38) Con lei è diverso

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~AIDAN~

-Mamma?- Entro in casa, posando la mia cartella a terra e togliendomi le scarpe.
-Mamma, sono tornato!- urlo più forte, in modo che lei possa sentirmi anche dal piano superiore.
Non ottengo risposta e così entro in cucina, prendendo un bicchiere d'acqua.
Lo bevo tutto d'un sorso e sbircio nel forno cercando di capire cosa avremmo mangiato per pranzo, ma è completamente vuoto. Sui fornelli non ci sono pentole e la mia pancia sta brontolando.

-Mamma?- mi dirigo verso le scale e salgo al piano superiore, aprendo piano la porta di camera sua.
Non c'è nessuno.
L'occhio mi ricade sulla sua borsa, posata sopra al letto, e questo mi fa presupporre che non sia uscita.
-Vuoi che sia io a preparare da mangiare?- domando, cercando di fare mente locale su come si prepari un piatto di pasta. Ho nove anni, ma sono molto autonomo. Ho imparato ad arrangiarmi per tutte le volte in cui mamma si dimentica di me, passando l'intera giornata a letto con il mal di testa. Non vuole che io la disturbi e quindi ho imparato a cuocere gli spaghetti senza scottarmi.

La porta del bagno è socchiusa e così gli do un piccolo colpetto col piede, facendola aprire.
Mi scappa un urlo nel momento in cui la trovo sdraiata a terra, sembra senza sensi, ma, quando mi precipito addosso a lei e provo a scuoterla, apre piano le palpebre.
-Mamma, mamma, cosa hai?- domando in preda al panico.
-Nulla, tesoro, la mamma ha solo bisogno di dormire un po'.- cerca di farsi forza con gli avambracci, ma le sue mani cedono e per poco non sbatte la testa sul pavimento.

-Aspetta, ti aiuto io.- le passo un braccio attorno alla vita esile e rabbrividisco nel momento in cui la mia pelle entra a contatto con il suo corpo scheletrico.
Pesa poco, troppo poco, per essere così alta rispetto a me.
Lei si aggrappa al mio collo e, facendo leva sulle ginocchia, riesco a trascinarla in piedi assieme a me.
Mi trascino fino alla sua camera e la adagio piano sul letto, trattenendo il respiro quando la sua testa scivola all'indietro sbattendo sul cuscino.
-Mamma?-
-Mh?- i suoi occhi sono chiusi e il suo corpo trema. Ho paura, ma lei ha bisogno di me.
-Mangi gli spaghetti?- domando.
Muove piano la testa in segno di diniego e si porta una mano sulla fronte, massaggiandosi una tempia.
-Ora devo dormire, torna di sotto e non fare casino.- mormora.

Annuisco piano ed esco dalla stanza, chiudendo la porta. Passo, di nuovo, davanti al bagno e un piccolo contenitore giallo, a terra, attira la mia attenzione. Lo prendo in mano e ne leggo l'etichetta: benzodiazepine.
Apro il coperchio e ne getto il contenuto nel wc, premendo l'interruttore dello sciacquone.
Mi rannicchio a terra e porto le ginocchia strette al petto, poggiandoci il mento sopra e chiudendo gli occhi.
Non so per quanto sia rimasto in questa posizione, ma, quando riapro le palpebre, la stanza è illuminata solo dai raggi della luna.

-Aidan, Aidan, vieni, ho bisogno di te.- mia mamma mi sta chiamando, ma io non riesco ad alzarmi. È come se le mie scarpe fossero incollate al pavimento.
-Aidan!- il rumore di qualcosa che va in frantumi mi fa sussultare, poi un tonfo sordo.
-Mamma!- la chiamo disperatamente, ma non sento nessuna risposta.

Uso tutte le forze che possiedo, cerco di alzarmi dall'angolino in cui sono rannicchiato, ma ogni singolo gesto mi costa una fatica disumana. Le mie gambe sono pesanti come macigni e la mia vista offuscata.

-Aidan, ti prego, aiutami!-
-Mamma!- mi trascino fino alla porta, ma la maniglia sembra spostarsi ogni qualvolta io provi ad afferrarla per riuscire ad aprirla.
-Aidan! Dove sei, Aidan?-
Le lacrime mi scendono copiose sulle guance, mentre il pianto disperato di mia madre mi riempie le orecchie.
Mi alzo sulle punte e mi allungo fino a sfiorate con le dita il pomello sulla porta.
Esco in corridoio, ma è tutto buio e non riesco a vedere niente.

Stringimi ancora un po' (Romance)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora