Giorno 2 - Lui

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Lui lavora da tre anni e mezzo come odontotecnico nella città tedesca capitale economica d'Europa: Monaco di Baviera lo ha "salvato" offrendogli l'incarico di responsabile del laboratorio protesico di uno studio dentistico del centro città, dopo l'esperienza da titolare vissuta in Italia ed iniziata trentacinque anni prima.

Come nelle favole, bastò un'inserzione su di una rivista specializzata di settore, diffusa nella città bavarese, per aprire la via insperata verso un cambiamento, da molti ritenuto temerario, esattamente il primo giorno di pubblicazione.

Il "caso" volle che il dottore stesse rinnovando radicalmente lo studio e allestendo ex novo il laboratorio.

Come la trama di un romanzo: un incontro, un breve colloquio informale, un'occhiata distratta al curriculum vitae e le mani si strinsero.

- Dovrò migliorare la lingua- disse in un tedesco tremolante ed incerto.

-La lingua non è problema- rispose in italiano.

-Non ho mai lavorato al CAD CAM- lo informò temendo il crollo del castello di carte...

-Io anche...insieme impariamo- rispose Thomas, il suo futuro principale, svelando il suo discreto italiano, con un sorriso che sembrò tramare uno scherzo crudele, tanto incredibile sembrava quella storia...

La mattina precedente si era svegliato con i primi sintomi del raffreddore che spesso in quel periodo dell'anno lo infastidivano; il mal di gola che inizia sotto il palato come una irritazione leggera per poi trasferirsi al resto del cavo orale ed il solito cerchio alla testa non lasciavano dubbi: fumato troppo nei giorni scorsi.

Anche stamattina si trova seduto davanti al tavolino da muro pieghevole a guardare fuori dalla finestra della cucina che dà sul cortile interno, con una maglia pesante sopra il pigiama e la tazza di caffellatte davanti, momento fondamentale della giornata.

"Ciao, come stai? Dov'è il tuo compagno? Da un po' ti vedo sola... è successo qualcosa?"

Segue con lo sguardo la sua amica scoiattolo che di tanto in tanto lo saluta facendo incredibili evoluzioni, sfidando Newton e le sue leggi tra i rami degli alberi rinsecchiti dal freddo del giardino sotto casa, molto visibile per il manto marrone sullo sfondo bianco della neve.

Si blocca all'altezza della sua finestra, al secondo piano, su di un ramo che oscilla sotto il suo peso, guardando verso di lui per brevi, lunghissimi istanti.

L'ondeggiare del ramo in sincronia inversa con il movimento della sua lunga e folta coda gli svela finalmente la meravigliosa funzione delle dimensioni sproporzionate di quell'appendice.

Come il bambino che appena si alza in piedi ed inizia a camminare apre le braccia o l'acrobata che sulla fune tiene in mano un palo lunghissimo.

Cercano e trovano l'equilibrio.

Scartando una nocciolina con le abili zampette ed i dentini affilati, lei sembra rispondere: "non ho ieri...non ho domani e pensi che per questo sia meno felice?"

Distoglie lo sguardo e salta più in alto sfruttando l'elasticità del ramo, rispondendo così alla sua stessa domanda.

Un dispiacere affiora insieme ad un ricordo: gli occhi desolati della femmina rimasta sola nella gabbietta dello zio crudele, dopo l'agonia del compagno morto per indigestione di arachidi.

"Perdonami... se eri triste con il tuo amore, non immagino quanto lo fosti senza...ero bambino e mi divertiva vedervi aprire i gusci così velocemente."

L'ultimo sguardo di lei, prima di scomparire alla sua vista sembra dirgli: "Non l'hai fatto apposta...le cose succedono."

-Ciao, come stai?

La sigaretta che non fu maiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora