L I L I T H

Questa notte penso solo a Damon, i suoi occhi verdi, i capelli neri, i suoi tatuaggi, i suoi addominali, e il suo viso coperto da una maschera da Ghostface che la mia deviata mente apprezza. Sento la sua voce ma questa non è la mia immaginazione, lui è qui, in piedi difronte al letto. Infilo la mano sotto al cuscino.

<<Ho levato tutti i tredici coltelli Lilith.>> Sorride mostrando il mio coltello mentre ci gioca fra le mani. <<Tredici coltelli, wow ragazza non mi aspettavo che ne avessi così tanti.>> Ride.
<<Usciamo fuori se loro ti vedono si spaventeranno e io ti ucciderò prima del previsto.>> Sorrido uscendo fuori dalle coperte con il mio misero pigiama. Lui indossa un jeans nero largo e una felpa verde, della stessa tonalità dei suoi occhi.

<<Quindi? Che diavolo ci fai qui?>> Lo spingo fuori dalla stanza e chiudo la porta.
<<Di passaggio, ho pensato di venirti a fare una sorpresa.>>
<<Per quanto io ami le sorprese non amo quando la sorpresa sei tu. E poi tu odi Chicago.>>  Mi prende una ciocca di capelli girandosela fra le dita, ed è così vicino che posso sentire il suo profumo di bergamotto e il suo respiro.
<<Hai ragione, ma ti dovresti sentire lusingata allora, sono venuto per te.>>
<<Che vuoi da me? Vuoi uccidermi ora? Almeno non rubarmi il mio lavoro.>> 
<<Voglio divertirmi, mi sto annoiando, quindi ho detto: Perché non andare da Lilith e ho pensato che magari potresti alleviare il mio desiderio sessuale, e magari placheresti il tuo, scommetto che se mettessi una mano nelle tue mutandine ti troverei bagnata, per me. Perché anche se la tua mente mi odia come lo faccio io, siamo attratti. Tu però lo ignori, io no.>> Cazzo se aveva ragione. Era così da anni e non lo negavo, è sexy da morire.
<<Io qui non ti voglio Anderson. Ti voglio fuori di qui. Fuori dalla mia vita. Giuro su Dio che ti ammazzo e sai che ne ho le palle.>> Lo minaccio ringhiandogli sul viso completamente rilassato.
<<Non è da te, se la vittima è qualcuno di importante ci impieghi tempo, ci provi soddisfazione nel distruggerla prima mentalmente e poi farlo in senso letterario. E lo farai con me. Vero Lilith?>> Il mio nome uscito fuori dalle sue labbra era qualcosa di così peccaminoso, era come se mi stesse chiamando il diavolo sotto forma di uomo. Tutto uscito dalla sua bocca era un peccato. 
<<Ora vorrei andare a dormire, vattene.>> Lui mi si avvicina pericolosamente e mi sussurra all'orecchio in modo sensuale: <<Ci vediamo domani, Lilith. Fai sogni sereni.>> E dopo aver detto questo mi lascia un bacio nella mandibola. Io lo spingo via e gli dico un gentile "Vaffanculo Damon Anderson." 

Rientro in camera sentendo ancora il suo odore e le sue labbra su di me. E so per certo che non chiuderò occhio e non perché sia eccitata, ma perché lui nel mio stesso hotel è una cazzo di minaccia enorme.

Il mattino dopo a colazione c'è un silenzio tombale e gli occhi di Anderson sono addosso a me, ma non mi importa, quello che mi importa e che si alzato ed è venuto da me.

