Capitolo 13

348 37 9
                                    

Izuku rimase pensieroso per tutto il resto della giornata.

L'allentamento di Katsuki iniziava alle quattro del pomeriggio, e le ore precedenti passarono con snervante lentezza.

I suoi amici avevano capito che durante l'intervallo era successo qualcosa. Hitoshi inizialmente aveva temuto che riguardasse il rapporto con Katsuki, ma Izuku gli aveva assicurato che era tutto il contrario. Semmai, Katsuki era ciò che gli aveva impedito di deprimersi completamente.

Aveva brevemente raccontato sia a lui che a Uraraka e Iida del rapporto col padre e dell'incontro che era avvenuto il venerdì precedente, dopo ben dieci anni senza essersi visti. Erano parsi l'uno più scioccato dell'altro.

<E non ce l'hai detto?!> aveva chiesto Uraraka sconvolta.

<Be', con quello che è successo alla festa me ne ero dimenticato> aveva ammesso Izuku grattandosi la nuca. A malapena era stato in grado di pensare lui stesso al padre – ci era riuscito solo la sera, quando di solito lo assalivano i pensieri più profondi – quindi non gli era nemmeno passato per l'anticamera del cervello di dover informare anche loro dell'accaduto. <E poi, lo sto facendo adesso...> si era giustificato, guadagnandosi un'occhiata esasperata da Hitoshi.

A mensa era stato piuttosto certo che Katsuki avesse riferito agli altri della discussione che avrebbe tenuto con il padre durante l'allenamento di quel pomeriggio. Erano parsi tutti piuttosto preoccupati – persino Shoto non lo aveva guardato con quell'aria di sufficienza che aveva di solito non appena Izuku si sedeva al tavolo. Nessuno aveva aperto bocca, tante paia di occhi si erano semplicemente limitate a guardarlo con preoccupazione per diversi secondi. Era stato parecchio strano. Fortunatamente Denki aveva poi iniziato a raccontare di come una ragazza del terzo anno gli avesse nascosto un bigliettino nello zaino e la situazione era diventata meno tesa.

La parte peggiore era stata sicuramente la fascia oraria che andava dal mezzogiorno alle quattro. Solitamente quel tempo veniva lasciato agli studenti per fare i compiti prima dell'inizio delle attività pomeridiane, ma Izuku non era riuscito a concludere nulla. Guardava un esercizio di matematica e si chiedeva se la "funzione di x alla terza più tre" fosse direttamente proporzionale al modo in cui il padre avrebbe detto ciò che doveva dire, oppure leggeva gli appunti di letteratura e al posto di "chiasmo" vedeva scritto "schiaffo", e doveva scuotere la testa per ricordarsi che non lo aveva mai picchiato e di certo non l'avrebbe fatto ora che aveva diciassette anni.

Una piccola consolazione era stata avere vicino Katsuki. Sembrava essere diventato improvvisamente molto protettivo, dall'intervallo in poi. Sia durante la mensa che durante il momento dei compiti, si era piazzato di fianco a lui e non si era più mosso, nemmeno per recuperare qualcosa che non aveva a portata di mano. Quando aveva avuto bisogno di una scolorina ma né lui né Izuku ne avevano una, il ragazzo più piccolo gli aveva suggerito di andare a chiederla in segreteria, ma Katsuki aveva fatto spallucce e aveva scarabocchiato sopra l'errore, per poi andare avanti. Sembrava quasi che fosse il suo guardiano, cosa che un poco aveva divertito Izuku. Non avrebbe saputo dire se volesse stare con lui per proteggerlo fisicamente – nonostante non ce ne fosse bisogno – oppure volesse essere una sorta di sostegno morale. Probabilmente la seconda, visto che osservava incessantemente l'orologio, quasi aspettasse a propria volta il momento tanto atteso.

Che poi, finalmente, arrivò.

Erano ormai le tre e quarantacinque quando il ragazzo si voltò verso Izuku.

<Io devo iniziare ad andare negli spogliatoi per cambiarmi. Vuoi venire anche tu?>

<No, fa niente> aveva risposto l'altro con un movimento della mano. <Tra dieci minuti vengo al campo. Non preoccuparti.>

Getting BetterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora