per qualche secondo.
-Non c'è?- domando stranita.
Lui aggrotta la fronte e suona ancora.
Niente.
Fa il giro della casa e prova a spiare dentro ad una delle finestre laterali, facendomi, poi, cenno di no col capo.
Bussa forte alla porta. -Mamma?- la sua voce è leggermente tesa e lo vedo tirare un enorme sospiro di sollievo nel momento in cui la porta si apre.
-Scusami, tesoro, ero al piano di sopra e non vi ho sentiti.- si giustifica la donna, abbracciando il figlio.

Abbraccia anche me e mi sorride teneramente. -Ciao, Ollie.- mi saluta.
Ricambio il sorriso ed entriamo in casa, rimanendo letteralmente a bocca aperta: è tutto perfetto. Le pareti luccicano e l'ambiente non sembra nemmeno più quello che ho visto l'ultima volta. Le superfici sono sgombre e profumano di pulito, i pavimenti brillano e la cucina è perfettamente pulita e brillante. Sembra completamente un altro posto.
-Wow!- sussurra, felice, Aidan, guardandosi intorno.
-Hai visto? Questo posto aveva bisogno di una ripulita.- sorride Clorinda, facendoci strada verso il salotto.
I fiori freschi adornando il tavolino davanti al divano e le tende bianche e pulite danno un tocco elegante all'ambiente.
Sono senza parole.

-È davvero bellissimo.- mormoro contenta.
-E non avete visto il piano di sopra!- dice con enfasi e con orgoglio.
Ci fa fare un veloce giro della casa e ci conduce fino al bagno, dove apre il mobiletto sopra al lavandino.
-Hai visto? Niente più pastiglie.- sussurra con un sorriso dolce in direzione di Aidan.
Lui sorride e la racchiude tra le sue braccia. -Sono orgoglioso di te, mamma. Serviva che quel mostro provasse ad ucciderti, un'altra volta, per decidere di rimettere in regola la tua vita?- domanda con un sorriso gioioso.
La donna si pietrifica e piega le labbra in una smorfia amara. -Non tutti ce la facciamo, tesoro.-
Aggrotto la fronte, non capendo a pieno il significato di questa frase. Lancio un'occhiata ad Aidan, ma lui è troppo felice per cogliere la mia perplessità.

-Ed ora? Che hai intenzione di fare?- le chiede, scendendo nuovamente le scale.
Lei ridacchia. -Intanto pensiamo ad arrivare a domani, poi si vedrà.-
Non abbandona mai il sorriso, ma c'è qualcosa che non mi convince. Rimango qualche passo indietro e studio attentamente l'ambiente: ha tolto tutte le foto, quadri e oggetti che avessero un significato familiare o affettivo. Sembra, quasi, una di quelle case in vendita, asettiche e pulite. Un brivido mi attraversa la schiena e mi chiudo le braccia al petto, massaggiandomi le spalle.
-Dove sono tutti gli articoli di arredamento?- chiedo, sforzandomi di mostrare un sorriso.
Lei si irrigidisce appena e la sua voce esce più nervosa di quanto mi aspettassi. -Beh, sai...erano tutte cianfrusaglie e alcune lo ho gettate, mentre altre le ho regalate.- dice, dandomi poi la schiena e andandosi a sedere sulla poltrona.

Stringimi ancora un po' (Romance)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora