LA CADUTA

Capitolo 1

Non era così che Clarke pensava che tutto sarebbe andato nella sua vita. Pensava di aver trovato la persona con cui avrebbe trascorso il resto della sua vita. Si è scoperto che non era affatto chi pensava che fosse. Ora era in fuga, temendo per la sua vita.

L'ultima cosa che le disse fu: "Se provi a lasciarmi, ti ammazzo".

Aveva la sensazione che fosse il tipo di persone che avrebbe mantenuto la promessa, e quelle parole la perseguitavano ogni giorno. Ma un giorno se ne andò comunque senza nient'altro che un piccolo zaino e i vestiti che aveva addosso. Corse lungo la strada nella direzione opposta a quella presa dalla sua macchina un giorno che lui era andato al lavoro. La prima notte la trascorse dietro un cassonetto con il terrore che lui l'avrebbe trovata, aggrappandosi più forte che poteva al biglietto dell'autobus.

La mattina dopo era sul primo autobus fuori città. Cambiò mezzo in ogni città e attraverso la contea, senza mai restare a lungo nello stesso posto finché non finì i soldi e si ritrovò a Polis, una piccola cittadina tra le montagne, nell'ultimo posto in cui pensava che avrebbe guardato. Ha scelto di non restare in città, per via della troppa gente e delle troppe domande. Ha tracinato i piedi fuori città finché non è più riuscita a camminare. Era esausta, affamata, sporca e soffriva molto.

Si stava facendo buio e aveva bisogno di trovare un riparo per la notte. Clarke si guardò intorno e non vide nulla, tranne le montagne da un lato, ma una luce sul lato opposto si mostrò come un faro. Vide un cartello che diceva Wood's Ranch scolpito nel legno. Ignorò il cartello 'Divieto di ingresso', scavalcò la recinzione e camminò per quello che sembrò un miglio quando alzò lo sguardo e vide un fienile rosso vivo con accanto una casa di dimensioni modeste. Notò altri edifici intorno, ma il fienile la chiamava. Era come un segno o almeno un santuario. Il suo cuore batteva forte per la paura di essere catturata, ma si insinuò comunque.

Cavalli giganti stavano nelle stalle su ciascun lato, le orecchie dritte alla sua vista, e pestavano e sbuffavano perché non la riconoscevano. Non sapeva nulla di animali, soprattutto di cavalli, ma sapeva che non doveva spaventarli.

"Tranquilli", sussurrò Clarke. Si stupì di quanto la sua voce fosse rauca dopo non averla usata per giorni e il suo stomaco brontolò alla vista di un cesto di mele fresche in fondo al fienile. Raggiungendolo, afferrò velocemente il cestino, sentendosi in colpa per aver rubato, ma era sul punto di morire di fame e promise a se stessa che avrebbe ripagato il proprietario. Prese anche un paio di coperte e si guardò intorno alla ricerca di un posto dove rannicchiarsi per la notte. Notò un soppalco e lentamente si arrampicò sul fienile e vi preparò un letto.

Aveva dormito come una bambina quella prima notte, e per gran parte della sua giornata. Questo finché non sentì la porta della stalla aprirsi e si raddrizzò con un sussulto.

"Buono, Zeus..." disse una voce di donna, era dolce e forte allo stesso tempo e fece si che Clarke si affrettasse in avanti a carponi per vedere chi parlava, quando avrebbe dovuto aver paura di essere sorpresa. "Buono, ragazzo". I cavalli sotto sbuffarono e pestarono, chiaramente cercando di dire alla loro persona che si nascondeva lì.

Clarke riuscì a sbirciare oltre i mucchi di fieno e intravide dei lunghi riccioli color castagna, legati in trecce coperte da un cappello da cowboy nero. La donna sembrava avere più o meno la sua età, ma non poteva affermarlo con certezza. Indossava una flanella verde e jeans infilati in stivali infangati. Clrake non poteva dire nient'altro, perché le dava le spalle.

"Dannazione, vorrei poter vedere la sua faccia" sussurrò Clarke a se stessa.

"Ade, cosa c'è che non va? Che cosa vi ha suscitato?" La donna giunge dove prima c'erano le mele. Con il cuore che le martellava, Clarke si nascose dietro il fieno proprio mentre la ragazza iniziava a girarsi e poteva sentirla scrutare la stalla prima di dire. "Beh... è strano. Indra vi ha dato tutti i dolcetti extra?"