Capitolo 22

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"Eccomi" Clarke incontrò i suoi occhi, ma non sussultò quando il suo sguardo curioso incontrò il suo. "Ho sentito che mi stavi cercando".

La detective Cartwig si fece avanti. "Devi venire con me, adesso" la prese per il braccio e il panico la colse così forte che aveva difficoltà a respirare. Clarke sussultò e lottò per liberarsi dalla costrizione, ma la donna rafforzò la presa. Le lacrime le rigarono il viso mentre guardava impotente Lexa.

Lexa balzò accanto a lei, con rabbia e preoccupazione evidenti sul viso. "Lasciala andare! Lei è la vittima!"

"Non capisci cosa sta succedendo?" urlò Raven. I cani iniziarono a ringhiare, ma Lexa li fermò con una mano.

"Puoi ascoltarla, per favore?" disse Anya con fermezza, la sua mano avvolta intorno alla vita di Raven, trattenendola.

Clarke li sentì tutti, ma il suo respiro stava diventando più pesante. "Io... io... per favore non farmi del male... per favore.... Mi dispiace. Mi dispiace" le mani di Cartwig si allontanarono da lei e la bionda cadette immediatamente sulle ginocchia e strisciò fino all'angolo della cucina prima di raggomitolarsi come una palla.

"Tesoro" Lexa parlò piano, ma tutto ciò che poteva fare Clarke era dondolarsi avanti e indietro, cercando di impedire alla paura di sopraffarla. "Devi respirare Clarke. Respira con me".

Scosse la testa mentre le lacrime cadevano più forti. "Io... io... non posso" balbettò. Clarke si artigliò il petto che sembrava come se le stesse crollando addosso. Chiuse gli occhi, ma quando lo fece vide Finn. Riaprì gli occhi e si concentrò su Lexa.

"Devi" insistette Lexa e le tese la mano. "Dimmi tre cose che hai sentito".

"Ticchettio, cani che ringhiano, la tua voce" Clarke faticò a pronunciare le parole. Guardò la mano di Lexa, ma non riuscì a far collaborare il suo corpo come avrebbe voluto.

"Cosa vedi?" la voce di Lexa era calmante e ferma e Clarke vi si aggrappò come un'ancora di salvezza.

"Te, il tavolo della cucina, i cani" sussurrò più facilmente.

"Cosa puoi sentire?" chiese Lexa con la mano ancora tesa. Clarke finalmente riuscì a muovere il corpo e prese la mano della bruna tra le sue, attirandola più vicino- aveva bisogno di lei come aveva bisogno dell'aria. Prima non aveva nessuno a cui rivolgersi, ora sì.

Fece del suo meglio per ricordarlo.

"La tua mano, il pavimento freddo e il cuore che mi batte forte nel petto" Clarke alla fine guardò Lexa e vide i suoi occhi pieni di preoccupazione.

"Va bene, Clarke. Ora abbina il tuo respiro al mio" Lexa le strinse dolcemente la mano. "Dentro e fuori" Clarke imitò il suo respiro e finalmente riuscì a respirare di nuovo.

"Mi dispiace" Clarke sentì altre lacrime scorrerle lungo le guance, ma Lexa scosse la testa. "Mi dispiace. Odio tutto questo... mi dispiace" cercò di non piangere, ma più provava, più piangeva.

"Posso toccarti?" chiese Lexa mentre si avvicinava ancora di più. Clarke annuì, avendo bisogno del contatto tanto quanto la bruna. Le si arrampicò in grembo e sospirò di sollievo quando le braccia di Lexa la avvolsero strettamente. "Stai bene. Sei al sicuro e non permetterò a nessuno di prenderti. Lo prometto".

Clarke sbirciò oltre la spalla di Lexa e vide Raven fissare la detective con le mani sui fianchi con Anya in bilico accanto a loro con uno sguardo identico. Cartwig rimase lì a guardare avanti e indietro tra loro con un'espressione accigliata sul viso. La guardò di nuovo negli occhi e vide la fronte della donna aggrottarsi pensierosa.

"Qualcuno può dirmi cosa sta succedendo?" chiese. Prima che Clarke potesse rispondere, Raven si mise tra lei e Cartwig con le braccia incrociate sul petto.

LA CADUTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora