Giorno 322 - Nominativo

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"Hallo, bist du morgen dabei?" scrive alla sua giovane insegnante di tedesco per chiederle conferma della consueta lezione privata di tedesco del giovedì.

"Ja" risponde lei poco dopo confermando con una manina che alza il pollice.

"Glu vino dopo"? le scrive di seguito.

"Forse mi vedo con una amica a cena altrimenti si!!" risponde lei di rimando.

"Ok spontan" chiude seguito dal pollice alzato di lei.

Marta è italiana, originaria di un paese a 3,8 km dal suo.

Da qualche mese, dopo essersi conosciuti su BlaBlaCar, sono diventati insegnante e allievo, con lezioni private non a casa ma sul lavoro, nella cucina del bellissimo e moderno studio dentistico del centro di Monaco dove lavora da ormai quattro anni.

Il suo tedesco è ancora pieno di lacune, come il manto del dalmata, a chiazze nere.

Provava insofferenza per queste mancanze e aveva deciso di impegnarsi anche in questa attività faticosa che potesse cancellare piano piano, colorando il nero di bianco, il senso di colpa pesante come uno zainetto pieno di pietre e di incomprensioni.

Un'ora e mezza il giovedì e a casa ripasso e studio.

Nominativo, accusativo, dativo e il poco usato genitivo erano concetti stabili come una quercia centenaria, per lo studio del latino ai tempi delle magistrali.

Ma, come è noto, il latino è una lingua morta, mai usata nella realtà di ogni giorno e perciò la conoscenza di quella grammatica antica, simile per certi versi a quella tedesca, lo aiutava solo un po'.

Ci sono voluti molti mesi per associare automaticamente la desinenza "-m" al dativo di ogni articolo maschile e "-r" per il femminile.

Le colleghe ridevano divertite (e all'inizio non capiva perché) quando, riferito ad una donna, usava la desinenza del nominativo, nel caso del complemento di termine, al posto del dativo che però finiva con "-r", desinenza da usare per il nominativo maschile...

Iniziare a mettere le desinenze giuste ad ogni sostantivo, articolo o aggettivo secondo il caso e il genere sembrava un'impresa disperata.

Cosa che a Lui piace. Da sempre.

"L'impresa è disperata...per questo avrà successo" si ripeteva spesso.

È il periodo natalizio e i mercatini di Natale, noti in tutto il mondo, coprono ogni piazza, piazzetta persino ogni slargo della città tedesca.

I pentoloni pieni di Glühwein, vin brulé si direbbe in Italia, stavano costantemente sul fuoco, molto spesso alimentato a legna e il loro particolare profumo di zucchero sciolto e bollito nel vino rosso scaldava la città come una copertina di etilica allegria.

"Ich gehe später zum Viktualienmarkt, kommst du mit?" gli chiede anche il dottore verso la fine della giornata lavorativa.

L'invito del suo capo di andare a bere qualcosa dopo il lavoro lo coglie di sorpresa.

Uscire in sua compagnia è sempre stato piacevole ma faticoso per l'abitudine che ha di parlare svelto, articolato e a labbra chiuse: la comprensione del suo tedesco richiede molto impegno intellettivo.

Lui aveva già un probabile appuntamento con la sua profe dopo la lezione e, nel caso lei fosse venuta, nulla avrebbe vietato di farlo diventare un aperitivo a tre.

Gli spiega la situazione, brevi accordi sull'orario e poco dopo Marta arriva; la lezione ha inizio.

Poca grammatica, molta conversazione auf Deutsch, cazzeggiando come di prammatica nei due giorni di "scuola" più belli; prima delle vacanze di Natale e prima delle vacanze estive. Il suo capo entra nella stanza adibita a cucina dove i due hanno già da qualche minuto chiuso i libri.

La sigaretta che non fu maiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora