1.Bel nome

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Premessa:
Ho scritto questa storia,basandomi sulla mia fantasia.Tante cose scritte,non rispecchiano la realtà.

Milano quel giorno,era soleggiata.C'era un'aria diversa,quasi più pulita.Probabilmente era solo la mia immaginazione,perché ero semplicemente felice.Finalmente avevo ottenuto il lavoro che avevo tanto desiderato e anni di sforzi potevano essere finalmente ripagati.
Ero riuscita a diventare aiuto medico sportivo.Sognavo fin da bambina di lavorare in questo ambito e finalmente ci ero riuscita.Inoltre,ero riuscita a farmi collocare a Milanello,dove si allena la squadra del calcio che fin da piccola mio padre mi ha educato a tifare:il Milan.Per me era un sogno doppio che si avvera,anni di studio e notti insonnie.Per questo lavoro,avevo messo da parte tutti i miei affetti,la mia vita sociale,i miei amici e molti ragazzi che trascuravo per studiare tutto il giorno.

Il mio primo giorno,me lo ricordo come se fosse ieri:tremavo all'idea di avvicinarmi finalmente al campo.Avevo il batticuore e non avevo idea di come portarmi.Per fortuna con me avevo Matteo,uno dei miei più cari amici che qualche anno prima di me era riuscito ad ottenere un lavoro nello staff medico del Milan.

«Allora,adesso andiamo a conoscere la squadra che sta facendo l'allenamento e poi vediamo il lavoro da fare.»mi spiegò,Matteo.Era una grande fortuna averlo a lavoro perché almeno sapevo di non essere completamente da sola.

Annuí,seguendolo verso il lungo corridoio che avrebbe poi portato al campo dove i giocatori si stavano allenando.Per me era strano vederli dal vivo,dopo anni passati davanti allo schermo a seguire le partite con mio padre.

«Non essere agitata Bianca,sei in gamba.»mi rsssicurò,un attimo prima di uscire.«Grazie di aiutarmi,non so cosa avrei fatto da sola il primo giorno.»risposi sorridendoli.

Ed era vero.Sono sempre stata una persona molto insicura di sé.Non ho mai avuto una grande percezione di quello che facevo e mi sono sempre considerata abbastanza mediocre.Ho sottovalutato ogni cosa che mi riguardava,fin da bambina.In un certo senso,mi ha aiutato a spronanrmi a dare sempre il massimo,ma alcune volte mi buttava giù e mi faceva sentire un fallimento.

Quando fummo nel campo,non riuscivo a capire dove guardare:era un mondo nuovo per me e mi sentivo spaesata.Una volta arrivata però,sentii tutti gli occhi addosso.Tutti i giocatori si erano avvicinati a me e Matteo,richiamati dal loro mister,Stefano Pioli.

«Ragazzi,ordine perfavore:abbiamo una signorina,siate gentili.»disse il Mister,avvertendo i suoi ragazzi.

«Mi chiamo Bianca,faccio parte dello staff medico e per me è un sogno essere qua:fin da bambina speravo di riuscire ad entrare in questo posto e ora che ci sono riuscita,spero che possiamo lavorare insieme e soprattutto voglio aiutarvi in caso doveste avere bisogno di me.»dissi presentandomi.

Tutti quanti mi guardavano attenti e sinceramente ero un po' intimità da questa cosa,sopratutto considerando che poche donne sono state prese a fare parte dello staff medico.

Fra tutti però,il mio sguardo cadde proprio su uno in particolare:Theo Hernandez.Lui non mi stava guardando,anzi,stava accuratamente guardando le sue scarpette sul terreno verde.Non mi stava minimamente prestando attenzione e sembrava completamente disinteressata a qualsiasi cosa io stessi dicendo.

«È un onore,signorina.»rispose uno di loro,Davide Calabria,il capito della squadra.

«Anche per me,e non voglio rubarvi altro tempo,quindi tornate ad allenarvi:venerdì avrete una partita importante.»dissi,lasciandoli finalmente liberi.«Ottima presentazione,Bianca.I ragazzi saranno ben disposti a lavorare insieme a te.»mi disse il loro allenatore,che aveva un aspetto molto simpatico e alla prima impressione disponibile.

Sorrisi lasciando il campo ed entrando in quello che sarebbe stato il mio studio.Ero così emozionata di avere qualcosa di mio che non mi ero neanche preocuppata di togliermi la giacca.Appena mi sedetti sulla scrivania,mi sentii realizzata:ce l'avevo fatta e non avrei permesso a niente e nessuno di portarmi via il mio sogno.

Mi sistemai,e aprii subito il quaderno che mi aveva lasciato Matteo con scritte le annotazioni fisiche dei ragazzi.Erano messi tutti abbastanza bene,apparte qualche lieve fastidio muscolare nella norma.Volevo mettermi in gioco e sentivo di poterlo fare.

Ormai era pomeriggio e avevo passato la mia intera mattinata a risolvere alcuni documenti basici della burocrazia di questo lavoro.La partita di venerdì era vicina e sarebbe stata la mia prima volta allo stadio.Nonostante ogni domenica guardavo le partita con mio padre,non abbiamo mai avuto la possibilità di andare allo stadio.Sono cresciuta in una famiglia di ceto sociale medio ma che comunque non si poteva permettere di andare a San Siro.I miei genitori non mi hanno mai fatto avere delle mancanze,anzi,hanno cercato in tutti i modi di darmi sempre il meglio.Io però,a 16 anni oltre ad andare a scuola ho iniziato a lavorare,così ho messo da parte i soldi per pagarmi un appartamento a Milano vicino alla mia università,dove sono entrata grazie ad una borsa di studio.

«È permesso?»domandò una voce con un accento strano,francese presubilmente.Arrivó Theo Hernandez nel mio studio,che in realtà non aspettavo per nessuna visita.«Certamente,hai bisogno?»domandai guardandolo.

I suoi occhi erano enigmatici.Ti ci saresti potuta perdere dentro nel giro di pochi secondi.Il suo sguardo era strano,continuava a fissarmi senza preferire parola e aveva iniziato a mettermi un po' a disagio:non ero abituata ad avere gli occhi addosso.

«Ho un fastidio muscolare,speravo potessi aiutarmi,so che non ho un appuntamento ma mi sento tirare.»mi spiegò,avvicinandosi alla mia scrivania.«Stenditi pure.»disso soltanto,indicandoli il lettino.

Mi voltai,cercando la sua cartella fra tutte le mille scartoffie che mi aveva affidato Matteo.Quando però,tornai a guardare verso il lettino,trovai Theo privo dei pantaloni,con solo dei boxer neri addosso.

«Cosa fai?»dissi in imbarazzo,e dio mio,ero certa di essere diventata completamente rossa in viso.«Mi fa male il legamento inguinale.»rispose soltanto,con molta scioltezza e tranquillità.

Sospirai,sentendomi fin da subito a disagio in quella situazione.Non mi era mai capitata una cosa del genere e per me era tutto nuovo.

«Sei agitata?»mi chiese,osservando il mio comportamento:ero ridicola,non agitata.«No no, è solo che non mi hanno avvisato di questa cosa.»risposi cercando di non imppapinarmi con le mie stesse parole.

Mi presi coraggio,e toccai la sua zona.Ero agitata,quasi tremavo.La sua pelle però,era morbida,liscia e io stavo andando completamente a fuoco.Notai però,che nel sentire il tocco della mia mano pure lui aveva rabbrividito,sembrava quasi come se avessimo avuto una scossa fulminante.

«È infiammato.»risposi notando come rimaneva teso.«Ti servono due giorni di riposo,se venerdì vuoi giocare.»osservai,continuando a testare la zona inguinale.

«Mi piace come tocchi,sei delicata.»il suo commento,mi fece rabbrividire ancora di più.Non aveva detto niente di importante,ma sentii il mio corpo andare a fuoco.«Grazie,faccio soltanto il mio lavoro.»risposi cambiando velocemente argomento.«E sei molto brava.»aggiunse.

Okey,ci sapeva fare.Sapeva benissimo cosa dire e soprattutto in che modo parlare.Aveva fascino e carissima,glielo si poteva leggere in faccia a caratteri cubitali.

«Bianca,vero?»mi domandò ricordando il mio nome:durante la mia presentazione sembrava non avermi ascoltato,invece si ricordava come mi chiamavo.«Si.»risposi.«È un bel nome.»continuò sorridendomi.

Sorrisi,spostandomi e prendendo il suo fascicolo per prescriverli una crema per l'infiammazione.

«Abbiano finito,se vuoi andare.»commentai.

Lui annuí e lasciò il mio studio poco dopo.

Come primo giorno non era male.

Una linea così sottile/T.HDove le storie prendono vita. Scoprilo ora