Capitolo 10

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I loro amici erano riusciti a far spostare tutti quanti ai lati della piscina, lasciando così campo libero a Izuku e Katsuki. Se da un lato era una cosa buona perché in quel modo non si sarebbero trovati ostacoli di mezzo, dall'altro aveva inevitabilmente attirato l'attenzione di tutti su loro due. E con tutti, si intendeva che c'era una folla di discrete dimensioni che si era raccolta ai lati della piscina. Non erano solo quelli che poco prima stavano nuotando e giocando, ma anche persone provenienti dal capannone che probabilmente erano uscite solo per quello. E altre stavano ancora arrivando.

Quando Izuku aveva deciso di non opporsi a quella gara, non aveva pensato che avrebbero finito per attirare l'attenzione di tutta quella gente. Se l'avesse saputo, avrebbe quanto meno espresso il suo disagio e chiesto di fare quella maledetta vasca in un altro momento e da un'altra parte.

Come se non bastasse, non era più nemmeno una vasca. Erano due. Per qualche ragione che non aveva ancora ben capito, era stato deciso avrebbero dovuto nuotare fino al bordo opposto, toccarlo e tornare indietro.

Nella sua lingua da nuotatore, dovevano fare un cinquanta metri invece di venticinque. Certe volte si scordava come le persone normali non numerassero le vasche in base ai metri ma semplicemente con il numero. Sempre che quella piscina fosse effettivamente da venticinque metri, si disse, ma credeva di sì. Non sembrava né più lunga né più corta di quella a casa, che lo era.

A un cenno di Eijirou, che avrebbe fatto da arbitro, Izuku e Katsuki si disposero fuori dalla vasca. Era stato aggiunto anche il tuffo, ma Izuku non ne era troppo preoccupato. Se la cavava bene con i tuffi.

Si accucciò nella posizione per partire: un ginocchio piegato indietro e uno in avanti, con la punta di un piede che toccava appena l'acqua, e le mani appoggiate lì di fianco. Era una posizione che ricordava molto quella che assumevano i velocisti nella corsa.

Katsuki, ancora in piedi, lo guardò stranito. <Ma che stai facendo?>

Izuku gli lanciò un'occhiata confusa. <È così che si parte nelle gare.> Dopo aver osservato la sua posizione - una gamba avanti e una indietro, le braccia in tensione lungo i fianchi - quasi scoppiò a ridere. <Ma come ti metti?! Non è così che si fa!>

<Ah...> L'altro ragazzo si guardò attorno e cercò di imitarlo, fingendo di non essersi mai messo nella posizione sbagliata. Non che quella in cui era in quel momento fosse giusta.

<No, aspetta...> Izuku si alzò e gli si inginocchiò accanto. <Questo va più indietro e questo più avanti> disse indicandogli i piedi. <E il sedere va più in alto. Ecco, così.>

Katsuki si mise nel modo corretto e gli lanciò uno sguardo divertito. <Quindi fai sul serio, eh?>

Izuku si limitò a sorridergli in risposta. Tornò al suo posto e fece un cenno a Eijirou per fargli capire che erano pronti.

<Perfetto> disse allora il ragazzo. Alzò una mano.

Quello era un momento che Izuku ricordava ancora da quando era piccolo. L'ansia improvvisa che lo coglieva quando si rendeva conto che in pochi secondi sarebbe dovuto partire, dando fondo a buona parte delle sue energie per fare un buon tuffo e una buona apnea così da guadagnare vantaggio da subito; l'adrenalina che saliva e sembrava scorrergli come ghiaccio attraverso tutte le vene, facendolo sentire quasi elettrico; l'ultimo respiro profondo, consapevole che non ne avrebbe preso uno reale fino alla fine delle vasche.

Forse quella non era una delle gare che aveva fatto da piccolo, ma gli faceva provare le stesse sensazioni.

Eijirou si schiarì la voce. <Pronti...> disse, poi aspettò qualche istante per creare suspance. <Partenza... VIA!> Abbassò il braccio, e il corpo di Izuku scattò in avanti.

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