25.Pantaloncino e mutandine

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Ti amo

Due parole semplici,che però racchiudevano qualcosa di così tanto significativo.Da ragazzina,dicevo queste parole molto a caso,pensando che l'amore fosse il primo ragazzo che dimostrava e mi dava delle attenzioni.
Perchè quando sei piccolo,non conosci l'amore e non sai quanto esso può essere profondo.Quanto sia significativo e importante amare qualcuno.

E Theo,quelle parole me le aveva dette,raccontandomi anche le sue paure.Theo mi aveva detto ti amo in una delle giornate più difficili della mia vita,ma in cui le sue parole mi facevano sentire al sicuro.Nessuno mi aveva mai detto di essersi innamorato di me,come lo fece lui.Theo mi aveva raccontato cosa lo preoccupava del nostro rapporto,ma anche ciò che lo rendeva felice.Io anche ero tremendamente felice quando ero con lui.Mi faceva stare bene,meglio e ogni volta mi sembrava di respirare una boccata d'aria fresca,di cui avevo un necessario bisogno.

Eravamo ancora seduti sui gradini dell'ospedale,con il freddo che portava ,sempre l'arrivo dell'inverno.Non ci scambiammo nessun bacio passionale che sigillava le sue parole,non ne avevano bisogno.Theo,teneva strette le mie mani,e aveva appoggiato quasi con timidezza le sue labbra sulle mie:in un bacio semplice,ma profondo.

«Anche io ti amo,Theo.»li risposi,tenendo la testa ferma sulla sua spalla.

In quel momento,sorridevo come una bambina a cui avevano appena comprato il regalo di Natale.Dall'altra parte però,avevo il pensiero fisso su mio padre e sulle sue condizioni.
Avevo paura che qualcosa fosse andato storto,che io non potessi più vederlo.

«Mi dispiace che le cose siano andate così,avrei voluto dirtelo in un momento sereno.»commentò,notando il mio silenzio.Mi aveva capita subito.Ma non era vero,aveva solo migliorato quella giornata così cupa.

«Non sentirti sbagliato ad avermi detto quello che provi,mi hai fatto tornare il sorriso.»dissi,alzandomi.

Theo mi seguì e rientrammo ancora più uniti di prima,in quel maledetto corridoio di ospedale che sembrava essere infinito.Ero stanca,volevo riposare ma non sarei mai riuscita a chiudere gli occhi in quella situazione.Quando arrivammo,seduto,c'era solo Christian,che guardava qualcosa davanti a sé.

«La mamma?»domandai.«Papá ha finito l'operazione,mamma è andata nella sua camera.»rispose,guardando per terra.«Perchè tu non sei andato?»li chiesi non capendo.«Non lo so,non riesco a vederlo in un lettino d'ospedale,se vuoi vai te con Theo.»

Christian era forte.Molto più forte di me,ma io sapevo quanto ammirasse nostro padre.Per lui,era sempre stato una roccia,qualcuno da ammirare e da cui prendere esempio.Mio fratello venerava mio padre,come un idolo.Avevo capito quanto male li facesse la sua condizione di salute in quel momento,ma non volevo interferire.Anche lui era crollato,aveva bisogno di staccare un po' la spina.

Poi in lontanza,vidi arrivare mio madre.Nonostante la stanchezza,stava sorridendo,quindi aveva buone notizie.

«Papá sta bene.Deve riposare e i medici lo vogliono tenere sotto controllo.»rispose,senza neanche farci parlare.

«Menomale.»dissi abbracciandola.

***

«Prometti di trattarla come una principessa?»queste furono le parole con cui avevo lasciato mio padre.Aveva parlato con Theo e li aveva raccomandato,solo di farmi stare bene.

Mio padre si era ripreso dalla sua operazione piano piano,aveva ripreso subito conoscenza ed era tornato ad essere la solita persona attiva che tutti conoscevamo.Quando eravamo rimasti solo io e lui,mi aveva confessato quanto li dispiacesse conoscere Theo in quelle condizioni,ma alla fine io lo avevo soltanto presentato come un ragazzo speciale,nulla di più,ma lui aveva già capito.

Una linea così sottile/T.HDove le storie prendono vita. Scoprilo ora