Epilogo

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<Kacchan, non possiamo andare lì!>

<Shh, l'ho sempre fatto.>

Katsuki trascinò Izuku fuori dalla palestra e lo portò nel giardino sul retro della scuola. Era un posticino carino e abbastanza accogliente, anche se il ragazzino non ci aveva mai passato molto tempo. Gli era capitato di guardarlo da lontano, dato che era vicino al loro piccolo stadio di football. La cosa più importante, però, era che Hisashi aveva detto loro che la sera del ballo non poteva andarci nessuno per mancanza di sorveglianza, e il suo ragazzo se ne stava altamente fregando.

<Kacchan, non è una buona idea...>

<Forza, Izu, è divertente!>

<Ma fa freddo!>

<E allora ti riscaldo io!> Katsuki gli lanciò uno sguardo malizioso che gli fece alzare agli occhi al cielo. <Eddai, piccolo...>

Izuku si morse il labbro inferiore, guardando il proprio ragazzo. Dalle loro bocche uscivano piccole nuvole di vapore che rendevano evidente quanto facesse freddo e quanto fosse un'idea orribile quella di stare lì fuori senza una giaccia che li scaldasse, ma alla fine fu costretto a cedere quando vide gli occhi supplicanti dell'altro. Non riusciva a dirgli di no.

Katsuki si accorse del suo cedimento senza bisogno di sentirglielo dire. Ormai lo conosceva bene.

Lo portò nell'angolo più estremo del giardino, dove non c'erano alberi e il praticello era illuminato dalla luce della luna. Per essere metà dicembre, era una bellissima serata.

Izuku osservò il proprio ragazzo.

Erano entrambi in camicia, dato che si erano tolti la giacca dello smoking per ballare, ma la meravigliosa vista delle sue braccia muscolose da sotto il tessuto relativamente leggero riuscì a fargli sopportare il freddo che gli pungeva la pelle. Sarebbe stato in grado di fargli sopportare qualsiasi cosa.

Era buio, quindi non vedeva perfettamente il suo viso e il colore dei suoi occhi, ma andava bene così. Gli bastava la sua sagoma e la sua vicinanza.

<Quindi...> disse quanto si fermarono nel bel mezzo del praticello. <Cosa ci facciamo qui?>

Katsuki si girò verso di lui e scrollò le spalle. <È un bel posto.> Gli indicò tutto ciò che avevano attorno, e Izuku non riuscì a non dargli ragione. Erano circondati dagli alberi sempreverdi, e sopra di loro splendeva la luna. Il prato era morbido, da sotto la suola delle scarpe, e poco lontano si intravedevano alcuni lampioni. Era una piccola oasi di pace, e la musica del ballo era smorzata.

<L'ho scoperto al primo anno> spiegò Katsuki. <Mi ero rotto il cazzo di stare lì a ballare e di farmi spaccare i timpani dalla musica, quindi sono uscito anche se non potevo e sono venuto qui. Ho sempre pensato che quando avrei trovato la persona giusta, ce l'avrei portata e l'avrei baciata al chiaro di luna.>

Izuku rise. <E se la luna fosse stata coperta dalle nuvole?>

Katsuki scrollò le spalle. <Forse sarebbe stato un modo per dirmi che quella non era la persona giusta, allora.> Guardò in cielo. Quella sera il cielo era blu scuro, quasi nero, e la luna piena. Perfettamente visibile.

Izuku sentì un piccolo groppo in gola.

Katsuki sapeva essere molto rozzo, tante volte, ma aveva anche una vena poetica che molto spesso finiva per fargli tremare le ginocchia. Non aveva idea di cosa gli scatenava dentro quando diceva cose del genere.

<Ti amo> disse Izuku di punto in bianco. Sentiva la necessità di comunicarglielo in quel momento, anche se l'aveva già fatto tante volte. Quella però era una situazione diversa, e sentiva il bisogno di dire quelle parole ad alta voce.

Katsuki spostò lo sguardo su di lui e se lo tirò vicino, stringendolo in un abbraccio per scaldarlo. <Ti amo anch'io, Izu.>

Il ragazzino sorrise e lo guardò in viso qualche istante, alzando le mani per posargliele sulle guance. Gli venne quasi da piangere per il modo in cui il suo ragazzo lo stava osservando, la dolcezza che gli leggeva negli occhi scuriti dal buio.

Si alzò sulle punte per baciarlo. Era quasi una necessità fisica. Katsuki sembrò capirlo e si chinò su di lui. Posò le labbra fredde sulle sue. Erano un po' screpolate per la bassa temperatura, ma quello non rese il bacio meno piacevole. Al contrario, sembrò arricchirlo, sembrò rendere ancora più autentico quel momento. Izuku non avrebbe saputo spiegarlo a parole. Strinse forte le mani sulle sue guance e aprì la bocca per sentire il sapore del proprio ragazzo, la sua lingua calda. Lo baciò al chiaro di luna, cercando di metterci tutto l'amore che provava.

Non fu un bacio lungo. Si separarono dopo poco e rimasero abbracciati per un po'. Katsuki lo strinse forte per infondergli calore e per fargli capire quanto ci tenesse a lui, e il ragazzino ricambiò cercando di infondere in quell'abbraccio tutto il bene gli voleva, quanto gli era grato.

Con la guancia appoggiata sul suo petto, sorrise.

La sua vita era cambiata tanto, quasi non riusciva a realizzare quanto. E in parte era merito del ragazzo che stava abbracciando, che in qualche modo l'aveva tirato fuori dal suo piccolo mondo di timidezza e insicurezza. Era un lavoro che avevano iniziato i suoi fratelli le prime settimane che aveva passato a villa Todoroki, ma il cambiamento era iniziato definitivamente quella sera alla festa, quando Katsuki l'aveva scambiato per qualcun altro e gli aveva dato occasione per la prima volta di dimostrarsi determinato, di reagire a qualcosa che trovava ingiusto anche quando era qualcuno di più grosso a farlo. Non era stato niente di particolare in quel caso, e si era risolto subito, ma era stato il primo passo che gli aveva permesso di arrivare dov'era.

<Izu> mormorò Katsuki dopo un po'. <Inizia davvero a fare freddo. Forse è il caso di rientrare, non voglio che ti ammali.>

Izuku allontanò la testa dal suo petto per guardarlo in viso. <Perché devo essere io ad ammalarmi? Se non rientrassimo, potresti benissimo ammalarti anche tu.>

<Però non mi importa di me> replicò Katsuki appoggiandogli una mano sulla guancia. <Mi importa di te.> Si chinò per baciargli un'ultima volta le labbra, e Izuku chiuse gli occhi per godersi a pieno quel contatto. Lo faceva stare bene e lo scaldava più di qualsiasi cappotto.

Katsuki gli prese poi la mano e la tenne stretta mentre tornavano verso la palestra. Dopo un po', però, sembrò cambiare idea e gli circondò direttamente la vita con il braccio per averlo più vicino. Se lo tirò contro per sentire il suo calore e il suo profumo.

Izuku lo guardò e sorrise pienamente.

Lo amava. Lo amava tantissimo. Non era in grado nemmeno determinare quanto. Era un sentimento divampante e allo stesso tempo dolce, gli faceva venire la pelle d'oca e contemporaneamente lo scaldava.

Izuku era felice. Aveva sempre creduto che la sua vita sarebbe rimasta orribile e quasi indegna di essere vissuta, ma aveva capito che si sbagliava. C'era sempre la possibilità di sistemare le cose, di trovare la luce anche in fondo a un tunnel buio e triste. E lui l'aveva trovata, sostenuto dai suoi amici e dal suo ragazzo, che in quel momento gli stava accarezzando il fianco con dolcezza.

Ci era riuscito. 

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