Prologo

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<E grazie per aver volato con noi> recitò la voce registrata dell'aeroporto.

Izuku alzò gli occhi al cielo e seguì la madre, che tutta agitata camminava verso l'uscita.

Non era stato un mese facile, l'ultimo. Da quando Inko lo aveva informato che si sarebbero trasferiti dal suo fidanzato – più che informato, glielo aveva chiesto, ma Izuku non aveva avuto cuore di dirle di no – era stato un continuo di permessi, scatoloni e valige. L'unico lato positivo di quella vicenda, diceva tra sé e sé, era il non dover più vedere i suoi bulli. Loro di certo non gli sarebbero mancati.

Izuku Midoriya non aveva avuto una vita particolarmente facile e felice, fino ad allora.

Era nato in una famiglia in cui la moglie aveva tanto voluto un figlio, mentre il marito era un semi-alcolizzato che ne avrebbe fatto volentieri a meno. Ricordava ancora la totale indifferenza di suo padre verso qualsiasi cosa che lo riguardasse.

Quando aveva cinque anni, per la festa del papà, Izuku gli aveva regalato una collanina che aveva fatto a scuola con le perline azzurre di una sua amica. Non appena gliel'aveva data, tutto fiero di aver creato con le sue piccole mani qualcosa di tanto carino, suo padre si era limitato a guardarla, lanciarla sul tavolino poco lontano e tornare a bere la sua birra. Si ricordava perfettamente la delusione e la tristezza che aveva provato, così come le urla di sua mamma. Lei aveva gridato contro al marito quanto fosse stato insensibile e quanto questo avrebbe potuto influire sulla crescita di Izuku.

Alla fine, due anni dopo, aveva sbattuto Hisashi fuori casa.

Già. Proprio sbattuto.

Inko, per quanto piccolina, era una donna tanto forte. Al settimo compleanno di Izuku, suo padre era stato talmente tanto ubriaco da non aver visto il figlio ed essergli caduto addosso, facendogli sbattere la testa su un mobile. Non appena Inko aveva visto il sangue del suo bambino sul pavimento, era andata in bestia. Dopo essersi accertata che Izuku stesse bene abbastanza da poter aspettare qualche istante, aveva preso per un braccio il marito e, sfruttando la sua momentanea debolezza dovuta all'alcool, lo aveva chiuso fuori da casa intimandogli di non farsi vedere mai più, altrimenti avrebbe chiamato la polizia e lo avrebbe denunciato per abuso su minore. In realtà, il padre di Izuku non lo aveva mai picchiato, ma essendo perennemente ubriaco e avendo procurato al figlio una ferita sulla testa, Inko non avrebbe fatto fatica a farsi credere. 

Dopodiché, lei aveva semplicemente abbracciato il suo bambino e piangendo insieme a lui gli aveva chiesto scusa per non essere riuscita a mandare via prima quell'uomo. Aveva divorziato dopo poche settimane, e Izuku era anche abbastanza certo che si fosse presa la potestà genitoriale.

Da quel momento, la loro vita era in parte migliorata e in parte peggiorata. Non avendo più in giro Hisashi, Inko si era visibilmente rilassata. Sorrideva sempre e, quando aveva tempo, giocava con Izuku con una luce nuova. D'altra parte, non poteva più contare sullo stipendio striminzito ma utile del marito. Si era dovuta trovare un secondo lavoro ed era stata obbligata a lasciare spesso Izuku più tempo a scuola.

Quello aveva segnato l'inizio dell'inferno, per lui.

Era sempre stato un bambino molto timido e poco loquace, con chi non conosceva. Alle elementari era andato tutto bene, ma alle medie aveva iniziato a soffrire pesantemente di bullismo. E per pesantemente intendeva proprio tutto. Insulti, percosse, a volte addirittura pedinamenti fino a casa. In molti credono che i ragazzini delle medie siano troppo piccoli per fare certe cose, ma si sbagliano. Izuku era finito nel mirino proprio di quei tre teppistelli che erano amici dei ragazzi grandi, quei ragazzi da evitare quando li si incontrava per strada. Era piuttosto certo che fossero loro a suggerire ai suoi bulletti cosa fargli.

Alle superiori non era cambiato nulla. Sua madre lo aveva messo quando era ancora piccolo in un istituto a basso costo che comprendeva elementari, medie e superiori, quindi gli studenti rimanevano sempre gli stessi. Per sua fortuna, Izuku aveva avuto nella sua classe uno solo dei bulli delle medie, ma gli altri non la smettevano di tormentarlo nei corridoi.

Contemporaneamente, Inko aveva trovato un fidanzato. Un bellissimo, muscolosissimo e ricchissimo fidanzato. Produttore, sceneggiatore o regista della maggior parte dei film più famosi sulle principali reti streaming. Insomma, un pezzo grosso. Si erano conosciuti in ospedale, a detta di sua madre. Lui era in viaggio d'affari nella loro città e aveva fatto un incidente d'auto. Nulla di grave, ma era stato portato in ambulanza al pronto soccorso dove Inko lavorava, e ovviamente l'infermiera che gli era capitata era stata proprio lei. Da quello che aveva capito, tra loro due era stato amore a prima vista.

Avevano iniziato a frequentarsi, e inizialmente Izuku ne era stato contento. Sua madre meritava di essere felice. Il problema era sorto quando quest'uomo aveva iniziato a venire sempre più spesso e a portargli via sua madre sempre più spesso. Lei era l'unica, per Izuku. L'unica in tutto. La sua sola amica, il suo solo genitore, la sola persona che gli volesse bene. E ormai tutte le volte che era libera andava agli appuntamenti con il suo meraviglioso fidanzato.

Si era sentito sempre più solo, non poteva negarlo. Quando i bulli gli gettavano il morale a terra e lo portavano a fare i pensieri più orribili, non poteva più contare nemmeno sulla presenza e sul conforto della sua mamma. Eppure, le voleva troppo bene per dirglielo. Lei non sapeva né del bullismo né della solitudine che provava tutte le volte che lo lasciava solo. Era finalmente felice, lo era davvero, e lui non voleva toglierle quella felicità, anche se significava privarsi della propria.

Quando Izuku aveva conosciuto il suo fidanzato, aveva cercato di sorridere. Quando gli era stato detto che quello aveva tre figli, tutti più grandi di lui, si era sforzato di sorridere. Quando sua madre gli aveva chiesto di trasferirsi da Enji Todoroki, aveva lottato per non piangere e aveva annuito. Magari non sarebbe stato così male. Magari sarebbe andato d'accordo con i suoi figli. Magari si sarebbe fatto degli amici, oppure avrebbe passato più tempo con sua madre.

Eppure, mentre imboccavano il corridoio per l'uscita dell'aeroporto, non riuscì comunque a essere felice.


Angolo Autrice:

Ed eccomi qua! 

Questo è solo il prologo, i capitoli inizieranno a uscire tra una o due settimane, in base a come andrà la mia vita nel tempo che mi servirà per completare l'epilogo e rileggere tutto. Ma non temete, arriveranno.

Nel frattempo fatemi sapere cosa ne pensate!

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