Capitolo 30

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Izuku ancora non riusciva a credere a quello che avevano fatto.

Una parte di lui aveva sempre pensato che non avrebbe mai fatto sesso in tutta la sua vita, che fosse troppo timido e debole per poter incontrare qualcuno che lo volesse in quel modo. Quasi gli venne da ridere. Aveva fatto un bel passo avanti.

Katsuki non l'aveva più lasciato da quando avevano finito, quasi credesse che Izuku potesse scomparire da un momento all'altro. Lo teneva stretto per la vita oppure gli circondava il collo con un braccio, in base a come si cambiavano di posizione quando erano scomodi. Quella piccola attenzione gli scaldava il cuore, soprattutto perché gli permetteva di capire quando il ragazzo tenesse a lui, quanto volesse averlo vicino.

Izuku gli baciò di riflesso il polso che pendeva sul suo petto.

<Questo a cosa lo devo?> chiese Katsuki guardandolo con occhi curiosi.

Il ragazzino scrollò le spalle. <Non lo so. Avevo voglia di farlo.>

L'altro sorrise. <Ah, be', allora si spiega tutto.> Ritrasse il braccio e si mise all'improvviso sopra di lui. Izuku guardò le sue labbra, così tanto vicine.

Erano ancora nudi, quindi il contatto tra i loro corpi li fece rabbrividire. Stavano aderendo perfettamente, gambe contro gambe, ventre contro ventre, petto contro petto, anche se le gambe del ragazzo più piccolo iniziavano prima di quelle di Katsuki e finivano prima. La testa piena di differenza di altezza che avevano era evidente anche quando non stavano in piedi uno di fronte all'altro, ma andava bene così. Una parte di lui apprezzava di avere un ragazzo molto più alto, lo faceva sentire al sicuro e protetto, anche se si vergognava troppo per ammetterlo.

Katsuki si chinò di poco con la testa e lo baciò, accarezzandogli una guancia con la mano e facendogli scorrere dolcemente la lingua tra le labbra. Izuku chiuse gli occhi e si godette a pieno il contatto. Si stupiva sempre di quanto lo facesse stare bene baciarlo.

<Avanti> mormorò Katsuki. <Chiedimi questo per cos'era.>

L'altro si lasciò sfuggire un piccolo sorriso. <Questo per cos'era?>

<Non lo so.> Lo vide scrollare le spalle con esagerazione. Lo stava prendendo in giro. <Avevo voglia di farlo.>

Izuku scosse la testa esasperato, ma sapeva di avere un'espressione felice in viso. Era esattamente come si sentiva. <Ah, allora si spiega tutto.>

Katsuki sorrise e lo abbracciò, stando attento a non gravare troppo sul suo corpo con il peso. <Ti amo.>

<Ti amo anch'io, Kacchan.>

Momenti come quello gli riempivano il cuore. Si sentiva completo e al sicuro da qualsiasi cosa. Erano solo lui e il suo ragazzo, innamorati, nel loro piccolo universo di felicità. Izuku non aveva mai provato un sentimento così forte per nessuno. L'affetto forse poteva paragonarlo in parte a quello che provava per la madre, ma era totalmente differente sotto altri punti di vista. Gli faceva venir voglia di strapparsi la pelle di dosso, di mordere Katsuki, di stringerlo tanto da farlo sentire male. Un po' lo spaventava sentirsi in quel modo. Lo faceva sentire pericoloso, soprattutto quando pensava che qualcuno avrebbe potuto avvicinarsi troppo al suo ragazzo e portarglielo via.

Lo colse un pensiero improvviso.

<Kacchan> disse, ritraendosi per fargli capire che voleva vedergli il viso. Il ragazzo si tirò su, anche se di malavoglia. Amava seppellire la faccia nel suo collo e annusare il suo odore. Una volta gli aveva detto che lo calmava. <Noi andiamo insieme al ballo, giusto?>

Katsuki lo fissò confuso qualche istante, poi rise. <No, mi spiace, ho invitato la prima disperata che mi è capitata davanti. Sarai più fortunato la prossima volta.>

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