34) Resti con me?

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È questo il dolore che si prova, quando il proprio cuore viene spezzato?
È il senso di vuoto, la mancanza di ossigeno, di vita, di speranza e di caldo?
È il gelo che ti blocca le ossa, ti impedisce di respirare e fa talmente male da farti contorcere sul letto?
È qualcosa di così profondo da lacerarti dentro, lasciando ferite aperte che sanguinano a tal punto da farti perdere i sensi, trascinandoti in una dimensione di angoscia e respiri corti, di nostalgia e terrore.
È un qualcosa che ti spezza, che ti consuma e che ti stritola a tal punto da farti sentire morta. Come se tutto fosse perso e come se niente avesse più senso.
Fa male.
Tanto. Troppo.

Piango, provo a ricompormi, ma non faccio altro che spezzarmi sempre di più.
Ho sempre pensato che il massimo di un cuore spezzato, per me, fosse vedere Meredith distrutta per la morte di Derek. Ero davvero devastata, quel giorno, ricordo che piansi per intere settimane al solo pensiero.
"Ho il cuore spezzato" dissi a mia mamma, che ridacchiò mentre finì di preparare la cena.
E lo credevo davvero, mi giurai di non provare mai più un simile dolore.
-È tutto ok, Derek, puoi andare.- gli aveva detto Meredith. Dentro stava morendo, ma a lui disse che sarebbe potuto andare, che loro se la sarebbero cavata, che avrebbero tirato avanti.
Aveva capito che non ci fosse più nulla da fare, non lo aveva accetto e mai lo avrebbe fatto, ma lo aveva lasciato andare.

Fu in quel momento che decisi di voler diventare medico, fu in quel momento che capì quale fosse la mia strada: aiutare le persone a guarire, salvare vite e ridurre al minimo frasi come "Non c'è più niente da fare, mi dispiace."
Perché dal dolore si impara, ma se ne esce distrutti.
Perché si può guarire, ma non si può dimenticare.
E ci si può ricostruire, ma non tutti i pezzi riusciranno a tornare al posto giusto.

E, mentre mi accoccolo di più nel mio piumone, vorrei prendermi a schiaffi per aver permesso al mio cuore di distrarmi dal mio obbiettivo.
"Salva le altre persone, Ollie.
Salva le altre vite.
Che, per pensare a te, c'è ancora tempo." Mi ripeto.

Mi addormento sfinita, stremata dal pianto e col corpo che è un groviglio di tremolii e sussulti.
-Puoi andare.- sussurro, prima di chiudere gli occhi.

***

-Per favore, tesoro, non puoi continuare così.- Sarah sospira e si siede accanto a me, sul letto. -Sono dieci giorni che non esci da questa camera. Dieci giorni che non ti presenti in università e dieci giorni che non rispondi ai messaggi e alle chiamate di nessuno.-
-Non ce la faccio.- sussurro.
-Sì, invece. Sei forte e supererai anche questa. Lo so che fa male e che ti sembra di non potercela fare, ma fuori c'è un mondo che ti aspetta.-
Scuoto la testa e affondo il viso sul materasso, coprendomi con il cuscino.
-Dai.- mi da una pacca sul sedere, da sopra la coperta, e si alza, avvicinandosi alla finestra e aprendola. -Non si respira, qui dentro.- brontola.
Rabbrividisco per la folata di vento gelido e mi seppellisco ancora di più nel piumino.

-Coraggio, vai a farti una doccia. Ti ho portato un cornetto al pistacchio, quelli che piacciono tanto a te.-
-Non ho fame.- sussurro.
-Non costringermi a farti alzare con la forza, coraggio, oggi vieni a lezione.- dichiara con voce ferrea.
-No, non voglio vederlo. Non voglio scoppiargli a piangere in faccia, dandogli questa soddisfazione.-
-Oh, cara Ollie, se lo vedessi non diresti questo.-
-Perché?- alzo leggermente il cuscino per poterla vedere.
-Perché è distrutto. Lo nasconde, ma è a pezzi.-
La mia risata risuona priva di ironia. -Ma non dire stronzate.- la riprendo scocciata.
Mi fulmina con un'occhiataccia. -Ed infatti non lo faccio, ti sto solo dicendo la verità.-

-È impossibile. Quello che ha detto...lui...ha detto che..- non riesco nemmeno a ripetere quello che gli ho sentito dire. Il mio cuore viene trapassato da una fitta e sento gli occhi bruciare.
-Devi tenere conto solo dei gesti, in questo caso, Ollie, non delle parole.- mi toglie il cuscino di dosso e mi accarezza dolcemente la guancia ancora umida. -Siamo bravi tutti con le parole, ma sono i gesti a contare davvero.-
-E cosa dovrei fare, secondo te? Andare da lui e perdonarlo? Fare finta di nulla?- la incenerisco con un'occhiata e lei alza gli occhi al cielo.
-Non ho detto questo, però potresti parlargli.-
Sbuffo. -Sì, quello che ho fatto l'altra volta. Sono andata da lui al dormitorio e alla fine gli ho dato un'altra possibilità e questo ne è stato il risultato.-

Stringimi ancora un po' (Romance)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora