Quella mattina Annabeth si alzò alle 6:30 del mattino di sua spontanea volontà (cosa molto strana considerando che di solito neanche alle 7:30 una bomba atomica bastava a farla alzare dal letto). Era piuttosto dormigliona, sì. Fatto sta che quel giorno aveva dormito ben poco, impaziente che arrivasse quella sera per scoprire che sorpresa aveva in serbo Noah per lei. Era a dir poco strano il rapporto che aveva con questo ragazzo: era passato in pochi giorni dall'essere il suo bullo all'essere la sua cotta. Meglio così.
Si vestì in fretta e furia e si recò a scuola il più velocemente possibile. Non appena arrivò, la prima cosa che fece fu guardare in giro sperando di vedere quel ciuffo castano che tanto le piaceva. Avrebbe voluto mandargli un messaggio per chiedergli dov'era, peccato che era stata talmente stupida da dimenticarsi di chiedergli il numero di telefono. Pazienza, avrebbe aspettato che fosse lui a chiederglielo.
Aprì lo zaino, rovistando tra le sue cose in cerca del suo telefono, ma lo sguardo le cadde su un contenitore dove aveva riposto il capello trovato sulla cattedra della prof. Se n'era completamente dimenticata! Prese la Moyasamu e si guardò intorno assicurandosi che non ci fosse nessuno a guardare. Via libera. Il suo piano era quello di farsi togliere la nota. Ok, sì, non era una cosa esattamente corretta, ma che c'è?! Del resto non le andava proprio di lasciare quell'ingiusta nota disciplinare come una macchia sul suo andamento scolastico.
Si avviò per il corridoio, in cerca della professoressa. Svoltò l'angolo a passo veloce e, con la coda dell'occhio, la vide alla sua destra nella sala professori. Indietreggiò affacciandosi alla porta, senza però farsi vedere. Era il momento perfetto. Prese il capello e lo inserì in uno dei forellini sulla testa della Moyasamu. Le fece fare come comandato, aspettando che la prof facesse lo stesso... Tuttavia, qualcosa andò storto: la professoressa non eseguiva i movimenti comandati dalla Moyasamu. Annabeth riprovò e riprovò, ma niente da fare. Cosa aveva sbagliato?
Chiese alla bambola, che le rispose:
- Sei sicura che il campione di DNA che hai trovato appartenga alla tua professoressa?
Annabeth diventò viola e le sorse un grosso dubbio:
-Beh... tecnicamente non posso esserne sicura, perché l'ho trovato sulla cattedra.
- Allora l'unica cosa che ti resta da fare è andare in giro per la scuola e controllare chi esegue le mie stesse mosse.
Annabeth sospirò scocciata. Un capello sprecato.
- Ehm... non è che per caso si può estrarre il capello per riutilizzarlo in un altro momento?
- Il tempo massimo di possesso è di 15 minuti. Ora ne sono passati 4. Se vuoi puoi estrarlo, ma quando lo riutilizzerai ti resteranno 11 minuti totali.
- Ok, ci sto.
Così lo estrasse e lo conservò. In quel momento era troppo ansiosa di vedere Noah e non aveva tempo di cercare il proprietario del capello.
Quella giornata passò molto lentamente, durante le lezioni Annabeth guardava continuamente l'orologio, ma i minuti passavano uno alla volta in modo snervante. Agli ultimi minuti di lezione Annabeth guardò l'orologio una volta ogni cinque secondi. Certo che era proprio malata, pensò. Ad ogni modo, non appena suonò la campanella che segnava la fine della giornata scolastica, lei fu la prima a scattare in piedi e a dirigersi verso la porta.
Non appena arrivò a casa, ingurgitò il pranzo nel giro di 10 minuti e si diresse nella sua camera, alla ricerca del look perfetto per la serata. Doveva essere stupenda quel giorno. Impiegò circa 1 ora per scegliere l'outfit completo. Non aveva idea di cosa l'aspettasse e non sapeva se vestirsi elegante o casual, dato che Noah non le aveva rivelato niente. Dopo aver provato tutto il suo armadio, optò per una maglietta bianca e dei jeans. Si guardò allo specchio e sorrise. Così sì che era perfetta. Semplice è sempre meglio. Si mise qualche bracciale e i suoi stivaletti neri ed entrò in bagno per truccarsi, ma poi ci ripensò. Voleva mostrarsi così com'era e se Noah non l'avesse accettata, allora sarebbe potuto sparire dalla sua vita. Scelta audace per una ragazza sedicenne.
Aspettò tutto il pomeriggio sull'amaca in giardino, dondolandosi impaziente. Poi si alzò, passeggiando avanti e indietro. Andò a dare un po' di mangime ai kiwi e tornò a fare avanti e indietro. Nel frattempo sua madre la guardava all'uscio della porta, nascosta dietro la tenda. Era da qualche giorno che Annabeth era particolarmente emozionata, cosa che rallegrava anche lei. Uscì dal suo nascondiglio e si diresse verso la figlia, che tornò subito immobile alla vista della madre.
- Hey Annie, tutto bene? È tutto il pomeriggio che fai avanti e indietro in giardino!
- Ehm, sì tutto a posto. È che stasera devo uscire con degli amici e non vedo l'ora di passare la serata con loro.
- Che bello! Hai fatto amicizia con dei ragazzi?
- Eh... sì, sono della scuola - mentì nuovamente Annabeth.
La madre sorrise e la baciò in fronte:
- Divertiti, tesoro - e si allontanò.
Annabeth sorrise finché sua madre non rientrò in casa, dopodiché fece un sospiro di sollievo. Guardò per l'ennesima volta l'orologio che aveva al polso.
"21:34"
Era meglio cominciare ad andare, non voleva arrivare in ritardo.
Quando arrivò a scuola dovette scavalcare il cancello. Meno male che non si era vestita elegante! Poi si guardò intorno in cerca delle scale d'emergenza, come le aveva detto Noah. Una volta avvistate, cominciò a salirle guardando sempre in alto curiosa ed emozionatissima. Il suo stomaco si era letteralmente ribaltato.
Una volta arrivata in cima dovette trattenere il respiro: davanti a lei si estendeva un sentiero di fiori e candele e, alla fine di quello, la sagoma scura di Noah era seduta di spalle. Percorse a passo lento il varco che le si apriva tra le due file parallele, guardando a destra e a sinistra i fiori di tutti i colori che le si stendevano ai piedi. Arrivata alle spalle di Noah, si sedette accanto a lui sul tetto, con i piedi penzoloni a 10 metri da terra. Ma la cosa che la fece rimanere a bocca aperta fu un'altra: il cielo stellato su di lei brillava su un paesaggio mozzafiato, da lì si vedeva tutta Wellington, illuminata alla luce della falce di luna sulla loro testa e dalle luci accese nelle strade e nei palazzi. Annabeth sgranò gli occhi. Voleva dire qualcosa, ma dalla sua bocca uscì solo un silenzio stupito.
A rompere il ghiaccio fu Noah, riportandola sulla Terra:
- Ehm... allora... che ne pensi?
- Io... non so che dire. È bellissimo. Grazie.
- Non ringraziarmi. Sono io che devo ringraziare te, mi hai fatto sentire una persona normale.
- Ehm... ed è una cosa positiva?
Risero. Noah si girò a guardare Annabeth, che fece lo stesso. Era bellissima. Riusciva con poco a rendersi speciale. I suoi occhi brillavano alla luce della luna e il suo sorriso... non c'era che dire. Era speciale. Non riusciva ancora a pensare come gli fosse venuto in mente di prenderla in giro. Sentiva il bisogno di chiederle scusa. Estrasse dalla tasca dei pantaloni la sua spilletta da scout e gliela porse:
- Io... volevo chiederti scusa.
Lei gli richiuse la mano e rifiutò la spilletta. Noah fece uno sguardo stupito.
- Tienila tu come ricordo di me, io non ne ho più bisogno. La usavo per sentirmi qualcosa, per sentirmi speciale. Ma tu mi hai fatto capire che non ho bisogno di una spilletta per esserlo.
Noah sorrise e si rimise la spilletta in tasca. Non c'era nient'altro da dire. Le prese il viso tra le mani e la baciò.
Annabeth rimase alla sprovvista, non se lo aspettava. Rimasero un po' così, sotto le stelle. Sembrava un sogno che si avverava. Alla fine Noah si staccò dolcemente dalle sue labbra. Annabeth rise:
- Hai visto? Avevo ragione io: sei tu quello innamorato di me.
E risero:
- Hai ragione, hai vinto - il suo sguardo divenne improvvisamente dispiaciuto - Io... scusa, non te l'ho chiesto, non sapevo neanche se fossi d'accordo. Come posso farmi perdonare?
Annabeth sorrise:
- Così - e lo baciò pure lei.
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Moyasamu
Teen Fiction"Più è profonda la ferita, più sarà grande il sollievo una volta guarita" Annabeth odia la sua vita. Vorrebbe prenderla e farla a pezzi, distruggerla. Da quando suo padre è morto, si è dovuta trasferire insieme alla madre in Nuova Zelanda per proble...