5. La nota

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Il giorno successivo, quando Annabeth entrò a scuola, non avvertì la stessa ansia sociale di cui aveva paura tutti i giorni. Ora che aveva chiarito le cose con Noah si sentiva più tranquilla e sapeva di non dover temere più nessuno. Tirò un lungo sospiro di sollievo.

Quando vide Noah entrare nell'atrio lo salutò con un cenno della mano, ma lui, in compagnia dei suoi amici, la ignorò e Annabeth lo sentì dire:

- No, non penso che abbia salutato me, lasciatela stare: è pazza. Si è fatta chissà quale film mentale e ora crede di essere mia amica solo perché mi ha rivolto la parola.

Annabeth lo guardò e scosse lentamente la testa in segno di disapprovazione. Lui la guardò imbarazzato e fece finta di niente, incitando ad andare avanti i suoi amici. Quando questi ultimi passarono avanti, Noah girò la testa guardando Annabeth e le fece capire che avrebbero parlato dopo. Lei fece una risatina e scosse di nuovo la testa, girando i tacchi e filando dritta nella sua classe. Sapeva che quel ragazzo in fondo aveva un'anima buona, aveva solo bisogno di qualcuno con cui potesse essere sé stesso. E quel qualcuno voleva essere lei.

Quando Annabeth entrò in classe e scorse con la coda dell'occhio gli armadietti accanto alla porta, ebbe la sensazione di aver dimenticato qualcosa. Qualcosa, qualcosa da non dare per scontato, qualcosa di importante. Cosa poteva essere? Annabeth si scervellò al punto di impazzire, passò in rassegna tutto quello che aveva fatto e pensato durante la giornata e all'improvviso spalancò gli occhi e le si illuminò il volto: la Moyasamu! Era grazie alla bambola che era riuscita ad avvicinarsi a Noah! Aprì la zip dello zaino, ma dentro non c'era. Si alzò di scatto e corse alla porta, dimenticandosi di essere nel pieno di una lezione. La professoressa si schiarì la voce imitando un colpetto di tosse:

- Mi scusi signorina Kailani, dove crede di andare?

Annabeth sbiancò:

- Mi-mi scusi professoressa, non volevo interrompere, io non mi sono accorta...

- Ah, non ti sei accorta che stavamo facendo lezione, certo. Quindi suppongo che non abbia neanche la minima idea dell'argomento della lezione, è così?

- I-io...

Alla fine Annabeth si limitò ad abbassare il capo e ad annuire, imbarazzata.

- Bene, invece di stare rinchiusa nel tuo mondo, pensa a prestare attenzione nella vita reale: stavamo parlando del rapporto tra la personalità e le amicizie, e ora torna a sedere immediatamente, che ti sei già beccata una bella nota.

Annabeth tornò a sedere con la faccia dello stesso colore di un pomodoro, mentre sentiva dietro di lei le risatine dei compagni che la prendevano in giro. Fantastico, eccola di nuovo lì! La sua cara vecchia amica ansia sociale che tornava ad assillarla e a renderle la vita impossibile. Ecco perché non bisogna urlare vittoria troppo presto: Annabeth si era illusa che avrebbe potuto vivere in pace una volta per tutte e invece quella bella sensazione era solo venuta a trovarla per poi filarsene via il giorno dopo! Fantastico!

Come se non bastasse si era appena beccata la prima nota di tutta la sua vita. Lei era sempre stata una ragazza molto tranquilla, che non dava mai problemi a nessuno e si era sempre impegnata per mantenere il suo comportamento scolastico in ottime condizioni. E in quel momento tutto quell'impegno era stato distrutto da un'insignificante nota disciplinare insensata, che aveva rovinato il suo record. Sì, ovviamente chiunque può pensare che una nota sola in tutta la vita non valga niente, però ad Annabeth pesava. Le pesava un'ingiusta nota per il comportamento, le pesava essere presa in giro, le pesava essere esclusa dalla società, le pesava il trasferimento in Nuova Zelanda, le pesava pensare alla sua migliore amica Emma e di come l'aveva dovuta abbandonare e le pesava pensare sempre, ogni giorno, ogni minuto che passava, alla morte di suo padre.

Tutta quella rabbia, repressa nel tempo, esplose in una singola, silenziosa lacrima. 

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