quattro

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Danno.
Jimin aveva il coprifuoco che aveva infranto totalmente. Non aveva chiesto cosa sarebbe successo se lo avesse infranto, ma la risposta migliore era che non lo avrebbero fatto entrare in casa.
Con molta fatica riuscì ad entrare nel castello, camminò barcollando ma cercando di fare finta di nulla e, quando si fermò si rese conto che quella davanti a lui non era la porta di ingresso.
Era un unico muro dove ci si affacciavano le finestre delle camere principali. Guardò in alto, tutte le camere avevano le luci spente fatta eccezione per la prima da sinistra. Si vedeva una fievole luce gialla opaca da dietro le tende. D'un tratto a Jimin venne in mente di stendersi a terra, su quell'erba verde morbida e corta. Infatti così fece, iniziò a ridere sotto voce e si buttò quasi a peso morto a terra.

Jungkook aveva visto tutto, lo stava spiando dalla finestra buia del bagno, che era quella accanto alla finestra illuminata della sua camera. Inizialmente non sapeva cosa fare, ma dopo averci rimuginato su per diverso tempo, sentì le sue gambe muoversi quasi come se avessero vita propria e lo raggiunsero fuori. Jimin era concentrato a fissare le stelle e a volte ne indicava qualcuna, in tutto in totale silenzio. Cercò di non fare troppo rumore mentre camminava, ma Jimin lo sentì e si voltò a guardarlo.

« oh! » disse.

Si alzò di scatto, ma un capogiro lo costrinse a sedersi di nuovo a terra. Jungkook si inginocchiò davanti a lui per evitare che si sentisse male. Si guardarono, entrambi avevano la luce della luna che gli rifletteva nelle pupille. Erano meravigliati a vicenda degli occhi dell'altro.

« stai bene? » chiese kook.
« s-sono cattivo. Ho infranto il coprifuoco»
Il moro sorrise « non se ne è accorto nessuno Jimin, sta tranquillo»

Gli venne spontaneo accarezzare i capelli che aveva davanti agli occhi. Glieli scansò a lato e, Jimin alzò lo sguardo prima verso il cielo e poi verso il moro.
Jungkook non si era perso mezzo movimento da parte sua.

« le stelle sono perfette a quest'ora » affermò il principe
« vero »

Per un po' ci fu silenzio.

« quando ci ricapiterà di guardare le stelle, da soli e in pace? Senza nessuno..»
Disse il biondo con voce lenta e bassa. Si stese di nuovo, posò le mani dietro la testa e sorrise, tornando a fissare le stelle.

Jungkook lo seguì quasi subito, si stese sull'erba accanto al biondo e iniziò a guardare tutte quelle lucine bellissime e troppo lontane.

« hai una stella preferita? » chiese il moro, curioso. Lo guardò.

Vide Jimin pensarci su.

« forse si, ma è più vicina di tutte le altre. È la più grande..» si voltò verso Jungkook e gli sorrise. « più vicina di quanto pensi »

Anche Jungkook lo guardò e sorrise. Forse aveva capito il riferimento che aveva fatto. Gli era piaciuto molto il modo in cui lo aveva detto, con così tanta leggerezza e convinzione. Era esattamente così che bisognava parlare dei propri sentimenti, se ci si deve dichiarare a qualcuno bisogna farlo con leggerezza e tranquillità.

Poco dopo a Jimin venne in mente la notte precedente, dove ad un certo punto si era ritrovato le labbra incollate a quelle del principe. Sorrise, perché in quell'istante avrebbe tanto voluto farlo di nuovo. Deglutí un po' nervoso, dopo di che si avvicinò lentamente al viso dell'altro.
Jungkook rimase fermo a fissare i suoi movimenti, per qualche strana ragione non si scansò. Quando si trovarono a pochissimo spazio di distanza, entrambi oscillavano lo sguardo tra le labbra e gli occhi dell'altro. Nessuno dei due stava facendo la prima mossa.

« sai vero che non possiamo? » disse Jungkook sotto voce.
« lo so, però non ci stiamo separando » rise.
« ci sono le telecamere »
« permettimi di dire, vaffanculo alle telecamere»

Entrambi risero di gusto.
A Jungkook non importava se qualcuno diceva certe frasi, non era come i suoi genitori ed era felice così.

Jimin si leccò le labbra, Jungkook fece lo stesso, ma non si baciarono subito. Jimin si alzò di colpo, prese il principe per un braccio e lo portò dentro la grande stalla dei cavalli. Solitamente era chiusa, ma Jungkook sapeva bene dove fossero le chiavi, perciò la aprì senza problemi. Quel posto era caldo e tranquillo, c'era musica classica in sottofondo e molto lieve, udibile solo se c'era silenzio, poi i cavalli dormivano e non facevano troppo rumore.
Il biondo non aveva ancora lasciato la presa della manica del pigiama del moro, lo portò nella prima stanzetta vuota di un cavallo, lo spinse dentro e chiuse il cancelletto. Risero entrambi, lì non c'erano telecamere.

Jungkook indietreggiò fino a quando non si attaccò al muro di legno, Jimin gli andò subito in contro e lo baciò. Quel grande coraggio era dovuto all'alcool che stava sfogando i suoi effetti prima di svanire. Jimin mise le mani sulle guance dell'altro, mentre Jungkook sui fianchi del biondo.

Quel giochetto andò avanti per un bel po'.

« mi scusi maestà, ma non ho potuto resistere» disse ad un soffio dalle labbra dell'altro.
« da quanto volevi farlo? »
« da quando mi avete baciato voi »

Jungkook sorrise.
Cos'era successo? E perché?

« Jimin, è tutto così strano e nuovo per me» confessò Jungkook.
« in che senso? »
« mi sono sempre piaciuti gli uomini, ma come già sai non ho mai potuto stare davvero con qualcuno»

Jimin gli accarezzò una guancia.

« so che è difficile »
« già, beh tanto noi non siamo niente, possiamo stare tranquilli. Giusto?»

Jimin si offese.
Era stato tutto fin troppo bello, pensò. In effetti non erano niente insieme, ne amanti e ne partner, ma Jimin non era da quella sera che voleva baciarlo, ma da quando si conobbero quel giorno...
Per lui non era stato un vero colpo di fulmine, ma quando stettero tutto quel giorno insieme, alla partita, sentì un qualcosa dentro che lo faceva sentire particolarmente vicino a lui. Non glielo aveva mai detto anche se la tentazione era stata alta, e in quel momento pensò, menomale che non l'ho fatto.







« Jimin, sono le tre e mezzo.. dobbiamo andare»
« e se ci vedono? »
« dirò che ti ho soccorso per un malore, non faranno domande»

Jimin annuì in silenzio e andarono a casa. Era stata una notte che di certo non avrebbe dimenticato. E forse neanche Jungkook, che per la prima volta dopo svariato tempo si sentì vivo.

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