22.Chiamata

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A Milano c'era il sole quella mattina,ed era strano perché ormai era arrivato il periodo freddo dell'anno.Le mie giornate erano state molto simili al tempo:avevo lavorato tutti i giorni,perché a Milanello gli infortuni erano sempre più frequenti e quando tornavo a casa,ero troppo stanca anche solo per uscire per una caffè.

Quel giorno però,era una giornata di lavoro diversa.Erano arrivati in soccorso,alcuni membri dello staff medico della primavera e io mi dovevo occupare di portare i giocatori a fare anche le sedute di fisioterapia.

Ero seduta su una sedia nella sala d'attesa,ad aspettare che Rafael Leao finisse di fare i suoi esercizi,per recuperare un problema muscolare alla coscia destra,a seguito di uno scatto.Pultroppo c'erano alcuni casi che io potevo trattare,ed altri che invece era meglio affidare a dei fisioterapisti.A Milanello però,tutto lo staff era all'opera della squadra per arrivare freschi a martedí,quando si sarebbe tenuta la partita di Champions contro il Borussia Dortmund.

«Possiamo andare.»sentii la voce di Rafael,segno che aveva finito la visita.«Come è andata?»li chiesi alzandomi da quella scomoda sedia.

Rafael scosse la testa,mentre uscimmo dalla struttura,per arrivare alla mia macchina parcheggiata.«Non penso che giocherò martedì.»rispose lanciando un sassolino da per terra.
«Mi dispiace,vedrai che recupererai presto.»dissi cercando di rassicurarlo.

Entrammo nella mia auto,partendo diretti verso casa di Rafael,in zona Porta Nuova,dove avrei dovuto lasciarlo.

«Tu come stai Bianca?»mi domandò all'improvviso.«Bene,sono solo stanca per il lavoro.»risposi fermandomi al semaforo rosso.

«Come fai a non staccare mai?Lavori quasi più di tutti a Milanello,ti servirebbe una vacanza.»commentò ridendo e facendo ridere anche me.

Io sapevo bene perché continuava a lavorare con ritmi,alquanto esagerati,sopratutto in quel periodo.Era difficile nascondere anche a me stessa,quanto io in realtà stessi soffrendo.Stavo male,piangevo quando ero da sola, ma cercavo di distrarmi con il lavoro che era l'unica cosa a tirarmi su di morale.

Dalla sera dopo il mio compleanno,erano passate quasi due settimane ed equivalevano ai giorni in cui non parlavo più con Theo.Lavorando nello stesso posto,lo vedevo ogni giorno e anche se fra noi c'erano degli sguardi,non ci parlavamo mai.Sulle riviste erano usciti diversi articoli di lui alle feste,con diverse ragazze accanto e io ormai cercavo di non leggerli più, anche se era particolarmente difficile non farlo,sopratutto con i diversi social.

«Theo mi ha detto che avete discusso.»commentò,con un tono un po' insicuro nel parlare.Forse voleva aprire il discorso,ma non sapeva se fosse il momento giusto.«Li ho chiaramente detto di non volerlo più vedere,non abbiamo solo discusso.»risposi guardando Rafael.

«Lui è convinto che ti passerà,io so quanto ci tiene,Bianca.»aggiunse,cercando di portarmi dalla parte del suo amico.
«Deve smettere di dare le persone per scontate allora.»contrabbatei.

«Tu lo ami,vero?»mi chiese,sporgendosi in avanti per guardarmi.

Certo che lo amavo.I miei sentimenti non erano spariti da un momento all'altro,o a causa della discussione che avevamo avuto.

«A cosa serve amare qualcuno che non è neanche interessato a te,se non a livello sessuale?»domandai io a Rafael:ammetendo ad alta voce il problema principale tra me e Theo.

«Tu credi che lui sia solo interessato a te per il sesso?»mi chiese subito dopo.«Sei fuori strada,Bianca.Non l'ho mai visto parlare di nessuna, come parla di te.»continuò.

«Rafa,mi ha ferita,io ci sono rimasta così male proprio perché ne sono innamorata.»risposi infine,parcheggiando la macchina sotto casa sua.

«Domani,prova a parlarci,magari risolvete.»disse,scendendo dalla macchina.

Una linea così sottile/T.HDove le storie prendono vita. Scoprilo ora