Capitolo 25

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Izuku rimase immobile per diversi secondi. Sentì in sottofondo il rumore di una macchina che parcheggiava in giardino. Oltre al rumore del proprio cuore che si spezzava.

La madre lo stava guardando con un'espressione colpevole in viso. Sembrava dispiaciuta, e chiaramente non era sconvolta per quello che aveva detto l'uomo. Lei lo sapeva già.

Izuku sentì la testa girare. Si alzò dal divano per allontanarsi da lei, sentendo i propri occhi inumidirsi. Non riusciva ad averla vicina, non in quel momento. Era troppo.

<Perché non me l'hai detto?> chiese in un sussurro, guardandola ferito. Si sentiva brutalmente tradito.

Poteva capire che Natsuo e Fuyumi non gliel'avessero detto, in fondo non era davvero loro fratello. Era lì da appena due mesi, forse tre. Quella era una cosa che riguardava la loro infanzia, la loro famiglia, il loro dolore. Non poteva avercela con loro se avevano deciso di non confidarglielo.

Non riusciva però accettare che anche la sua stessa madre non gliel'avesse detto. Lei, che lo aveva portato in quella casa, che lo stava trascurando da anni, che non gli aveva nemmeno spiegato bene il motivo per cui suo padre si era sempre comportato male con lui, quando era piccolo. Non ce la faceva.

Inko lo guardò dispiaciuta. <Izuku, io non...> Sospirò. <Tu sei sempre stato un bambino così sensibile, io non volevo che... non volevo che avessi una brutta opinione di Enji. Anch'io non l'ho presa benissimo, all'inizio, ma lui è cambiato. Ha fatto un errore terribile, è vero, ma non può tornare indietro per rimediare. Può solo andare avanti, e abbiamo deciso di farlo insieme...>

<E non hai pensato che l'avrei scoperto comunque?> chiese Izuku stringendo le labbra. <Che sarei stato male quando avessi scoperto che ero l'unico a non saperlo?>

Inko strinse le mani in grembo. Sembrava combattuta. <Io...> esitò, abbassando le spalle. <No, Izuku. Non ci ho pensato.>

Il ragazzino sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Si strinse nelle spalle. <Io sono sempre l'ultimo dei tuoi pensieri, vero?> mormorò prima di riuscire a fermarsi. Sentì la porta di casa aprirsi, ma non gli venne nemmeno l'istinto di guardare chi fosse entrato. Forse Shoto, forse i Todoroki gentili, forse un poliziotto che arrestasse Enji. <Tu pensi solo a Enji.>

Inko lo guardò ferita e si alzò in piedi. <Izuku, ma cosa dici...?> Provò ad allungare una mano verso di lui, ma il ragazzo si tirò indietro.

<Cosa dico?> chiese quasi sarcastico. <Va bene, allora dimostra che non è vero. Chi è il mio compagno di progetto per il Ballo? Come si chiamano i miei amici? Va bene anche solo un nome. Qual è la mia materia preferita a scuola?> Inko lo fissò con lo sguardo perso. Ovviamente non aveva idea di niente di quello che le aveva chiesto. Izuku si sentì importante tanto quanto una formica calpestata sul marciapiede. <Non sai niente di me perché stai sempre con lui> mormorò indicando l'uomo seduto sulla poltrona. Sentì le lacrime scendere lungo il suo viso, ma non le asciugò. Quella volta voleva che si preoccupasse. Izuku aveva passato anni della propria vita a fare di tutto per non impensierirla, per lasciare che fosse felice, ma era stufo. Era stufo marcio.

<Izuku, io...>

<Tu cosa, mamma?> chiese portandosi una mano al petto. Gli faceva male il cuore. <È la verità, lo sai benissimo. Non mi ricordo nemmeno l'ultima volta che abbiamo avuto una vera conversazione.>

<Io...> Inko si guardò attorno come per cercare le parole. <Io sono stata così impegnata, ultimamente. Non credevo ci stessi tanto male...>

<Ultimamente?> Izuku scosse la testa e si asciugò il viso con rabbia. <Questa storia va avanti da anni, mamma! È da quando hai conosciuto Enji che non fai altro che lasciarmi da parte!>

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