Capitolo 21

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Tornarono a casa una ventina di minuti più tardi. Dopo il racconto di Izuku erano rimasti abbracciati per tutto il tempo, scambiandosi qualche bacio ogni tanto.

Izuku era infinitamente grato. Sentiva il cuore pieno, e si era impedito di piangere innumerevoli volte, in quei venti minuti. Era sempre stato fermamente convinto che quello che gli era successo fosse motivo di vergogna, che dovesse tenerlo nascosto per non sembrare ancora più insulso di quanto si sentisse, eppure nel giro di soli cinque minuti il suo ragazzo era stato in grado di abbattere quelle sue degradanti convinzioni e di fargli capire che lui non era affatto stato debole, ma incredibilmente forte.

Quando il racconto era finito, Katsuki gli aveva comunque ripetuto che avrebbe dovuto dirlo a sua madre da subito. Non voleva che passasse il messaggio "sopporta perché allora sei forte". Non si sarebbe mai perdonato se poi il proprio ragazzo avesse iniziato a non dire più quello che lo faceva star male solo per convinzione che quello fosse un comportamento forte.

Quegli anni addietro, Izuku avrebbe comunque dovuto denunciare le azioni di quei bulli fin dall'inizio, perché erano inaccettabili. Katsuki non riusciva a credere che nessuno attorno a lui se ne fosse accorto, o che chi l'avesse fatto si fosse tenuto alla larga. Il bullismo era un fatto troppo serio e pericoloso per essere ignorato.

Fu Izuku a separarsi dall'abbraccio, anche se a malincuore. Non gli sarebbe dispiaciuto rimanere per tutto il resto della vita attaccato al proprio ragazzo, godendosi le carezze che gli faceva sulla testa e sulla schiena. Era una sensazione meravigliosa, si sentiva al sicuro.

L'ultima cosa che avrebbe mai pensato era di trovare la pace dei sensi dopo aver raccontato l'esperienza più dolorosa della propria vita. Katsuki era unico nel suo genere.

Non poteva far a meno di notare, però, che aver raccontato dall'inizio alla fine quello che aveva vissuto lo aveva in qualche modo liberato di un peso. Si sentiva meglio. Non era più il solo a essere a conoscenza di tutto, non era più il suo segreto inconfessabile. Ora era di loro due.

In ogni caso, non poteva sperare di rimanere lì per sempre. Ormai si stava facendo buio, e voleva evitare di incrociare i brutti ceffi che popolavano il parco giochi di notte.

Si tirò un po' indietro e mormorò: <Credo che ora dovremmo andare. Si sta facendo buio.>

<Non possiamo dormire qui?> chiese Katsuki tirandolo di nuovo verso di sé. <Sei caldo.>

Izuku ridacchiò. <Qui di sicuro no, ma se vuoi puoi rimanere da me stanotte.> Si rese conto solo dopo del doppio senso che aveva appena detto. <No, aspetta. Non dicevo... cioè, intendo solo per dormire. Non...>

Katsuki lo guardò divertito e gli accarezzò una guancia. <Come sei tenero quando ti metti in imbarazzo da solo.>

Izuku lo guardò male, consapevole di avere il viso rosso. Maledisse la propria pelle, il cui colore sembrava compiacere troppo spesso il suo ragazzo. <Non sono tenero...>

<Invece lo sei eccome.>

Katsuki gli rubò velocemente un bacio, destabilizzandolo un po' per il gesto improvviso, e fece leva con le mani sulla sua vita per fargli capire che doveva spostarsi. <Dai, allora andiamo a dormire da te.>

Izuku gli fece la linguaccia per la presa in giro velata di quella frase, ma ubbidì. In poche ma impacciate mosse, riuscì a tornare sul proprio sedile. Un po' si rattristò quando sentì il petto freddo per l'allontanamento dal corpo del proprio ragazzo, ma si disse di essere forte. Quello era il piccolo prezzo da pagare per una notte intera scaldato dal suo calore e cullato dal debole rumore del battito del suo cuore. Aveva già deciso che avrebbe usato il petto dell'altro come cuscino solo per quello.

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