Capitolo 3

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I giorni in casa Todoroki si susseguirono piuttosto velocemente.

Se Izuku aveva sperato di riuscire a passare più tempo con la madre ora che non era costretta a lavorare tutto il giorno, si era sbagliato di grosso. Tra il sistemare le ultime cose del trasloco, fare i primi turni nella clinica privata fondata da Enji appositamente per lei e le uscite in giro per la città con il suo meraviglioso fidanzato, Izuku e Inko si erano visti pressoché solo a cena e ogni tanto in giro per casa.

Quella situazione di distacco lo faceva soffrire parecchio. Non lo dava a vedere perché non voleva rovinare la felicità della madre, infatti quando parlavano si mostrava sorridente e quanto più spensierato possibile, ma diventava sempre più pesante man mano che passava il tempo.

C'era di buono che stava legando con i fratelli Todoroki.

Shoto lo vedeva raramente – si incontravano pressoché solo ai pasti e ogni tanto la sera lo sentiva uscire dalla camera per andare dai suoi amici – ma alcuni pomeriggi di quelle prime due settimane li aveva passati interamente con gli altri due, in particolar modo con Natsuo. Fuyumi stava lavorando alla tesi di laurea – Izuku ci aveva visto giusto: aveva quasi venticinque anni ed era all'ultimo anno di università. Natsuo invece era ancora al secondo e, per quanto alcune volte dovesse chiudersi nella propria camera a studiare, aveva molto più tempo libero della sorella da passare con Izuku. I primi giorni gli aveva fatto fare il giro della casa e Izuku, a malincuore, si era innamorato di alcune stanze. Prima fra tutte, la biblioteca. Enji Todoroki – gli aveva spiegato Natsuo – voleva che nella propria casa ci fosse una stanza interamente dedicata al sapere. La biblioteca doveva servire ai suoi figli per poter studiare e fare ricerche alla vecchia maniera.

<Nessuno di noi la usa davvero per questo> gli aveva confidato Natsuo mentre Izuku guardava innamorato quegli scaffali. <Quando eravamo piccoli, la sfruttavamo prevalentemente per giocare a nascondino.>

E come dargli torto, aveva pensato Izuku.

La biblioteca occupava un'intera ala della casa. Era in stile piuttosto vintage e gli ricordava quelle che si trovavano nei castelli delle fiabe, anche se ovviamente non era così grande. Non avrebbe saputo specificarne le dimensioni, era solo... incredibile. Era una stanza dal soffitto alto almeno una ventina di metri e si divideva in due piani. Il piano inferiore aveva cinque lunghi scaffali per lato e lasciava libero lo spazio centrale, in cui era posizionato un lungo tavolo rettangolare e l'imponente scala che portava al piano superiore. Dopo essere salito, la prima cosa che Izuku aveva fatto era stata affacciarsi sul grande balcone interno che dava sul piano inferiore. La vista dall'alto era ancora meglio, si vedevano perfettamente tutti i corridoi tra gli scaffali.

Il piano superiore della biblioteca era il suo preferito. Le librerie erano tutte a muro, quindi non c'erano corridoi tra uno scaffale e l'altro. L'unica parete libera ospitava una grande vetrata, sotto cui si trovavano dei divanetti. Izuku si immaginò già a leggere lì sotto, baciato dalla luce del tardo pomeriggio, con vista sul grande giardino.

<Ora che sono cresciuto, devo ammettere di averla rivalutata> aveva continuato Natsuo. <È interessante ogni tanto vagare tra gli scaffali e trovare un libro che catturi l'attenzione. Ci si sente un po' in una fiaba, e non mi dispiace.> Aveva guardato Izuku con un sorrisino tipico di chi la sapeva lunga. <Chissà perché, credo che se mai sparirai, basterà venire a cercarti qui dentro per trovarti.>

Izuku gli aveva risposto con un sorriso furbo.

Nonostante la biblioteca fosse diventata la sua stanza preferita, Izuku non poteva nascondere l'apprezzamento che provava anche per altre zone della casa. La palestra, dentro cui gli sarebbe piaciuto allenarsi, ogni tanto; il giardino, che trasmetteva una sensazione di benessere, con tutte quelle piante verde brillante; la piscina, che aveva già avuto occasione di sfruttare senza dire niente a nessuno, dato che il clima era ancora estivo e non necessitava di essere scaldata; la sala cinema, provvista di una decina di poltroncine e uno schermo ancora più grande di quello in salotto.

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