L'incontro con la nonna non le era stato di grande aiuto. Era vero sì, ora conosceva le origini della Moyasamu, ma a cosa le sarebbero servite per aiutare la madre? Annabeth proprio non lo capiva.
Ad ogni modo, quel giorno tornò all'ospedale di Wellington, in cerca di notizie sullo stato di salute della signora Kailani. Prima di partire però, mise nello zaino la Moyasamu: non poteva mai sapersi, avrebbe potuto trovare una soluzione strada facendo.
Così si incamminò con le cuffie alle orecchie, ascoltando la sua playlist su Spotify: di solito era in quel modo che le venivano in mente le idee più brillanti.
Arrivata, si tolse le cuffie e le posò nel suo zaino, per poi dirigersi nella grande aiuola sul retro, dove aveva scoperto un passaggio segreto per arrivare direttamente nell'atrio senza fare il giro. Bisognava passare attraverso un arco e poi entrare da una porticina, che giungeva in un corridoio affiancato da tante porte, a destra e a sinistra. Fino a quel momento non aveva mai visto nessuno passare di lì, per cui era sempre passata tranquillamente senza essere scoperta.
Stava per svoltare e raggiungere le scale, quando sentì delle voci provenire da una porta alla sua sinistra. Inizialmente pensò di lasciar perdere e di farsi gli affari suoi, non voleva mica cacciarsi nei guai. Ma proprio quando stava per tirare dritto, sentì il nome di sua madre. Stavano parlando di lei.
Si avvicinò alla porta. Era socchiusa. Cercò di guardare attraverso lo spiraglio aperto, nella speranza di vedere qualcosa. C'erano due uomini che parlavano: uno di questi era il dott. Turner, l'altro non riusciva a vederlo ma, a giudicare da come gli si rivolgeva il dottore, doveva essere il capo dell'ospedale.
Annabeth non riusciva a sentire bene quel che dicevano, ma riuscì a cogliere qualche frase.
- Non posso farlo. Ho visto tutto il dolore della ragazza nei suoi occhi. Ha già perso il padre l'anno scorso, non mi sentirei la coscienza a posto a infliggerle altro dolore.
- Non ti sentiresti la coscienza a posto? NON TI SENTIRESTI LA COSCIENZA A POSTO?! TI SEMBRO UNO A CUI INTERESSA QUALCOSA DELLA COSCIENZA?! L'unica cosa che mi importa qua sono i soldi. Hai idea di quanto costi fare quest'operazione chirurgica? Tra l'altro non hanno modo di pagarla! I soldi sul conto della signora sono appena 800 euro, il marito è morto e quella vecchia ha una pensione di 60 euro al mese, cosa dobbiamo farne? Non possiamo permetterci di fare un impianto chirurgico di questo livello gratuitamente!
- Ma il nostro è un ospedale pubblico, la nostra unica priorità è la salute di tutti i cittadini! Non possiamo lasciarla morire così!
- Basta così, fai le valigie e vattene, sei licenziato! Ma guarda un po' tu con che gente devo avere a che fare, razza di imbecil...
Dlin
La notifica di un messaggio di Emma sul telefono di Annabeth giunse alle orecchie di tutti.
Il capo si alzò e si avvicinò alla porta, così che Annabeth lo potesse vedere. Le ricordava qualcuno, aveva un aspetto familiare...
- Chi è? Chi c'è là dietro? Fatti vedere!
Annabeth trattenne il fiato e si appiattì contro il muro. Poi con uno scatto si diresse correndo verso le scale, mentre sentiva il capo attivare le misure d'emergenza. Ben presto si ritrovò inseguita da tre uomini per tutto il palazzo, mentre svoltava in tutti gli incroci che incontrava e cercava di ostacolarli per nascondersi e uscire dall'edificio.
Salì con l'ascensore al 5° piano, quello più alto, mentre i suoi inseguitori prendevano le scale cercando di affrettarsi. Lei aspettò di vederli salire e poi riprese l'ascensore, stavolta diretta al seminterrato. Mentre le porte dell'ascensore si richiudevano, fece appena in tempo a sentire gli uomini imprecarle contro.
Sorrise, li aveva ingannati coi fiocchi. Del resto potevano solo ringraziarla: non gli avrebbe mica fatto male un po' di attività fisica!
Non appena sentì il campanello dell'ascensore arrivato a destinazione, schizzò fuori nel corridoio come un razzo, ma andò a sbattere contro il petto di un uomo. Alzò lo sguardo sopra di lei e i suoi occhi incrociarono quelli del capo. Il suo sguardo severo carico d'ira avrebbe intimorito il più impavido degli uomini. Quell'uomo le ispirava una profonda antipatia. Tuttavia, continuava a pensare di averlo già visto da qualche parte.
Lo guardò un attimo negli occhi imbarazzata, poi gli scivolò accanto con uno scatto e si affrettò a raggiungere la porta d'uscita mentre il capo dietro di lei premeva il pulsante di blocco e si lanciava al suo inseguimento. Cercò di aprire il portellone dell'exit, ma tutte le uscite erano bloccate, così svoltò a sinistra in un altro corridoio, in cerca di una via d'uscita.
Cercò di aprire una porta. Bloccata. Un'altra porta a destra. Bloccata pure quella. Continuò a correre fino a ritrovarsi in un vicolo cieco e, presa dal panico, si voltò indietro e vide il capo a pochi metri di distanza accompagnato da due uomini. Non aveva speranze, era spacciata. Gli uomini si avvicinavano sempre di più. Sempre di più.
Una finestra in alto alla sua sinistra attirò la sua attenzione e in una frazione di secondo si ritrovò all'esterno dell'edificio con un piede incastrato all'interno. Un uomo le afferrò la scarpa, cercando di tirarla dentro e non farla scappare, ma lei si divincolò a tal punto da riuscire a liberarsi con uno strattone e cadde con un tonfo sul prato dell'ospedale.
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Moyasamu
Novela Juvenil"Più è profonda la ferita, più sarà grande il sollievo una volta guarita" Annabeth odia la sua vita. Vorrebbe prenderla e farla a pezzi, distruggerla. Da quando suo padre è morto, si è dovuta trasferire insieme alla madre in Nuova Zelanda per proble...