Annabeth era felice di aver risolto una volta per tutte le cose con Noah, ora si sentiva molto più tranquilla e leggera. Dopo aver fatto pace continuarono a parlare e Annabeth gli raccontò il motivo per cui lei ed Emma erano fuggite, in cambio lui promise di non dire niente a nessuno e di aiutarle. Ora che avevano la Moyasamu, le cose erano molto più semplici. Annabeth sapeva già quale sarebbe stata la mossa successiva.
Aspettarono qualche altro giorno a casa di Crystal, in modo che, quando avessero agito, la madre di Annabeth si fosse pentita di averla voluta dare a una famiglia affidataria e l'avesse tenuta con sé. Al quarto giorno, decisero che era un buon momento per mettere in atto il piano, così lei, Emma, Crystal e Noah (e la Moyasamu) si avviarono a casa di Annabeth sotto copertura, cercando di farsi notare il meno possibile. Una volta arrivati al cancello nel retro della casa, si spartirono i compiti. Crystal, l'unica del gruppo che la signora Kailani non avesse mai visto, sarebbe andata per prima e avrebbe dato il via libera ad Annabeth dietro di lei, che si sarebbe occupata di infiltrarsi dentro casa per recuperare un capello di sua madre. Una volta preso, l'avrebbe portato ad Emma, che era pronta in cortile con la Moyasamu in mano, mentre Noah stava davanti al cancello per assicurarsi che non entrasse nessuno.
La prima parte del piano andò bene. Crystal fece il giro della casa attraverso il cortile, abbassando la testa ogni volta che passava davanti a una finestra, per assicurarsi che non la vedessero. Guidò Annabeth attraverso un'entrata nel retro, che portava al seminterrato. Così entrarono in punta di piedi e, quando Crystal vide la madre di Annabeth, le diede il via per partire. Lei, armata di forbici, entrò nella stanza, pronta ad agire. Si avvicinò da dietro, senza farsi vedere, sua madre era in ginocchio davanti a una foto. Quando si avvicinò di più però, sentì dei singhiozzi: stava piangendo. Cercò di mettere a fuoco l'immagine incorniciata che stava guardando e, quando si rese conto che era una foto di lei e sua madre qualche anno prima, si sentì davvero in colpa. Per Annabeth tutta quella storia era quasi un gioco, ma non si rendeva conto che sua madre stava soffrendo veramente per colpa sua.
Esitò un attimo, non più sicura di voler mandare avanti il piano, ma poi ripensò a tutto il lavoro che avevano fatto e ai suoi amici che avevano rischiato molto per aiutarla. Contavano su di lei perché il piano riuscisse. Non poteva abbandonarli proprio ora, si erano sacrificati per lei. Così fece un respiro d'incoraggiamento (il più silenzioso possibile) e tagliò con un colpo secco un capello di sua madre, che non si accorse di niente. Stava per tirare un sospiro di sollievo, quando sentì una trave scricchiolare dietro di lei.
Girò lentamente la testa, spaventata. Per sua fortuna, dietro di lei non c'era nessuno. "Sarà stato un ratto" pensò. Ma qualcosa le diceva che a fare quel rumore non fosse stato un animale. Il suo stomaco si era aggrovigliato in un grosso nodo. L'importante era che sua madre non l'avesse sentito, o si sarebbe trovata nei guai. Si asciugò il sudore dalla fronte.
Si era appena tranquillizzata, quando un altro scricchiolio le fece drizzare la spina dorsale. Sfortunatamente quella volta sua madre lo sentì e girò la testa, incrociando il suo sguardo.
-Oh oh - disse Annabeth.
Sua madre cacciò un urlo e lanciò un'occhiata alle sue spalle, alzando sempre di più la voce. Improvvisamente Annabeth si sentì le braccia bloccate da due grosse mani e, quando girò la testa, si ritrovò faccia a faccia con un distintivo di polizia, appuntato sul petto dell'uomo che la serrava in una presa ferrea. Ai suoi lati gli amici erano bloccati come lei da altrettanti agenti di polizia e la guardavano rammaricati, tristi che il piano non avesse funzionato.
Tuttavia non era stato del tutto inutile: lei aveva ancora la forbice in una mano e il capello nell'altra. Li conservò nelle tasche dei jeans e guardò la Moyasamu, buttata a terra in un angolo. Il poliziotto che teneva Emma era lì accanto. Così Annabeth lanciò uno sguardo all'amica, indicandole la bambola ai suoi piedi e lei capì subito cos'aveva in mente.
- Aaaaaaaaaaaaaaah - urlò Emma indicando un punto fuori dal finestrino e distraendo tutti. In una frazione di secondo diede un calcio alla Moyasamu, avvicinandola ai piedi di Annabeth, che fece appena in tempo a prenderla e a mettere nel penultimo foro il capello della madre.
In quel momento tutti si girarono a guardare Emma con sguardo interrogativo, chiedendosi il motivo di quell'urlo. Annabeth sussurrò alla Moyasamu "Pensaci tu" e la buttò in un angolo nascosto, prima che qualcuno la notasse.
Peccato che la magia della Moyasamu era già entrata in azione dal momento in cui Annabeth le aveva inserito il capello e, proprio come la bambola, la signora Kailani cadde all'indietro con un tonfo, sbattendo la testa contro lo spigolo del mobiletto dietro di lei...
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Moyasamu
Teen Fiction"Più è profonda la ferita, più sarà grande il sollievo una volta guarita" Annabeth odia la sua vita. Vorrebbe prenderla e farla a pezzi, distruggerla. Da quando suo padre è morto, si è dovuta trasferire insieme alla madre in Nuova Zelanda per proble...