cinque

60 6 0
                                    

Jimin si svegliò intorno alle undici del mattino. Almeno quella volta riuscì a cambiarsi e mettersi il pigiama. Anche a lui, stranamente, quella mattina gli lasciarono la colazione in camera. Si straní, quella era una cosa che era riservata solo ai membri della famiglia reale. Non si fece troppe domande, si fece una doccia fresca e mangiò ciò che gli avevano lasciato. Due toast alla Nutella, spremuta di arancia e della frutta fresca. Era tutto dannatamente buono lì e non si era mai lamentato di niente da quel mese a quella parte.

Tra un mese preciso sarebbe stato natale, lui lo amava e attendeva quel periodo da subito dopo il suo compleanno.
Non aveva idea di cosa fare in quei due giorni di pausa dal lavoro, probabilmente sarebbe restato in casa.

Scese al piano di sotto e andò in giardino. Si sedette su di una panchina sotto un salice piangente e lesse un libro mentre sorseggiava un caffè.




Jungkook era sveglio dalle sette, invece. Era andato in città per fare delle interviste con entrambi i suoi genitori. Subito dopo doveva fare delle foto per una rivista e, dopo ancora aveva molte cose da firmare o non che riguardavano tutta la città.
Un lavoraccio.
Alle tre del pomeriggio riuscirono a fermarsi per mangiare e lui, ringraziò il cielo che nessuno avesse voluto disturbarlo per chiedere foto o autografi. Non che gli dispiacesse, ma quello non era periodo. Aveva la mente alle strette.

« Jungkook, vuoi altro filetto? » chiese Arthur.
« no, sono pieno » si toccò lo stomaco.
« mangia un po' di più amore mio, devi avere tante energie» disse la madre.
« fidati che ne ho fin troppe. Sto bene così»

I due lasciarono perdere e dopo aver finito andarono via.
Tornati a casa, Jungkook si mise in abiti più comodi facendo capire agli altri che non avrebbe avuto intenzione di uscire di nuovo dopo quella mattinata.
Si diresse in biblioteca, dove avevamo accesso tutti, andò nel reparto letteratura inglese e iniziò a cercare qualcosa di interessante.

Poco più avanti a lui, lo vide. Jimin aveva i capelli legati per metà, con dei ciuffi ribelli davanti agli occhi, occhiali neri tondi e un cardigan troppo grande per lui. Era la prima volta che lo vedeva con gli occhiali e notò quanto gli stessero perfetti.
Passava lentamente davanti agli scaffali, leggeva i titoli molto velocemente e accarezzava i libri con le dita, come per creare una scia invisibile.
Jungkook camminava lentamente mentre lo fissava, si diresse nello scaffale che lo avrebbe portato a stare dietro di lui, ma al posto di avanzare, si fermò lì dietro, nascosto. Fece intravedere solo metà del suo volto così da poterlo guardare. Effettivamente non sapeva neanche lui perché si stesse nascondendo, e soprattutto perché gli stesse andando dietro.

Con una borsa a tracolla che aveva con sé, fece cadere tre libri a terra. Si prese anche un bello spavento, ma Jungkook invece si fiondò subito a raccogliere quei libri prima che lo facesse Jimin.

« oh, la ringrazio » si chinò e prese i libri dalle mani di kook.
« Jimin per favore, dammi del tu »

Jimin sgranò gli occhi « p-perche? »
« perché si » alzò le spalle il moro.

Jimin arrossí.
Il principe invece si avvicinò di più a lui.

« come stai? Ieri sembravi piuttosto debole» chiese.
« sto bene, grazie » sorrise. Quel sorriso svanì subito quando gli venne da chiedere una cosa.
« dimmi che non ho detto delle cavolate»

Jungkook sorrise di gusto.

« se per cavolate intendi che hai mandato a quel paese le telecamere, allora si»
Jimin si mise le mani sulle guance, esasperato.
Jungkook trovava dannatamente divertenti queste reazioni di Jimin.
« e-e poi? » faticò a chiedere.

Jungkook si leccò le labbra e si avvicinò molto di più al biondino, mettendo le labbra più vicine al suo orecchio.

« poi mi hai portato nella stalla dei cavalli e mi hai baciato»

Jimin sentì il cuore perdere qualche battito. Mentre era in dormiveglia, non riusciva a capire se era stato un sogno oppure no. Bene, li capì che era stato tutto vero.

« oh beh, ero ubriaco »
« lo so bene, ma fidati che si vedeva tu volessi farlo davvero»
« ed è una brutta cosa? »
Jungkook esitò prima di rispondere « no..»

Non appena sentirono qualcuno entrare, Jungkook si allontanò di colpo e dopo qualche istante lo lasciò li, da solo.



[...]


A sera, Jimin si stava preparando delle cose per le future lezioni così da portarsi avanti. Era chiuso in camera praticamente sempre e, dopo aver incontrato Jungkook in biblioteca non lo aveva più visto. Forse un po' gli mancava, succedeva spesso che mentre scriveva si fermasse dal nulla e gli tornava in mente la sua figura. Quei baci che si erano dati nella stalla.. se li ricordava benissimo.

Uscì dalla camera per ora di cena, incontrò tutti i suoi amici e colleghi di lavoro e si sedette a tavola con loro.

« a natale ci lasceranno il giorno libero, che facciamo?» chiese uno.
« andiamo in un bel ristorante »
« si, ma dove? Ricordo a voi tutti che non possiamo allontanarci troppo»
« che ne dite del Sparrow Italia? »
« andata! »

Jimin aveva sentito ben poco di quella conversazione. I suoi occhi erano incollati a Jungkook che aveva invitato a cena una bella donna. Bella nel vero senso della parola, era alta, bionda e giovane. La sua pelle era simile alla porcellana bianca e i suoi vestiti erano incantevoli. Si vedeva fosse ricca anche lei. I suoi occhi erano verdi chiaro, con ciglia lunghe e curve e guance rosse.
Era perfetta.
Non si era reso conto nemmeno che aveva smesso di mangiare. Lo stufato si era ben più che raffreddato. Mentre Jungkook la stava facendo passare per prima per entrare nella sala per cena, si voltò verso Jimin.

I due si scambiarono uno sguardo veloce ma pieno di parole non dette.
Jimin, triste, fu il primo a distoglierlo.

« Jimin, tu ci sarai? » gli venne chiesto.
« eh? S-si si » annuì. Non sapeva nemmeno dove.



Eppure Jungkook glielo aveva detto e Jimin lo sapeva. Tutto il Regno Unito attendeva un matrimonio reale, Jungkook doveva sposarsi e quella ragazza sembrava perfetta per lui.

Jimin, di cosa ti lamenti?
Pensava.

Non lo sapeva, ma vederlo con una ragazza gli diede fastidio, di nuovo. Ma perché? La risposta era una sola ma spaventosa da dire...

We are surrealDove le storie prendono vita. Scoprilo ora