Il giorno prima, al lavoro senza L né E, notava con un piacere sottile, quasi invisibile, che era possibile vivere senza di loro.
Nella ripetizione di gesti consueti che pochi giorni prima l'avrebbero portato a mettere in bocca E e ad aspirare più volte il suo vapore caldo quasi senza accorgersene, tipo al momento di sedersi al pc e di aprire un file del programma di disegno CAD in 3D, aveva avuto il riflesso condizionato, come i cani di Pavlov, del gesto ripetitivo, ma successe qualcosa di nuovo: si accorse di quel pensiero meccanico e lo "vide" chiaramente.
Notò con piacere che non stava cedendo alla tentazione, che il craving era leggero ma ammise che la dipendenza c'era ancora ed era come se stesse vivendo la giornata aspettando il momento del ritorno a casa.
"Non è dipendenza questa? fu il pensiero che lo sfiorò, rituffandosi nel flusso logico-razionale che il programma richiede.
Tornando a piedi verso casa e guardando dal ponte scorrere l'acqua dell'Isar con le rive biancastre per i riflessi della luna piena sui residui di neve, quasi pregusta il gesto, il rito che tra poco celebrerà, al suo rientro a casa.
Il pensiero guizza e schizza altrove:
"...tra poco...perché per esprimere il tempo si usa un avverbio di quantità?"
"Caro mio, del tempo non disputar
Non vedi che di te gioco mi prendo?
Non vedi che in te dubbio accendo?
Suvvia, finalmente, lasciami andar..."
"Il tempo non esiste..." la risposta e, nello stesso istante, vede una scena in cui fa qualcosa che non sta facendo.
Lui si blocca appoggiato alla ringhiera a guardare l'acqua del fiume che, come per lo scatto di una fotografia, si arresta.
Anche la sua attenzione si fissa su quell'immagine e ciò che sta vedendo è un riquadro all'interno del quale segue la scena che vi si svolge.
I pochi frettolosi ed infreddoliti passanti guardano quel tipo che, nel freddo a -11° della sera di gennaio in Germania, fissa immobile l'acqua.
Qualcuno rallenta il passo e dopo aver chiesto: "Brauchen Sie Hilfe?", non avendo risposta alcuna si allontana con la mimica e l'espressione di chi torna a pensare ai fatti propri, vedendo rifiutato l'aiuto offerto.
Passano i minuti: qualcuno torna indietro, sentendosi in colpa per non aver cercato di evitare una tragedia e si unisce a chi ancora sta cercando da quell'uomo una risposta alle domande.
Lui non è lì o perlomeno non nel luogo in cui sembra essere.
Un botto e si scuote.
Alcune auto, rallentando per assistere alla scena, fanno da tappo al traffico e un automobilista più distratto degli altri tampona quello che lo precedeva che a sua volta aveva dovuto frenare bruscamente per non fare altrettanto.
All'improvviso il suo tempo ritorna; sente freddo, la schiena bloccata e il torace rigido perché, camminando, si era aperto il cappotto, come faceva sempre per disperdere il calore del movimento.
-Alles in Ordnung...es geht mir gut...kein Problem- risponde nel modo più rassicurante possibile alle preoccupate domande non capendo il motivo di quel assembramento intorno a lui...
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La sigaretta che non fu mai
Paranormal"Lui" è un artigiano costretto a fuggire da una situazione economica disastrosa della sua attività di imprenditore e del settore in generale. Per una relazione che dura da quarant'anni, "L" come sempre lo segue. Si trasferiscono in Germania, a Monac...