Capitolo 29

363 31 8
                                    

Inko e Izuku rimasero insieme per le tre ore successive.

Si raccontarono delle rispettive vite fino a quando non fu il momento di mangiare, e anche dopo il pranzo lei continuò a stare con il figlio. Izuku non avrebbe potuto chiedere nulla di meglio. Era un po' come un sogno che si realizzava.

Mentre mangiavano, per la prima volta non si sentì teso. Sua madre gli sorrideva, i suoi fratellastri pure. Solo Shoto e Enji non sembravano molto contenti. Izuku guardò il ragazzo incuriosito. Era la prima volta che gli capitava di non vedere le occhiatacce che lanciava di solito all'uomo. Di solito gli piaceva guardarlo male o stuzzicarlo, ma quel giorno era sorprendentemente silenzioso e per le sue. Ripensò a quello che aveva detto Momo il giorno prima riguardo al fatto che pareva che chi ci rimettesse di più, in quel rapporto padre-figlio rovinato, fosse proprio Shoto, e non riuscì a fare a meno di domandarsi se lui l'avesse ascoltata. Sperava di sì.

Si sorprese quando sentì Enji rivolgersi a lui.

<Ehm, Izuku> esordì un po' incerto. Il ragazzino realizzò improvvisamene che due giorni prima doveva essere sembrato che fosse arrabbiato anche con lui, oltre che con Inko, e l'ipotesi non sarebbe stata nemmeno del tutto sbagliata. Si imbarazzò un po', ma lo ascoltò. <Io... volevo dirti che mi dispiace se... se ti ho dato l'idea di portarti via tempo prezioso con tua madre. Non volevo creare problemi tra voi.>

Inko lanciò uno sguardo veloce al figlio, poi a Enji.

Izuku sospirò. Era vero che era stato Enji a creare problemi tra loro, non poteva negarlo. Era stata la sua presenza a rovinare tutto. Doveva però ammettere che era stata sempre la sua presenza a rendere Inko felice, e come effetto secondario aveva anche permesso al ragazzino di conoscere quelli che ora erano i suoi fratellastri, i suoi amici e il suo ragazzo. Non aveva portato solo male, tutt'altro. Doveva riconoscerlo.

<Non importa> disse con un piccolo sorriso. <Se per questo, io avrei dovuto dirle di quello che mi passava per la testa. È tutto a posto, adesso.>

L'uomo gli sorrise riconoscente in risposta. Lanciò un veloce sguardo ai propri figli, che però non lo colsero, o forse non vollero farlo. Natsuo e Fuyumi sorrisero a Izuku, Shoto rimase concentrato sul proprio piatto.

Per Enji sarebbe stato difficile sistemare definitivamente con loro, o forse non ce l'avrebbe mai fatta. La ferita che avevano loro era molto più grave e profonda di quella che si era portato dietro Izuku. Però mai dire mai, si disse il ragazzo. Se doveva essere sincero, quando era arrivato lì aveva creduto che Shoto fosse una persona orribile. Aveva creduto che non avrebbe mia recuperato il rapporto con la madre. Non si sarebbe mai nemmeno immaginato di conoscere qualcuno come Katsuki, e di mettersi addirittura insieme a lui. Tutto poteva succedere.

Pensare a Katsuki lo fece sorridere. Aveva una voglia incredibile di andare da lui, di abbracciarlo, di dirgli che lo amava all'infinito. Si appuntò mentalmente di ricordarsi di chiamarlo. Voleva che conoscesse meglio sua madre, e voleva che lo facesse quel pomeriggio stesso.

Come ad averlo evocato, sentì il telefono vibrare nella tasca dei pantaloni. Sbirciò furtivamente il messaggio.

Nuovo messaggio da: Kacchan

Izu, com'è andata con tua madre? Tutto bene?

Izuku sorrise e rispose velocemente.

Io:

Tutto a posto. Meglio di quanto pensassi. Ti va di venire nel pomeriggio?

Kacchan:

Venire? Cosa mi stai invitando a fare, piccolo?

Getting BetterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora