Giorno 163

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"I fumatori sono una categoria umana piuttosto variopinta ma con delle caratteristiche comuni. Chissà se anche gli altri provano quel senso di vergogna che avevo io nel vedermi evitato, anche per strada, per non respirare il mio fumo. Come sono cambiate le cose in 50 anni" pensa tornando verso casa.

Lui guardava, annusava e toccava i posacenere pieni di mozziconi negli scompartimenti dei treni, da bambino.

Un odore così indelebile nella sua memoria tanto da essere rievocato, come fosse adesso, quando vede anche in televisione un portacenere pieno.

"Se lo raccontassi ai giovani di adesso non ci crederebbero"

-Ciao ragazze- dice di buonumore entrando dalla porta. -Vi ho mai raccontato di quando si fumava ovunque?

-Sì, ci hai detto qualcosa- risponde L mentre E sembra distratta.

-Ho un ricordo incredibile che una volta in treno, avrò avuto dieci anni, un elegantissimo signore dell'età di mia mamma, circa trentacinque anni, dopo essersi seduto al suo posto nei piccoli scompartimenti chiusi, estrasse dalla tasca interna del completo grigio un pacchetto e, mostrandoglielo, le chiese: "disturbo se fumo?"

Lei, sottilmente lusingata da quell'attenzione non obbligata nei suoi confronti da parte di un bel signore, con la caratteristica espressione del viso che dice -ma no, ci mancherebbe altro- rispose di no.

-Beh- interviene E dal tavolo della cucina- ho googlato e si fumava ovunque a quei tempi, era normalissimo ma non si era coscienti ancora dei danni da fumo passivo, nulla di strano.

Questo problema non esiste nella nostra moderna generazione di sigarette elettroniche perché...

-Non ricominciare a lodarti- taglia corto Lui- non ho ancora finito la storia.

Gli adulti fumavano quasi tutti in quello scompartimento, ma ti sei dimenticata che c'erano due bambini!

-Tu e chi?- chiede L.

-Mia mamma stava allattando il mio fratellino di pochi mesi!!!!

-Non ci credo- dice L sbalordita.

-Ti giuro davanti a Dio- conferma serio lui. -Quel signore chiese se avesse disturbato ma solo per cortesia, per attaccare discorso con mia mamma che era bellissima, sapendo che non avrebbe avuto in nessun modo una risposta negativa, altrimenti non si sarebbe azzardato.

Ma vi immaginate i vestiti, che profumino nello spogliarsi la sera?

Potevo io non fumare se era una cosa apparentemente normalissima?

-Suona come una giustificazione- dice E con un sorriso di sdegnata sufficienza.

-Sì, può sembrarlo, ma solo se non si riesce a contestualizzare il momento storico. Era tutto normale e quando tutto è normale lo si può fare oppure no e io lo feci, un paio di anni dopo.

Quando un genitore, un dottore, un professore o una qualsiasi figura di riferimento vietano ad un bambino (o lo costringono, uguale) di fare una cosa senza un motivo comprensibile, sembra quasi che, senza rendersene conto, lo spingano a trasgredire per fargli provare il sapore, l'esperienza della scoperta e del peccato.

Capito di cosa stiamo parlando?- dice dopo una breve pausa per lasciar il tempo alle due di comprendere la situazione di cinquant'anni prima.

Interrompe -Scusate, suona il cellulare- alzandosi dal divano per andare a rispondere in cucina.

-Vi saluto e ci vediamo domani- chiude velocemente la conversazione.

Un gesto automatico però non sfugge né all'una né all'altra: prende E in mano e, dopo averla appoggiata sul mobile per staccare il cellulare dal cavetto di carica, la riprende sedendosi sul balcone e, con un gesto automatico, fa una lunga boccata con una nuvola densa di fumo, presto dissolta.

-"...vi saluto"- ripete ironicamente sottovoce L con tristezza e con un "ahi" che dice tutto.

La stessa frase, ripetuta in modo canzonatorio verso L, con il solo lampeggiare dei led come usando l'alfabeto Morse, aveva tutto un altro significato e, se la scena fosse stata disegnata da un fumettista, la scritta onomatopeica a caratteri cubitali sarebbe stata "SBAM".

La sigaretta che non fu maiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora