Capitolo 11

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Il mattino successivo alla festa, Izuku venne svegliato dalla voce di Fuyumi.

<Mi ero impegnata tanto per sistemargli i capelli e cosa vengo a sapere da Shoto? In quella maledetta festa era contemplata una piscina! Io mi ammazzo, Natsuo, te lo posso assicurare. Questa volta sono seria.>

<Mi sembri un po' drammatica, Fuyu> rispose il fratello poco convinto. <Sono solo capelli...>

<Tu non puoi capire, stai zitto.>

Izuku sorrise mezzo addormentato e si portò le mani a stropicciarsi gli occhi.

La sera precedente, contro ogni aspettativa, lui e Shoto erano andati via dalla festa prima del previsto. Si era aspettato che sarebbero rimasti almeno fino alle due del mattino, ma dopo che Momo era dovuta andare via alle undici e mezza per un impegno che aveva quella mattina, Shoto non aveva più avuto voglia di stare lì e Izuku l'aveva seguito di malavoglia perché si sarebbe sentito in colpa a costringere il tassista dei Todoroki a fare lo stesso tragitto due volte a tarda notte.

Dopo lo shottino di tequila, il gioco era continuato un altro po', ma da quel momento in poi era stato solo spettatore. Aveva beccato Katsuki più volte a fissarlo, e altre era stato beccato lui. Per tutto il resto della serata, c'era stata una strana tensione tra loro, anche se Izuku non si sarebbe immaginato niente di diverso. Si erano ritrovati entrambi con un'erezione per uno shottino. La cosa non li aveva lasciati indifferenti.

Avrebbe voluto parlare con il ragazzo, giusto per essere sicuro che non ci fossero problemi tra loro, ma lui e Shoto erano andati via prima che ne avesse l'occasione. Più ci aveva pensato, però, più si era detto che Katsuki aveva saputo fin dall'inizio cosa significava quell'obbligo e non aveva protestato. Al massimo, quello che avrebbe dovuto avere dei problemi a riguardo era Izuku stesso, che però non ne aveva. Suppose che a quel punto le cose tra loro rimanessero uguali. Rimanevano amici come prima. Più o meno.

<Buongiorno anche a te, Fuyumi> disse Izuku con la voce impastata. Si tirò a sedere nel letto con gli occhi ancora mezzi chiusi. Gli sarebbe piaciuto dormire un po' di più, a dir la verità, ma non gli dispiaceva che i Todoroki Gentili si sentissero liberi di andare a lui ogni volta che volevano. Nemmeno se era per interrompere il suo sonno.

<Guarda qua, la bella addormentata si è svegliata> commentò Natsuo con un sorriso divertito, avvicinandoglisi. <È dalle nove di stamattina che io e questa pazza aspettiamo, e sono le undici. Abbiamo passato due ore ad aspettare che ti svegliassi per sapere com'è andata ieri sera, e quell'ingrato di Shoto stava dormendo in piedi troppo per essere una fonte di informazioni efficace.>

<Però ci ha detto che c'era una piscina> intervenne Fuyumi appollaiandosi sul letto. Fece una smorfia quando vide la condizione dei capelli di Izuku, che si era tirato a sedere per essere un po' più partecipe, nonostante sarebbe volentieri tornato a dormire. <Poveri ricciolini verdi...>

<Tranquilla, la gente ha fatto in tempo ad ammirarli> la rassicurò lui con un sorriso stanco. <Hitoshi ha anche detto che non si aspettava che i miei capelli potessero avere una forma normale, o una cosa del genere.>

<Ma io non voglio sapere di Hitoshi!> protestò lei. <Io voglio sapere cosa ne ha pensato il bel biondo!>

Izuku arrossì immediatamente a sentir nominare Katsuki, ma cercò di mantenere un tono normale. <A lui è piaciuto il trucco...>

Sia la ragazza che Natsuo spalancarono gli occhi. Quest'ultimo si mise di fianco a lei, pronto a cogliere ogni minimo gossip. Entrambi sembravano pendere dalle sue labbra. <Perché, cos'ha detto?>

Izuku raccontò brevemente di cosa aveva detto Katsuki e della gara di nuoto. <Ho vinto> dichiarò con un certo orgoglio, guadagnandosi due cinque. Loro due sapevano del rapporto di Izuku con il nuoto. Ogni tanto era capitato che facessero qualche gara, giusto per divertirsi. Natsuo aveva affermato fin dall'inizio di non essere un bravo nuotatore e che quasi sicuramente sarebbe stato battuto, ma non si era immaginato l'effettiva velocità di Izuku. Più volte gli aveva detto per scherzo che secondo lui avrebbe potuto battere tutti i suoi atletici amici a occhi chiusi.

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