ventotto

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Erano trascorsi due giorni, Jungkook era uscito come era già di sua abitudine, con Bella. Prima fecero colazione insieme e poi passarono a vedere qualche mostra importante in qualche museo. Era una passione di lei, in realtà loro facevano solo quello che piaceva a lei, mai quello che invece interessava a Jungkook. A lui non importava, si adattava in qualche modo. Si sentì ancor meno sollevato quando doveva tornare a lavoro.
Ovviamente c'era sempre suo padre con lui.

« ciao papà » disse entrando in ufficio.
« ciao figlio. Come è andata l'uscita? »
« bene, siamo andati in un museo »
« buono, ora siediti. Dobbiamo parlare del matrimonio»

Jungkook sentì il fiato mancare.

« deve essere così p-presto? »
« tra un mese, Jungkook. È arrivato il momento»
« oh.. » si sentiva svenire. Voleva urlare.

Si sentiva come se i piedi si stessero incollando al terreno, non avrebbe mai voluto affrontare quel discorso.

« allora, io e tua madre abbiamo pensato a tutto. La data sarà il ventinove gennaio»
Jungkook annuì.
« St. Paul's Cathedral è perfetto. Lo stile ti riguarda» fece un occhiolino.
« si beh, più a te che a me »
« dobbiamo incantare tutto il mondo, quello è il posto perfetto!»

Jungkook era muto e Arthur voleva più partecipazione da parte sua, ma non la ottenne.

« tutto ok?»
« seriamente papà? Come pensi che io stía? Mi state costringendo a sposarmi!»
« calmati Jungkook »
« no! Non mi calmo! Come ti sentiresti se fossi costretto ad un matrimonio forzato? Non lo sai, Perché tu sei stato privilegiato! Io sono un gay che non può essere ciò che vuole essere!»

Arthur si infuriò.

« kook! Non dire più quella parola! Ti sposerai e la amerai, non sarai mai .. quel coso lì! »
Jungkook sentì gli occhi pizzicare.

Si stupí del fatto che lui ancora non lo avesse spifferato in giro. Si sentiva tradito dal suo stesso padre.

« io sono me stesso, se non mi accetterai non è un mio problema»

La situazione per Jungkook era diventata davvero pesante. Da una parte non smetteva di pensare al litigio con Jimin, d'altra parte invece sui padre non gli dava tregua con il matrimonio. Ancora una volta avevano fatto tutto senza che il diretto interessato non sapesse niente. Era stufo di quella storia, non voleva sposarsi ed era certo che avrebbe trovato una soluzione. Doveva in anzi tutto parlare con la sua ragazza.
Infatti, uscì dalla stanza per chiamarla, lei era a farsi una nuova acconciatura ma per lei non era mai un problema sentirlo a certi orari.
Aveva ansia, le mani tremavano e deglutiva in continuazione.
Quando lei rispose, per un attimo di bloccò. Non poteva torarsi indietro, non in quel momento che era così vicino a porre fine alle sue paure.

« bella, dobbiamo parlare. È una cosa seria e vorrei che fosse di persona»
« stai bene kook? » si preoccupò
« s-si, ma vieni non appena puoi, grazie »

Non la fece rispondere che riattaccò subito. Adesso non poteva più scappare.



Jimin invece era in camera sua. Dopo aver parlato con un po' di persone, era restato col computer. Voleva distrarsi, ed effettivamente per un po' ci era riuscito, ma dopo iniziò a sentire delle urla che non poteva non ignorare, quella voce era familiare... Era di Arthur.
Subito si affacciò sull'uscio della porta per vedere cosa stesse succedendo, ma sentì solo "non dirlo mai più" da parte di lui. Che stessero parlando ancora del matrimonio? Probabile.
A quel pensiero sospirò, non sapeva per quanto tempo avrebbe sopportato di vivere lì con loro "sposati" .
Poco dopo, ricevette un messaggio da Jungkook. Il suo cuore sussultò. Era dal un bel po' che non si messaggiavano.

Jk: Jimin, sto per parlare con Bella. Non voglio litigare con te, io ti amo. Non è lei quella che voglio sposare.

Jimin sorrise.
Non vedeva l'ora di vedere cosa sarebbe successo da lì a poco, e soprattutto era impaziente di poter di nuovo anche solo parlare con il principe senza litigare. Jungkook si era deciso, al costo di giocarsi il titolo, non avrebbe sposato una donna che non avrebbe mai amato e che avrebbe solo illuso. Per lui niente di tutto quello che era successo era importante, voleva mettere avanti a tutto la sua felicità. E non doveva neanche cercarla, perché l'aveva trovata già dodici anni prima, ed era tornata.. perché se scappi dal destino, sarà lui a trovare te.
Jimin avrebbe voluto iniziare a saltellare per tutta la stanza come un bambino quando riceve caramelle in regalo, ma si contenne. Ancora non era tutto deciso, dovevano ancora parlare..
Sperava solo che lei sarebbe stata comprensiva con Lui, se veramente ci teneva..
La cosa più importante che Jungkook stava capendo, era che non era mai stato dipendente da suo padre, se lo era da sempre imposto da solo, solo per il suo titolo. Era pur sempre suo padre, il fatto che fossero Re e principe non c'entravano niente quando si parlava di vita privata. Arthur non glielo aveva mai spiegato, e Jungkook non lo aveva mai capito. Solo crescendo, aveva capito che in realtà Arthur lo aveva fatto solo per avere autentico controllo su di tutto. Forse, aveva intuito sin da subito ciò che Jungkook sarebbe diventato.
Uno dei primi di tutta la famiglia reale a ribellarsi alle regole, l'unico che non aveva paura di mostrarsi per ciò che era veramente, a costo di perdere fiducia dagli altri.

Stava aspettando Bella con una certa ansia e fretta allo stesso tempo. Si sentiva come se stesse per raggiungere la fine del tunnel, e forse si intravedevano piccoli spiragli di luce. Sorrise, perché c'è la stava facendo davvero.













__________ autrice:

Chissà come la prenderà lei :/

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