La testa del Berto era fastidiosamente appesantita dal vino e della strana comunione di anime che aveva vissuto col Giordano, la notte precedente. Il sole entrava in lame sottili dalle fessure delle imposte, ferendogli gli occhi arrossati. La spoglia stanza accolse i suoi occhi finalmente aperti, con la lana grezza del letto che gli grattava piacevolmente la pelle. Sbadigliò rumorosamente, cacciando la Caterina che, al solito, dormiva pacificamente sulla sua pancia.
"Non sono il tuo materasso. Stupida volpe!"
Dal canto suo, lei diede poco peso alle proteste della sua cuccia umana, stiracchiandosi lussuriosamente.
"Provaci te, a dormire sul pavimento. È duro, e piuttosto freddo."
Il Berto si limitò a grugnire.
"Rimettiti in sesto, che almeno oggi devi sembrare un minimo credibile" lo incoraggiò ironicamente lei.
Così fece il nostro Berto, rassettando i vestiti sporchi per il lungo viaggio. Si diede persino una lavata, per poi sedersi di nuovo al bancone a mangiare. Il sole dava allo stanzone una nuova aria di decadente magnificenza, affollato come era di gente in partenza o in arrivo.
"Bel soggetto, quel Giordano" disse il Berto cercando di chiacchierare un po' con l'ostessa, soprattutto per scaricare la tensione.
"Un po' matto, ma un brav'uomo. Gran lavoratore, ma non dirò che non ha mai fatto del male a nessuno" rispose la Carola, più conciliante della sera precedente.
Il Berto pescava dal suo piatto con il cucchiaio, mangiando di gusto come il vino della notte precedente imponeva.
"Non è da tutti avere un amico invisibile cui tenere sempre libero il bancone" continuò lui, sorridendo in attesa della sua complicità.
"Oh, lui dice che lo abbiamo tutti. Anzi, dice che quello sia proprio l'amico di tutti" sorrise lei.
"Cioè?"
"Non te l'ha detto?" disse sorpresa. "Tutte le sere tiene quel posto libero per Dio."
"Sono matti, da queste parti" borbottò il Berto, trascinando piedi e sacche lungo la strada. "Anche uno che la sera va all'osteria a bere con Dio. Cosa è, un santo? Un profeta? Oppure un semplice matto avvinazzato?"
"Tu cosa ne pensi? Non che mi interessi così tanto, eh" rispose la Caterina, saltellandogli attorno, e ogni tanto inseguendo una delle prime farfalle.
Il sole splendeva come sa fare solo nelle prime giornate di primavera. L'erba nei prati se ne stava accorgendo, e assieme agli alberi andava a preparare il vestito della festa, quello coi colori sfacciati, quello della giovane che finalmente scopre quanto sia bella.
"Non lo so. Sembrava così legato a me, così vicino a qualsiasi cosa avessi provato" disse il Berto pensoso.
"Ho avuto la stessa sensazione" rispose la Caterina, "Quell'uomo intuisce qualcosa. Forse hai fatto davvero un incontro importante."
"E cosa me ne è venuto? Un grosso mal di testa e il malaugurato suggerimento di farmi carico delle sfighe che mi capitano. Come se non ne avessi già abbastanza!" scoppiò.
"Magari era proprio quello che intendeva" spiegò quasi fra sé e sé la Caterina.
"Cioè?"
"Magari è come i piatti. Se fai finta che non siano mai sporchi, ne avrai sempre di più da pulire e quando poi ti decidi a farlo ci perdi una mezza giornata" analizzò la volpe.
"E te che ne sai di come stare dietro ai piatti? Sei una volpe!"
"Il fatto che non li possa lavare non fa di me una cretina che non capisce come gira il mondo. E come faccio a fare una metafora che son sicura tu riesca a capire? Sarebbe stato meglio se avessi usato come esempio le prede si portano nella tana e poi rimangono lì a marcire perché non vuoi far pulizia?" gli rispose lei ironica.
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Nel cuore e nella pietra
Fantasy"Sta nascendo, sta nascendo!" Alla cava, il grande Berto posò la mazza e si tolse il fazzoletto dagli occhi, scuotendosi di dosso le schegge e la polvere del granito con le manacce callose. "Sta nascendo?" chiese agitato il gigantesco tagliapietre. ...