<<Se osi dire alla polizia quello che ho fatto, faccio saltare la testa a Theia.>> Mi sussurra e poi sparisce nel corridoio.
<<Era lui.>> Dice James.
<<Che ti ha detto?>> Chiede subito Theia.
<<Una sciocchezza.>> Ingoio a fatica la saliva e mi infilzo le unghie nella carne cercando di rimanere calma.
<<Che cosa cazzo ti ha detto Lilith?>> Mi chiede questa volta Louis scandendo le parole, una a una.
<<Niente. Di non dire niente alla polizia. Altrimenti ammazza uno di voi.>> Erika sbarra gli occhi scioccata e Cameron si affoga con un pezzo di pancake.
<<Lo ammazzo prima io scommetti?>> Ringhia James.
<<Con quali armi? Ci ha preso tutto. Ieri mentre eravamo a cena.>> Theia e Travis si guardano.
<<Mi stai dicendo che un sexy psicopatico ha le chiavi delle nostre stanze? - Chiede Will- Senza offesa Travis, ovviamente preferisco te, ma oggettivamente è sexy.>>  Rassicura Travis che gli stava dando fuoco con gli occhi.
<<Okay, si. Ma ieri sera a dire il vero è entrato nella nostra camera...>> Erika beve un sorso di aranciata che per poco non mi sputa in faccia.
<<Che ti ha detto?>> Chiede Fiona mangiando con tranquillità la sua fetta di torta al cioccolato.
<<Che è qui per divertirsi, e che voleva divertirsi con me.>> Quelle malate parole però mi avevano eccitata. Sono un anima corrotta dalla società, corrotta dalla parte deviata, dai miei genitori. E so che anche lui è così, perché per quanto lo odi, ogni volta che lo guardo e come guardarsi allo specchio.
<<È ovvio che con lui non starai. Se ti si avvicina lo ammazzo.>> Dice James furente.
"E se io volessi accettare la sua proposta di una notte di solo sesso?" Cazzo è così stupido. Sarà sexy ma è il mio nemico e lo odio e lui odia me, non ha senso quello che penso. Mi rimangio tutto.

<<Ragazzi è arrivata la polizia e vuole parlare con Lilith Williams.>> Annuncia il professore. Non posso fare a meno di notare che accanto alla polizia ci sia Damon. Forse ci hanno visti parlare.
Mi alzo dal tavolo e compostamente vado difronte il poliziotto.
<<Buongiorno signore.>> Lo saluto con finto rammarico nella voce.
<<Buongiorno signorina. So che è un momento difficile la morte di una propria amica. Ma avrei bisogno di farle un paio di domante riguardanti l'alibi del signor Anderson. Così lo lasciamo svolgere i suoi impegni.>>
<<Certo mi dica.>>
<<E vero che nell'ora dell'omicidio il signor Anderson era con lei?>> Mi chiede.
<<Sisi, ci siamo incontrati nel tavolo più avanti del mio, siamo stati qualche minuto a parlare quando abbiamo sentito l'urlo di Grace e sono corsa dai miei amici.>> Mi sfrozo di far scendere una lacrima e mentre dico questo faccio tremare la voce.
<<Oh Lilith sta tranquilla.>> Damon si finge gentile accarezzandomi i capelli ed entrando nella parte.
<<Potete andare grazie della disponibilità e condoglianze.>> Mi giro e vado verso il tavolo.
<<Ti ha toccata, l'ammazzo.>> Afferma Louis.
<<Stavamo recitando, non voglio che salti la testa di nessuno. Se chiede qualcosa io ero andata a parlare con Damon, abbiamo sentito l'urlo e ci siamo diretti nel bagno.>> Tutti annuiscono e io ne sono profondamente grata, se succedesse qualcosa a Theia mi odierei.

*

<<Ovviamente ragazzi fatevi le valigie torniamo a casa. Vi rimborseremo tutti i biglietti e il viaggio si farà il prossimo anno. Quest'anno faremo casomai un viaggio più piccolo sempre in California.>> Dice il professore. Ed ovviamente e quello che facciamo tutti.

<<Lili noi andiamo un attimo giù a parlare con il prof, vuoi venire?>> Mi chiede Mad.
<<No, devo finire di fare le valigie e mi devo fare ridare i miei tredici pugnali.>> Loro annuiscono e nel momento in cui escono Qualcuno bussa alla porta.
<<Stai appostato fuori dalla mia porta?>> Chiedo. Lui entra e la richiude.
<<Probabile. Tieni i tuoi coltelli. Già quelli ai tuoi fratelli li ho dati.>> Mi rassicura. Me li porge tutti e tredici e io prendo subito il mio pugnale con inciso uno scheletro.
<<Non minacciare mai più i mie amici capito?>> Glielo metto al collo e lui ride.
<<Sei stata brava con i poliziotti, dovresti fare l'attrice.>> Ride ancora e io mi levo da sopra di lui. Finisco di preparare la valigia con lui che ancora mi guarda.
<<Vuoi restare li per molto? Vuoi una foto?>> Mi innervosisco.
<<Me ne vado proprio ora. Ricordati che ti guardo, Sempre.>> Poi esce facendomi sentire osservata, ancora più di prima.

nota autrice ✨
capitolo un po' diverso, che fa capire anche il personaggio di Damon e fidatevi non avete visto niente.


Like Scars (revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora