Capitolo 6

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Quando Izuku vide il costosissimo SUV nero che li avrebbe portati a scuola, rimase sbigottito. Se aveva sperato di arrivare in quel posto infernale senza dare nell'occhio, si era sbagliato di grosso.

La settimana prima dell'inizio della scuola era passata tranquillamente.

Sua madre ed Enji erano tornati a casa qualche ora dopo che Katsuki e gli altri erano andati via. Nonostante lei avesse promesso che avrebbero trovato del tempo per chiacchierare, così non fu. La sera era stata troppo stanca, quindi era andata a dormire, mentre il giorno dopo aveva avuto un impegno improvviso in clinica ed era dovuta andare a lavorare, e così via. Izuku non si era stupito più di tanto, a dir la verità. Se l'era aspettato. Eppure fece comunque male vedere come lei proprio non riuscisse a trovare un momento per lui, come non capisse quanto aveva bisogno della sua compagnia.

In compenso, era stato molto con Natsuo e Fuyumi. Erano andati quasi tutti i pomeriggi in piscina, visto il caldo di quelle prime settimane di settembre. Izuku aveva potuto sfoggiare la sua inaspettata velocità nel nuoto, ed era stato orgoglioso delle espressioni soprese e colpite dei due Todoroki Gentili.

Con Shoto, come al solito, non aveva avuto nessun particolare contatto. Si incontravano in giro per casa, oppure in giardino. Non avevano più parlato della festa, anche se effettivamente non c'era nulla di cui parlare. Shoto l'aveva organizzata, Izuku non aveva fiatato, ed era finita lì. I domestici avevano fatto in tempo a pulire tutto prima dell'arrivo di Enji ed Inko, che quindi non sospettavano nulla. Andava tutto bene così. C'era equilibrio, questa era la cosa più importante. Nient'altro contava.

Detto ciò, Izuku non riuscì comunque a tenere la bocca chiusa.

<Dobbiamo proprio andare a scuola con questo coso?> chiese a Shoto non appena fu salito anche lui in macchina.

Il ragazzo lo guardò sconcertato. <Come vuoi andare? A piedi? Con il monopattino?>

Izuku alzò gli occhi al cielo. <No, certo che no. Dico solo che potremmo scegliere qualcosa di meno... appariscente> spiegò. <E meno grande.>

<Questa va benissimo> ribatté Shoto spostando lo sguardo sul suo telefono e comunicandogli silenziosamente che stava per iniziare a ignorarlo. <Se non ti va bene, te la fai a piedi.>

Izuku sbuffò e si girò a guardare il finestrino mentre il SUV partiva. Era agitato per l'inizio della scuola, e non riusciva a non chiedersi come si sarebbe trovato. Voleva riuscire a vivere la scuola come un'esperienza normale, anche se nemmeno lui sapeva davvero cosa fosse normale dato che l'ultima volta che ci era andato senza pensieri era stato in quinta elementare. Il suo "normale" era sicuramente un posto dove nessuno lo andasse a cercare appositamente per insultarlo riguardo i suoi capelli, i suoi vestiti, il suo corpo o picchiarlo. Certo, se poi avesse trovato degli amici tanto meglio.

Scosse la testa. Fai la persona normale, Izuku, si disse. Tu hai degli amici. Te li sei fatti l'altra sera. Non essere strano e comportanti in modo rilassato con loro, e non come un cucciolo abbandonato che spera solo che siano ancora suoi amici.

Sospirò. Ce la poteva fare.

O forse no, a essere sinceri, ma avrebbe almeno tentato.

Quando iniziò a vedere un numero di studenti sempre maggiore, capì che dovevano essere vicini. Pochi secondi dopo, infatti, l'autista fermò l'auto di fronte a una struttura stranamente moderna ma chiaramente scolastica dal colore grigio chiaro. Nella piazzetta di fronte all'entrata si stava raggruppando un numero sempre maggiore di ragazzi e ragazze con zaini in spalla e abbigliamenti prevalentemente sobri.

Dopo essere sceso dalla macchina e aver ringraziato l'autista, Izuku prese un respiro profondo e si guardò attorno. Non era nulla, si disse. Poteva scendere senza venire aggredito. Doveva togliersi di dosso quella paura stupida.

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