Giorno 353 - Giovedì

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-Ieri sera ero troppo stanco per parlare di una cosa simile e poi non è che certi argomenti si possano trattare a comando...- dice loro al mattino alzandosi dal letto, avvitando la moka e facendo forza con due mani per stringerla.

-Sì sì tranqui, scialla- dice E col suo slang.

-Non c'è problema, capisco- aggiunge L con il suo, con l'attenzione di chi vuol stare a vedere una cosa...

Infatti, è come in cuor suo temeva.

Ogni mattina sperava, pregava, recitava mantra propiziatori perché si avverasse il suo desiderio.

Niente, lui dopo il caffè mette in bocca la fessura di E e fa tre aspirate profonde.

Il suo desiderio era sia altruisticamente sia egoisticamente sincero.

Egoistico perché, se lui fosse stato ancora dipendente dalla nicotina, prima o poi, in una crisi che sempre arriva o in un periodo di forte stress, avrebbe potuto accenderla e buonanotte al secchio; ritornare a vivere la menzogna.

Altruistico perché oramai sapeva quanto fosse stato fisicamente insano il loro rapporto nel passato e non avrebbe mai voluto essere la causa di una sua malattia.

-Perché hai detto che fu un aiuto?- dice E con vivo interesse che lo fa ben sperare, con gradita sorpresa, della maturità della giovane alla quale non era sfuggito quel particolare.

-Se mi hai fatto questa domanda significa che, da qualche parte dei tuoi circuiti, lo sai già.

Non ti rispondo per non toglierti la possibilità di conoscere la risposta da sola.

Tu l'hai già capito, vero L?

-Sì- risponde lei piegando in avanti e indietro due-tre volte il filtro.

-Ecco, ti prego di lasciare che la nostra amica ci arrivi da sola...

-Capisco, farò così- annuisce L.

-Non ricordo dove ero arrivato...ah sì il mio capo che mi sgama ed io che mi vergogno.

E nonostante la vergogna e tutto il resto, tengo tua sorella tra le mani e in bocca fino alla fine, guardandola con disprezzo, a momenti anche fissandola e parlandole...

Tutto serve a qualcosa altrimenti non sarebbe, accadrebbe altro che servirebbe a qualcos'altro. Quello servì a qualcosa.

Tutto quello che accade, accade per un motivo altrimenti non accadrebbe...come il chiedersi per anni il perché i fumatori guardino ogni tre secondi la sigaretta che stanno fumando, cosa che faccio anche con te E, quando guardo il livello del liquido nel serbatoio, per vedere di quanto si sia accorciata e quanto resti ancora per finirla.

Perché, perché, perché mi chiedevo nel guardare la sigaretta che si accorcia. E guardando il liquido. Tempi diversi perché il liquido dura diversi giorni ma stesso motivo del gesto.

Perché, mi chiedevo spesso, impostavo, programmavo i tempi della giornata in cui avrei fumato la prossima sigaretta, calcolavo la quantità di sigarette che avrei fumato quel giorno, secondo gli impegni o le possibilità che avevo di fumarne, le pause o i previsti tratti di strada da fare a piedi e perciò la possibilità di fumare? Perché calcolavo quante sigarette avevo nel pacchetto e le razionavo per fare in modo che ce ne fossero sempre in quantità sufficiente per il giorno seguente, fino al previsto contatto con il tabacchino in orario di apertura?

Perché solo una volta in quarant'anni di "onorata carriera" comprai una stecca?

E quasi mai più di un pacchetto alla volta? E perché, sia che mi trovassi in auto, a piedi per strada o appoggiato allo stipite della porta finestra che dà al balcone, guardavo la sigaretta ridursi?

La sigaretta che non fu maiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora