L'urlo acuto di una madre disperata squarciò l'aria, percorrendo tutte le strade di Wellington fino a raggiungere le orecchie delle due fuggitive.
- E' mia madre - disse Annabeth all'amica accanto a lei - Si è resa conto della nostra assenza. Dobbiamo sbrigarci.
Detto questo, lei ed Emma accelerarono il passo, giungendo finalmente a destinazione, grazie al caro vecchio GPS che le guidava sullo schermo del telefono. Mentre guardavano i cognomi sui citofoni sperando di non sbagliare, il cielo diventava sempre più scuro, mentre qualche goccia iniziava a bagnare i passanti, inumidendogli i capelli.
- Eccolo dev'essere questo - Emma premette il pulsante accanto alla quale stava scritto "Smith".
Driiiiiiiiiiin
Dall'altra parte della porta, Crystal guardava dall'occhiolino per assicurarsi che fossero loro.
Quando vide la faccia di Annabeth aprì all'istante, rendendosi conto del temporale che stava per arrivare.
Loro entrarono e salutarono Crystal, mentre si asciugavano le scarpe sul tappetino d'ingresso e portavano le valigie all'interno della casa. Fecero un sospiro di sollievo, contente che nulla fosse andato storto. Quando la madre di Crystal le vide, sorrise e andò loro incontro:
- Ciao ragazze! Voi dovete essere Annabeth ed Emma, Crystal mi aveva avvertito che due sue amiche sarebbero venute da noi per qualche giorno! Prego, accomodatevi pure, fate come se foste a casa vostra. Cry, accompagnale nella loro camera.
Una volta ringraziata la signora Smith per la cordialità e l'accoglienza, seguirono Crystal nella stanza che le avevano preparato.
- Questa è la stanza dove dormirete voi, spero che il letto matrimoniale vada bene. Un tempo ci dormivano i miei genitori, ma da quando si sono separati mio padre è tornato in Thailandia con la sua nuova fidanzata e mia madre dorme nella stanza di mio fratello Simon, che è a Sydney per gli studi - spiegò Crystal.
- Sì certo, va benissimo - risposero lei ed Emma all'unisono.
Annabeth non sapeva che i genitori di Crystal fossero separati. Doveva essere brutto sapere che suo padre non amava più lei e sua madre, ma un'altra donna. Certo, almeno era vivo, ma non gli importava più della sua famiglia. Almeno il padre di Annabeth, prima di morire, amava lei e sua madre più di ogni altra cosa.
Ad ogni modo, lei ed Emma sistemarono le valigie, mentre Crystal raccontava loro le scuse che aveva detto a sua madre:
- Le ho detto che tua madre è dovuta partire temporaneamente per lavoro e che io, per non lasciarvi sole tutto questo tempo, vi ho invitate a dormire a casa mia. Quindi qualsiasi cosa lei vi chieda confermate sulla base di questa storia, ok? Non deve capire per nessun motivo che le ho mentito.
- Ok, certo.
Il campanello suonò di nuovo e la madre di Crystal aprì la porta mentre loro tre andavano a vedere di che si trattava.
- Annabeth, c'è un ragazzo che vuole parlare con te, puoi venire un attimo? - la chiamò la signora Smith.
Annabeth accorse curiosa, cercando di capire chi poteva essere, ma quando vide Noah che la guardava sull'uscio della porta si fermò, non sapendo se le conveniva o meno avvicinarsi.
Alla fine, convinta dai suoi occhi più azzurri che mai, si avvicinò, sperando che non dovesse dirle niente di doloroso. Lui la guardò:
- Possiamo parlare... in privato?
Guardò Emma, Crystal e sua madre, che subito capirono la situazione e si allontanarono, lasciandoli soli.
Una volta chiusa la porta, si accomodarono sui divanetti in salone, Noah con le gambe aperte e le mani giunte al centro, il suo sguardo era malinconico. Sembrava non dare segno di voler iniziare a parlare, così iniziò Annabeth con una domanda:
- Come facevi a sapere che ero qui?
- E' giunta notizia che tu e la tua amica siete scappate di casa, così ti ho cercato un po' dappertutto ma non ti ho trovata. Poi mi sono ricordato che ultimamente hai passato molto tempo con Crystal Smith e ho pensato di venire a controllare qui. E, beh... a quanto pare ci ho azzeccato.
"Caspita, le notizie corrono in fretta" pensò Annabeth.
- Come fai a sapere dove abita Crystal?
- Jake
- Ah già, non ci avevo pensato... Ed ehm... perchè mi cercavi? Pensavo che dopo quello che è successo non mi avresti più rivolto parola.
- Io... diciamo che ho capito di aver sbagliato.
Annabeth lo guardò facendo una smorfia interrogativa, così lui si spiegò meglio:
- Mi sono reso conto di essere stato io a commettere un errore, non tu. Ho pensato e ripensato tante volte a quello che è successo tra noi. Mi sono comportato male con te, non avrei dovuto farti urlare tutte quelle cose davanti alla scuola, non avrei dovuto accusarti.
Le porse la Moyasamu, che estrasse dallo zaino:
- Tieni, questa è tua. Capisco perchè hai voluto vendicarti con me, come biasimarti. Ti perdono e spero che tu farai lo stesso con me - guardò Annabeth in modo talmente dolce e pentito che era impossibile rifiutare. Dopo aver guardato il pavimento pensierosa per qualche minuto, lei accettò:
- Seconda tregua?
- Ah ah. Seconda tregua.
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Moyasamu
Teen Fiction"Più è profonda la ferita, più sarà grande il sollievo una volta guarita" Annabeth odia la sua vita. Vorrebbe prenderla e farla a pezzi, distruggerla. Da quando suo padre è morto, si è dovuta trasferire insieme alla madre in Nuova Zelanda per proble...